Citazioni errate: differenze tra le versioni

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*[[Auschwitz]] inizia ogni volta che qualcuno guarda a un [[mattatoio]] e pensa: sono soltanto [[animale|animali]]. ([[Theodor Adorno]])
:Benché Adorno sia noto, insieme a [[Max Horkheimer|Horkheimer]], anche per aver dato un «contributo ineludibile» al «tema dell'oppressione animale e del suo ruolo nelle strutture del dominio sociale» (cfr. [[Annamaria Rivera]]), la frase sopra riportata — citata per la prima volta nel libro ''Un'eterna Treblinka'' (''Eternal Treblinka'', 2002) di C. Patterson e ripresa dall'organizzazione animalista PETA in apertura del proprio sito — risulta errata, dato che l'unico passaggio simile negli scritti di Adorno esprime un concetto più ampio: «Le atrocità sollevano un'indignazione minore, quanto più le vittime sono dissimili dai normali lettori, quanto più sono "more", "sudice", ''dago''. Questo fatto illumina le atrocità non meno che le reazioni degli spettatori. Forse lo schema sociale della percezione presso gli antisemiti è fatto in modo che essi non ''vedono'' gli ebrei come uomini. L'affermazione ricorrente che i selvaggi, i negri, i giapponesi, somigliano ad animali, o a scimmie, contiene già la chiave del ''pogrom''. Della cui possibilità si decide nell'istante in cui l'occhio di un animale ferito a morte colpisce l'uomo. L'ostinazione con cui egli devia da sé quello sguardo – "non è che un animale" – si ripete incessantemente nelle crudeltà commesse sugli uomini, in cui gli esecutori devono sempre di nuovo confermare a se stessi il "non è che un animale", a cui non riuscivano a credere neppure nel caso dell'animale». (da ''[[Theodor Adorno#Minima moralia|Minima moralia]]'')
::<small><u>Citazione corretta</u>: «Le atrocità sollevano un'indignazione minore, quanto più le vittime sono dissimili dai normali lettori, quanto più sono "more", "sudice", ''dago''. Questo fatto illumina le atrocità non meno che le reazioni degli spettatori. Forse lo schema sociale della percezione presso gli antisemiti è fatto in modo che essi non ''vedono'' gli ebrei come uomini. L'affermazione ricorrente che i selvaggi, i negri, i giapponesi, somigliano ad animali, o a scimmie, contiene già la chiave del ''pogrom''. Della cui possibilità si decide nell'istante in cui l'occhio di un animale ferito a morte colpisce l'uomo. L'ostinazione con cui egli devia da sé quello sguardo – "non è che un animale" – si ripete incessantemente nelle crudeltà commesse sugli uomini, in cui gli esecutori devono sempre di nuovo confermare a se stessi il "non è che un animale", a cui non riuscivano a credere neppure nel caso dell'animale». (da ''[[Theodor Adorno#Minima moralia|Minima moralia]]'')</small>
 
==C==
*Ché se tu fiderai nelli [[Italia|italiani]], sempre aurai delusione. ([[Francesco Guicciardini]])
:Questa frase viene attribuita da [[Gianni Brera]] a Guicciardini, che in realtà non pronunciò né scrisse mai queste parole. Brera utilizzò questa citazione in varie opere di natura storica e in vari articoli. Il giornalista ammise di essersi inventato la citazione in questo pezzo tratto da un suo articolo: «Il ragazzino Campanella crotonese come Milone! consola il cronista di ogni sconsiderata nequizia commessa in pedata e lo esime per una volta dal parafrasare ser Francesco Guicciardini, al quale ha fatto dire ormai da molti anni: Che se tu fiderai nelli italiani, sempre aurai delusione.»
::<small>Il giornalista ammise di essersi inventato la citazione in questo pezzo tratto da un suo articolo: «Il ragazzino Campanella crotonese come Milone! consola il cronista di ogni sconsiderata nequizia commessa in pedata e lo esime per una volta dal parafrasare ser Francesco Guicciardini, al quale ha fatto dire ormai da molti anni: Che se tu fiderai nelli italiani, sempre aurai delusione.»</small>
 
