Mahatma Gandhi: differenze tra le versioni

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tolgo doppione, già presente più in basso come: "i vegetariani dovrebbero avere questa convinzione morale: che un uomo non nasce ..."
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*La [[bontà]] diventa energia motrice soltanto quando è praticata in relazione al male. Finché vi limitate a restituire bene per bene, è un mero scambio, ma se restituite [[bene e male|bene per male]], ecco che diventa una forza che redime. Il male cessa davanti a questa forza, che procede aumentando di volume e peso come una palla di neve, finché non diventa irresistibile. (pp. 452-453)
*Non considero necessario nutrirsi di carne in nessuno stadio e in nessun clima in cui gli esseri umani si trovino a trascorrere la loro vita ordinaria. Ritengo la dieta a base di carne non idonea alla nostra specie. Facciamo male ad imitare il mondo animale inferiore, se apparteniamo a quello superiore. L'esperienza ci insegna che il cibo animale è inadatto a chi miri al controllo delle proprie passioni. (p. 456)
*Sento che il progresso spirituale ci richiede di smettere, a un certo punto, di uccidere le creature nostre compagne per la soddisfazione dei nostri bisogni corporali. (p. 456)
*Sono sempre stato a favore della pura dieta [[vegetarismo|vegetariana]]. (p. 456)
*Per restare fedeli al [[vegetarianismo]] si ha bisogno di una fede morale... Perché esso tende all'edificazione dello spirito e non del corpo. L'uomo è più che mera carne. È lo spirito che ci interessa, nell'uomo. Perciò, i vegetariani dovrebbero avere questa convinzione morale: che un uomo non nasce come animale carnivoro, ma per vivere della frutta e delle erbe che la terra gli offre. (p. 458)
*Il [[tabagismo|tabacco]] ha provocato solo stragi tra l'umanità. Una volta presi nella sua rete, è raro trovare qualcuno che ne esca... [[Lev Tolstoj|Tolstoj]] l'ha definito il peggiore di tutti i tossici... (p. 463)
*Non ho ancora conosciuto un figlio degno ai cui occhi l'età abbia sfigurato l'immagine di sua [[madre]]. Si può pensare di dorare l'oro puro, ma deve ancora nascere il figlio che voglia abbellire il proprio genitore. (p. 464)