*Chi non ha tenuto con sé un [[cane]], non sa cosa sia amare ed essere amato. ([[Arthur Schopenhauer]])
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*Colpire tutto ciò che si muove a pelo d'erba. Se è il pallone, meglio. ([[Nereo Rocco]])
:Nel libro ''Nereo Rocco: la leggenda del paròn'' si legge che tra le tante frasi storiche attribuite al paròn una, indimenticabile, va cancellata e il riferimento è proprio a questa citazione. Nello stesso libro [[Gianni Rivera|Rivera]] inoltre aggiunge: «Una frase come questa Rocco non l'avrebbe detta nemmeno da ubriaco [...] Io l'ho sentito un'infinità di volte raccomandare una marcatura stretta, asfissiante. Non gli ho mai sentito dire di far male a qualcuno. Sono certo che non gli è mai venuto in mente.» Aurelio Scagnellato (capitano del Padova) parla di frase attribuita che è diventata poi una leggenda metropolitana.
::<small>Nello stesso libro [[Gianni Rivera|Rivera]] inoltre aggiunge: «Una frase come questa Rocco non l'avrebbe detta nemmeno da ubriaco [...] Io l'ho sentito un'infinità di volte raccomandare una marcatura stretta, asfissiante. Non gli ho mai sentito dire di far male a qualcuno. Sono certo che non gli è mai venuto in mente.» Aurelio Scagnellato (capitano del Padova) parla di frase attribuita che è diventata poi una leggenda metropolitana.</small>
 
*Con la forza della verità, in vita, ho conquistato l'universo.
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*Conosci te stesso.
::<small>La citazione è stata attribuita a [[Talete]], [[Solone]], [[Chilone]], [[Femonoe]] e all'oracolo di Apollo. Qualcuno attribuisce la frase a [[Socrate]], vissuto tuttavia in un periodo storico successivo; tale massima può comunque considerarsi uno dei fondamenti della sua filosofia. Stando a quanto narrano [[Platone]] nel ''Protagora'', [[Marco Tullio Cicerone]] nel ''De oratore'', [[Senofonte]] nei ''Detti memorabili di Socrate'', [[Pausania il Periegeta|Pausania]] e [[Plutarco]], un giorno i [[sette savi]] si sarebbero riuniti a Delfi e avrebbero scritto a lettere d'oro nel tempio di Apollo tale motto: Γνω̃θι σαυτόν in greco antico (''Nosce te ipsum'' in latino). Tuttavia, stando a quanto riporta [[Giuseppe Fumagalli]], sembrerebbe che il reale significato della frase fosse stato frainteso. Tale frase infatti faceva parte di due versi che indicavano le norme etiche da rispettare nel tempio di Apollo. Questo verso, in particolare, invitava semplicemente i visitatori a chiarirsi bene le idee sulla domanda da porre all'oracolo, prima di interrogarlo. Tuttavia già nel IV secolo a.C. i versi non erano più interpretati in tal modo.<br />[[Diogene Laerzio]] in ''Vite dei filosofi'' attribuisce la frase a Talete e afferma, tra l'altro, che «conoscere se stessi» sarebbe stata la risposta del filosofo a chi lo interrogava su cosa fosse realmente difficile. [[Antistene di Rodi]] nelle ''Successioni dei filosofi'' attribuisce il motto a Femonoe e afferma che successivamente se ne appropriò Chilone. Vedi anche [[w:Conosci te stesso|qui]].</small>
:La citazione è stata attribuita a [[Talete]], [[Solone]], [[Chilone]], [[Femonoe]] e all'oracolo di Apollo. Qualcuno attribuisce la frase a [[Socrate]], vissuto tuttavia in un periodo storico successivo; tale massima può comunque considerarsi uno dei fondamenti della sua filosofia.
::<small>Stando a quanto narrano [[Platone]] nel ''Protagora'', [[Marco Tullio Cicerone]] nel ''De oratore'', [[Senofonte]] nei ''Detti memorabili di Socrate'', [[Pausania il Periegeta|Pausania]] e [[Plutarco]], un giorno i [[sette savi]] si sarebbero riuniti a Delfi e avrebbero scritto a lettere d'oro nel tempio di Apollo tale motto: Γνω̃θι σαυτόν in greco antico (''Nosce te ipsum'' in latino). Tuttavia, stando a quanto riporta [[Giuseppe Fumagalli]], sembrerebbe che il reale significato della frase fosse stato frainteso. Tale frase infatti faceva parte di due versi che indicavano le norme etiche da rispettare nel tempio di Apollo. Questo verso, in particolare, invitava semplicemente i visitatori a chiarirsi bene le idee sulla domanda da porre all'oracolo, prima di interrogarlo. Tuttavia già nel IV secolo a.C. i versi non erano più interpretati in tal modo.<br />[[Diogene Laerzio]] in ''Vite dei filosofi'' attribuisce la frase a Talete e afferma, tra l'altro, che «conoscere se stessi» sarebbe stata la risposta del filosofo a chi lo interrogava su cosa fosse realmente difficile. [[Antistene di Rodi]] nelle ''Successioni dei filosofi'' attribuisce il motto a Femonoe e afferma che successivamente se ne appropriò Chilone. Vedi anche [[w:Conosci te stesso|qui]].</small>
 
*[[Credere|Credo]] perché è [[assurdo]]. ([[Tertulliano]])
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==D==
*Dal [[sublime]] al [[ridicolo]] vi è appena un passo. ([[Napoleone Bonaparte]])
:La prima traccia di questa citazione risale al 1777 ed è una raccolta di pensieri filosofici intitolata ''Pensées Nouvelles et Philosophiques''. In questa raccolta la frase viene attribuita a [[Bernard le Bovier de Fontenelle]] ma la fonte è abbastanza debole perché risale a venti anni dopo la morte dello scrittore. Presumibilmente la citazione è opera di un [[anonimo]]. La frase viene spesso attribuita a Napoleone che probabilmente invece la citò soltanto. Anche [[Mark Twain]] e [[James Joyce]], successivamente, hanno citato questa frase e talvolta la citazione è attribuita erroneamente a uno di loro.
::<small>Anche [[Mark Twain]] e [[James Joyce]], successivamente, hanno citato questa frase e talvolta la citazione è attribuita erroneamente a uno di loro.</small>
 
==E==
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*È meglio rimanere in [[silenzio]] ed essere considerati imbecilli piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio.
:La citazione viene erroneamente attribuita ad [[Abraham Lincoln]] (prima traccia nel ''Golden book magazine'' del novembre 1931), [[Mark Twain]] (prima traccia in un articolo di un giornale canadese del 1953) e in misura minore a [[Confucio]], [[John Maynard Keynes]] e [[Arthur Burns]]. Inoltre diversi proverbi esprimono un concetto simile, tra questi ne va ricordato uno incluso nel [[Libro dei Proverbi]] della [[Bibbia]]: «''Anche lo stolto, se tace, passa per saggio | e, se tien chiuse le labbra, per intelligente.''». In realtà la citazione sembrerebbe appartenere a [[Maurice Switzer]], infatti una prima traccia di questa frase si ritrova proprio nel suo libro, ''Mrs. Goose, Her Book'' del 1907.
::<small>La frase viene citata anche da Lisa nel decimo episodio della [[I Simpson (quarta stagione)|quarta stagione]] de ''[[I Simpson]]''.</small>
 
*È molto difficile fare previsioni, specialmente riguardo al futuro. ([[Niels Bohr]])
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*Fin dalla più tenera età, ho rifiutato di mangiar carne e verrà il giorno in cui uomini come me guarderanno all'uccisione degli animali nello stesso modo in cui oggi si guarda all'uccisione degli uomini. ([[Leonardo da Vinci]])
:Benché il vegetarianismo di Leonardo sia attestato da una lettera del navigatore [[Andrea Corsali]] a Giuliano de' Medici, e [[Giorgio Vasari]] abbia descritto la compassione di Leonardo per gli animali, queste esatte parole non sono di Leonardo. Scrive in proposito Alessandro Vezzosi, fondatore del Museo ideale Leonardo da Vinci: «La fonte di questa erronea attribuzione è da ascriversi alla peraltro eccellente antologia di articoli di scrittori, filosofi, scienziati e altri personaggi illustri intitolata ''The Extended Circle: A Commonplace Book of Animal Rights'' (1985) di [[Jon Wynne-Tyson]]. Tale citazione a sua volta era stata tratta da un romanzo (che aveva riportato anche alcune citazioni reali di Leonardo) di Dimitri Merejkowski intitolato ''The Romance of Leonardo da Vinci'' (tradotto dal russo nel 1928)».
::<small>Scrive in proposito Alessandro Vezzosi, fondatore del Museo ideale Leonardo da Vinci: «La fonte di questa erronea attribuzione è da ascriversi alla peraltro eccellente antologia di articoli di scrittori, filosofi, scienziati e altri personaggi illustri intitolata ''The Extended Circle: A Commonplace Book of Animal Rights'' (1985) di [[Jon Wynne-Tyson]]. Tale citazione a sua volta era stata tratta da un romanzo (che aveva riportato anche alcune citazioni reali di Leonardo) di Dimitri Merejkowski intitolato ''The Romance of Leonardo da Vinci'' (tradotto dal russo nel 1928)».</small>
 
*[[Follia]] è fare sempre la stessa cosa ed aspettarsi risultati diversi.
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==H==
*Hai una pistola in tasca o sei semplicemente felice di vedermi? ([[Mae West]])
:Questa frase viene spesso indicata come una battuta di Mae West nel film ''[[Lady Lou - La donna fatale]]'' del 1933. Tuttavia Fred R. Shapiro nel suo libro ''The Yale Book of Quotations'' asserisce che tale battuta non è presente né in questo né in altri film della West realizzati prima del 1967. Nel corso dell'opera teatrale ''Catherine was great'' messa in scena a Broadway nel 1944, Mae West improvvisando pronuncia la battuta: «''Is that your sword or are you just glad to see me?''» («È la tua spada o sei semplicemente felice di vedermi?»). Nella pagina delle citazioni del libro ''The Wit and Wisdom of Mae West'' del 1967 alla West viene attribuita la frase «''Is that a gun...''» ma non viene indicata alcuna fonte a sostegno. Solo nel film ''[[Sextette]]'' del 1978 Mae West pronuncia inequivocabilmente la famosa battuta. La frase ha avuto fortuna nel corso degli anni ed è stata anche riportata in [[Hai una pistola in tasca o sei semplicemente felice di vedermi?|diverse varianti]].
::<small>Nel corso dell'opera teatrale ''Catherine was great'' messa in scena a Broadway nel 1944, Mae West improvvisando pronuncia la battuta: «''Is that your sword or are you just glad to see me?''» («È la tua spada o sei semplicemente felice di vedermi?»). Nella pagina delle citazioni del libro ''The Wit and Wisdom of Mae West'' del 1967 alla West viene attribuita la frase «''Is that a gun...''» ma non viene indicata alcuna fonte a sostegno. Solo nel film ''[[Sextette]]'' del 1978 Mae West pronuncia inequivocabilmente la famosa battuta. La frase ha avuto fortuna nel corso degli anni ed è stata anche riportata in [[Hai una pistola in tasca o sei semplicemente felice di vedermi?|diverse varianti]]. Ad esempio nel film ''[[Chi ha incastrato Roger Rabbit]]'' del 1988 è presente la battuta: «hai un coniglio in tasca o sei contento di vedermi?».</small>
 
*Ho visto cose che voi umani non potete neppure immaginare. (''[[Blade Runner]]'')
:<u>Citazione corretta</u>: «Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi.» La citazione, parte del celebre monologo del personaggio Roy Batty, viene riportata spesso in maniera errata: nelle varianti ''non potreste immaginare'', ''non potreste neanche immaginarvi'', ''non potreste neanche immaginare'', o omettendo una o entrambe delle due parole iniziali, ''Io ne''. Il doppiaggio italiano non è comunque del tutto fedele all'originale, poiché una traduzione letterale sarebbe ''io ne ho viste cose che voi altri'' (e non "voi umani") ''non potreste immaginarvi''; in lingua inglese, l'espressione "you people" è utilizzata per descrivere un gruppo di persone al quale non si appartiene (diversa razza, abitudini, ecc.), ed è considerata sostanzialmente dispregiativa. Per approfondire, vedi [[w:Ho visto cose che voi umani|qui]].
::<small>Il doppiaggio italiano non è comunque del tutto fedele all'originale, poiché una traduzione letterale sarebbe ''io ne ho viste cose che voi altri'' (e non "voi umani") ''non potreste immaginarvi''; in lingua inglese, l'espressione "you people" è utilizzata per descrivere un gruppo di persone al quale non si appartiene (diversa razza, abitudini, ecc.), ed è considerata sostanzialmente dispregiativa. Per approfondire, vedi [[w:Ho visto cose che voi umani|qui]].</small>
 
*Houston, abbiamo un problema. ([[Jim Lovell]])
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==I==
*Il buon cristiano dovrebbe stare attento ai matematici e a tutti i falsi profeti. C'è il pericolo che i matematici abbiano stretto un patto col diavolo per annebbiare lo spirito, e mandare l'uomo all'inferno. ([[Agostino d'Ippona]])
:Una traduzione corretta della citazione potrebbe essere: «Ecco perché un buon [[cristiano]] deve guardarsi non solo dagli ''astrologhi'' ma anche da qualsiasi indovino che usi mezzi contrari alla religione, soprattutto quando dicono il vero, per evitare che ingannino l'anima mettendola in rapporto con i demoni e la irretiscano in una specie di patto d'alleanza con loro.» La traduzione errata, diffusasi largamente nel corso del tempo, è dovuta soprattutto all'interpretazione della parola "''mathematici''". Come testimoniano l'''Historia Augusta'', un'opera contemporanea o successiva a Sant'Agostino e altre opere di Agostino come ''De diversis quaestionibus octoginta tribus'' (45.2) e ''De Doctrina Christiana'' (II, 21, 32), la parola "''mathematici''" a quei tempi non voleva indicare tanto i cultori della matematica, quanto gli indovini e gli astrologi. Questo appare particolarmente evidente nel ''De diversis quaestionibus octoginta tribus'', dove si legge: «Ma contro coloro che oggi si chiamano ''matematici'', che pretendono di sottomettere le nostre azioni ai corpi celesti, di venderci alle stelle e di riscuotere da noi il prezzo stesso col quale siamo venduti, non si può dire nulla più esattamente e brevemente di questo: non rispondono se non dopo aver consultato le costellazioni.» Infine nelle sue opere, come ad esempio in ''De Doctrina Christiana'' (II, 38), Agostino d'Ippona parla della "scienza dei numeri" in modo tutt'altro che negativo.
::<small>La traduzione errata, diffusasi largamente nel corso del tempo, è dovuta soprattutto all'interpretazione della parola "''mathematici''". Come testimoniano l'''Historia Augusta'', un'opera contemporanea o successiva a Sant'Agostino e altre opere di Agostino come ''De diversis quaestionibus octoginta tribus'' (45.2) e ''De Doctrina Christiana'' (II, 21, 32), la parola "''mathematici''" a quei tempi non voleva indicare tanto i cultori della matematica, quanto gli indovini e gli astrologi. Questo appare particolarmente evidente nel ''De diversis quaestionibus octoginta tribus'', dove si legge: «Ma contro coloro che oggi si chiamano ''matematici'', che pretendono di sottomettere le nostre azioni ai corpi celesti, di venderci alle stelle e di riscuotere da noi il prezzo stesso col quale siamo venduti, non si può dire nulla più esattamente e brevemente di questo: non rispondono se non dopo aver consultato le costellazioni.» Infine nelle sue opere, come ad esempio in ''De Doctrina Christiana'' (II, 38), Agostino d'Ippona parla della "scienza dei numeri" in modo tutt'altro che negativo.</small>
 
*Il [[diritto internazionale]] esiste soltanto nei manuali di diritto internazionale. ([[Albert Einstein]])
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==L==
*L'Anticristo sarà un [[vegetarianismo|vegetariano]] e un difensore dei [[diritti animali]]. ([[Giacomo Biffi]])
:La frase, citata dal filosofo animalista [[Tom Regan]] in epigrafe all'edizione italiana di un proprio libro, risulta decontestualizzata da un discorso tenuto dal cardinal Biffi cinque anni prima, in un convegno dedicato a [[Vladimir Sergeevič Solov'ëv|Solov'ëv]], nel periodo in cui ricorreva il centenario della morte del filosofo russo. Condividendo il pensiero di Solov'ëv, Biffi sottolineò come i valori «nuovi», anche se positivi, possano rappresentare un pericolo per la Chiesa nella misura in cui siano slegati dalla fede: «In lui {{NDR|l'Anticristo}}, come qui {{NDR|da Solov'ëv}} è presentato, non è difficile ravvisare l'emblema, quasi l'ipostatizzazione, della religiosità confusa e ambigua di questi nostri anni; egli sarà un "convinto spiritualista", un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano osservante, un animalista determinato e attivo».
::<small><u>Citazione corretta</u>: «In lui {{NDR|l'Anticristo}}, come qui {{NDR|da Solov'ëv}} è presentato, non è difficile ravvisare l'emblema, quasi l'ipostatizzazione, della religiosità confusa e ambigua di questi nostri anni; egli sarà un "convinto spiritualista", un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano osservante, un animalista determinato e attivo».
 
*L'importante non è vincere, ma partecipare. ([[Pierre de Coubertin]])
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*L'[[inferno]] esiste, ma è vuoto. ([[Hans Urs von Balthasar]])
:Questa frase, attribuita al teologo svizzero dalla stampa, dopo un convegno tenuto a Roma nel 1984 sulla figura di [[Adrienne von Speyr]], è stata in seguito ripresa da altri autori e attribuita anche a [[Giovanni Paolo II]]. Nel saggio ''Sperare per tutti'' (1986), rispondendo alle critiche mossegli, Balthasar ha precisato: «ecco sorgere la questione se si possa, come cristiani, stando ''sotto'' il giudizio, sperare per tutti gli uomini. Io ho osato affermarlo [...]. In una conferenza stampa tenuta a Roma, tempestato di domande sulla questione dell'inferno, avevo manifestato il mio parere, il che ha portato a fin troppo grossolane deformazioni sui giornali ("L'inferno è vuoto") [...]. Ma io non ho mai parlato di certezza, bensì di speranza», aggiungendo: «L'occhio dell'inquisizione resta puntato su di me [...]. Lo stupore manifestato [...] dimostra che non hanno mai preso conoscenza delle mie opere maggiori, nelle quali da un bel pezzo si sarebbe potuta trovare abbondante legna per il mio rogo». Nella parte conclusiva della sua ''TeoDrammatica'' (tomo V, 1983), influenzata dalle visioni di Adrienne von Speyr, Balthasar aveva difatti già sostenuto la «dilatazione della speranza», avanzando l'idea che «il peccato, il male, dev'essere limitato e ''finito'', e che troverà pure la sua fine nell'amore che lo abbraccia». Va rilevato a margine come il teologo [[Elio Guerriero]], curatore delle edizioni italiane delle opere di Balthasar, consideri l'espressione «vuoto», in relazione all'inferno, concretamente in linea col pensiero balthasariano, fatto salvo che si tratta di una speranza: «se l'inferno è talmente reale da provocare dolore e sofferenza (è dunque assurdo parlare di inesistenza) è anche vero che, avendolo Cristo attraversato e sconfitto con la sua morte obbediente, possiamo fondatamente sperare che esso sia vuoto. È questa la parola forte di von Balthasar, l'annuncio che egli cercò di trasmettere con un'opera sinfonica ma anche profondamente unitaria».
::<small>Nella parte conclusiva della sua ''TeoDrammatica'' (tomo V, 1983), influenzata dalle visioni di Adrienne von Speyr, Balthasar aveva difatti già sostenuto la «dilatazione della speranza», avanzando l'idea che «il peccato, il male, dev'essere limitato e ''finito'', e che troverà pure la sua fine nell'amore che lo abbraccia». Va rilevato a margine come il teologo [[Elio Guerriero]], curatore delle edizioni italiane delle opere di Balthasar, consideri l'espressione «vuoto», in relazione all'inferno, concretamente in linea col pensiero balthasariano, fatto salvo che si tratta di una speranza: «se l'inferno è talmente reale da provocare dolore e sofferenza (è dunque assurdo parlare di inesistenza) è anche vero che, avendolo Cristo attraversato e sconfitto con la sua morte obbediente, possiamo fondatamente sperare che esso sia vuoto. È questa la parola forte di von Balthasar, l'annuncio che egli cercò di trasmettere con un'opera sinfonica ma anche profondamente unitaria».</small>
 
*L'inverno più freddo che ricordi è stato un'estate a [[San Francisco]]. ([[Mark Twain]])
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==N==
*Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario. ([[George Orwell]])
:La citazione viene spesso attribuita ad Orwell e in molti credono che tale frase sia tratta dal suo famoso libro, ''[[1984]]''. In realtà questa citazione non è presente né in questa né in altre opere di Orwell e la prima attribuzione della frase ad Orwell sembrerebbe risalire al 1982 (più di trent'anni dopo la pubblicazione del libro e la morte dello scrittore) nel libro australiano ''Partners in Ecocide''. Una frase simile si ritrova nell'articolo di [[Antonio Gramsci]], ''Democrazia operaia'' del 21 giugno 1919 sul periodico ''L'Ordine Nuovo'': «Dire la verità, arrivare insieme alla verità, è compiere azione comunista e rivoluzionaria.»
::<small>Una frase simile si ritrova nell'articolo di [[Antonio Gramsci]], ''Democrazia operaia'' del 21 giugno 1919 sul periodico ''L'Ordine Nuovo'': «Dire la verità, arrivare insieme alla verità, è compiere azione comunista e rivoluzionaria.»</small>
[[File:Vegetarische Warte.jpg|thumb|La rivista ''Vegetarische Warte'', a volte citata erroneamente come ''Vegetarian Watch-Tower'']]
 
*Niente aumenterà le possibilità di sopravvivenza della vita sulla Terra quanto l'evoluzione verso un'alimentazione vegetariana. ([[Albert Einstein]])
:Secondo la IVU (International Vegetarian Union), la frase inglese «''Nothing will'' [...] ''increase chances for survival of life on Earth as much as the evolution to a vegetarian diet''» risulta «completamente non verificata» e «sembra una cattiva traduzione dal tedesco» della frase di Einstein correttamente tradotta in inglese come «''a vegetarian manner of living by its purely physical effect on the human temperament would most beneficially influence the lot of mankind''» (da una lettera del 27 dicembre 1930 a Hermann Huth, editore della rivista ''Vegetarische Warte'', che avrebbe pubblicato la frase originale). <u>Citazione corretta</u>: «Uno stile di vita vegetariano, per il suo effetto puramente fisico sul temperamento umano, avrebbe la più benefica influenza sulle sorti dell'umanità».
::<small><u>Citazione corretta</u>: «Uno stile di vita vegetariano, per il suo effetto puramente fisico sul temperamento umano, avrebbe la più benefica influenza sulle sorti dell'umanità».</small>
 
*Non avevo idea che l'amore potesse fare così tanto ed ho capito che ogni donna è il riflesso del proprio uomo, se l'ami alla follia, lei impersonerà il sentimento. ([[Brad Pitt]])
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*Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento. ([[Charles Darwin]])
:Questa frase è tradizionalmente attribuita a Darwin e in genere si ritiene che tale citazione sia tratta dal libro ''L'origine della specie'' (''Origin of Species''). In realtà tale citazione non è presente in nessuno degli scritti di Darwin, come confermato anche dallo storico [[John van Wyhe]]. Con ogni probabilità la citazione è da attribuire a Leon C. Megginson, professore universitario e saggista statunitense. Questa citazione è tuttora riportata sul pavimento di pietra della ''California Academy of Sciences'', ma l'attribuzione a Darwin è stata rimossa.<br /> L. C. Megginson in ''Lessons from Europe for American Business'' (1963) scrive: «Secondo ''L'origine delle specie'' di Darwin, non è la più intelligente delle specie a sopravvivere; non è nemmeno la più forte; la specie che sopravvive è quella in grado di adattarsi meglio ai cambiamenti dell'ambiente in cui si trova.» («''According to Darwin's "Origin of Species", it is not the most intellectual of the species that survives; it is not the strongest that survives; but the species that survives is the one that is able best to adapt and adjust to the changing environment in which it finds itself.''»). Lo stesso Megginson in ''Key to Competition is Management'' (1964): «Non è la più intelligente delle specie quella che sopravvive; non è nemmeno la più forte; la specie che sopravvive è quella che è in grado di adattarsi e di adeguarsi meglio ai cambiamenti dell'ambiente in cui si trova. [...] così dice Charles Darwin nel suo ''Origine delle specie''.» («''It is not the most intellectual of the species that survives; it is not the strongest that survives; but the species that survives is the one that is able to adapt to and to adjust best to the changing environment in which it finds itself. [...] so says Charles Darwin in his "Origin of Species".''») Il fatto che queste frasi siano associate alla teoria darwiniana e in particolare al libro ''L'origine della specie'' potrebbe giustificare in parte l'origine della falsa attribuzione.
::<small>Questa citazione è tuttora riportata sul pavimento di pietra della ''California Academy of Sciences'', ma l'attribuzione a Darwin è stata rimossa.<br /> L. C. Megginson in ''Lessons from Europe for American Business'' (1963) scrive: «Secondo ''L'origine delle specie'' di Darwin, non è la più intelligente delle specie a sopravvivere; non è nemmeno la più forte; la specie che sopravvive è quella in grado di adattarsi meglio ai cambiamenti dell'ambiente in cui si trova.» («''According to Darwin's "Origin of Species", it is not the most intellectual of the species that survives; it is not the strongest that survives; but the species that survives is the one that is able best to adapt and adjust to the changing environment in which it finds itself.''»). Lo stesso Megginson in ''Key to Competition is Management'' (1964): «Non è la più intelligente delle specie quella che sopravvive; non è nemmeno la più forte; la specie che sopravvive è quella che è in grado di adattarsi e di adeguarsi meglio ai cambiamenti dell'ambiente in cui si trova. [...] così dice Charles Darwin nel suo ''Origine delle specie''.» («''It is not the most intellectual of the species that survives; it is not the strongest that survives; but the species that survives is the one that is able to adapt to and to adjust best to the changing environment in which it finds itself. [...] so says Charles Darwin in his "Origin of Species".''») Il fatto che queste frasi siano associate alla teoria darwiniana e in particolare al libro ''L'origine della specie'' potrebbe giustificare in parte l'origine della falsa attribuzione.</small>
 
*Non seguite la moltitudine. ([[Agostino d'Ippona]])
::<small>Questa citazione è attribuita ad Agostino, ma queste parole non sono presenti nei suoi scritti. Tuttavia nelle ''Esposizioni sui Salmi'', XXXIX, 6 si legge un passo dal quale emerge un concetto simile: «Ma se sei giusto, non voler contare il numero ma pesane il valore: usa una bilancia giusta, non ingannatrice, dato che sei stato chiamato giusto: Vedranno i giusti e avranno timore, è stato detto di te. Non contare dunque le folle degli uomini che procedono sulla via larga, che domani riempiranno il circo celebrando con grida il natale della città, disonorando la città stessa con la loro vita malvagia. Non badare a questi: sono molti e chi li conterà? Pochi invece procedono per la via stretta. Prendi, ripeto, una bilancia, e pesa: vedi quanta paglia metterai sul piatto contro pochissimo grano. Questo facciano i giusti fedeli che seguono.»</small>
:Questa citazione è attribuita ad Agostino, ma queste parole non sono presenti nei suoi scritti.
::<small>Tuttavia nelle ''Esposizioni sui Salmi'', XXXIX, 6 si legge un passo dal quale emerge un concetto simile: «Ma se sei giusto, non voler contare il numero ma pesane il valore: usa una bilancia giusta, non ingannatrice, dato che sei stato chiamato giusto: Vedranno i giusti e avranno timore, è stato detto di te. Non contare dunque le folle degli uomini che procedono sulla via larga, che domani riempiranno il circo celebrando con grida il natale della città, disonorando la città stessa con la loro vita malvagia. Non badare a questi: sono molti e chi li conterà? Pochi invece procedono per la via stretta. Prendi, ripeto, una bilancia, e pesa: vedi quanta paglia metterai sul piatto contro pochissimo grano. Questo facciano i giusti fedeli che seguono.»</small>
 
*Non so con quali armi si combatterà la [[Terza guerra mondiale]], ma posso dirvi cosa useranno nella quarta: pietre! ([[Albert Einstein]])
:La citazione, attribuita talvolta anche a [[Omar Bradley]], apparve per la prima volta nel settembre del 1946 in un articolo di [[Walter Winchell]]. In tale articolo venivano riportate le parole di un tenente, che interrogato sulle possibili armi di una futura guerra mondiale, rispose: «''I dunno, but in the war after the next war, sure as Hell, they'll be using spears!''» («Non lo so, ma nella guerra dopo la prossima, sicuro come l'inferno, useranno le lance!»). La frase venne citata in diversi contesti, talvolta con qualche variazione, soprattutto in merito al tipo di arma utilizzata in un'ipotetica quarta guerra mondiale. Ad esempio [[Dean Arthur L. Beeley]], direttore dell'University of Utah's Institute of World Affairs, nel giugno 1947 affermò che probabilmente una quarta guerra mondiale si sarebbe combattuta con «archi e frecce» («''Unless the free people of the earth unite to avert World War III, it is probable — as some sage recently prophesied — that World War IV will be fought with bows and arrows.''»). Nel giugno del 1948, due anni dopo la prima apparizione della citazione, in un articolo su Einstein pubblicato su ''The Rotarian'' si affermava che lo scienziato, interrogato sulle armi potenzialmente utilizzabili nella Terza guerra mondiale, avesse risposto: «''I don't know. But I can tell you what they'll use in the fourth. They'll use rocks!''» («Non lo so, ma posso dirvi cosa useranno nella quarta. Useranno le pietre!»). Anche nell'articolo ''Einstein at 70'', pubblicato sul periodico ''Liberal Judaism'' nel'aprile 1949 venne attribuita ad Einstein una citazione molto simile a quella riportata su ''The Rotarian''.
::<small>La frase venne citata in diversi contesti, talvolta con qualche variazione, soprattutto in merito al tipo di arma utilizzata in un'ipotetica quarta guerra mondiale. Ad esempio [[Dean Arthur L. Beeley]], direttore dell'University of Utah's Institute of World Affairs, nel giugno 1947 affermò che probabilmente una quarta guerra mondiale si sarebbe combattuta con «archi e frecce» («''Unless the free people of the earth unite to avert World War III, it is probable — as some sage recently prophesied — that World War IV will be fought with bows and arrows.''»). Nel giugno del 1948, due anni dopo la prima apparizione della citazione, in un articolo su Einstein pubblicato su ''The Rotarian'' si affermava che lo scienziato, interrogato sulle armi potenzialmente utilizzabili nella Terza guerra mondiale, avesse risposto: «''I don't know. But I can tell you what they'll use in the fourth. They'll use rocks!''» («Non lo so, ma posso dirvi cosa useranno nella quarta. Useranno le pietre!»). Anche nell'articolo ''Einstein at 70'', pubblicato sul periodico ''Liberal Judaism'' nel'aprile 1949 venne attribuita ad Einstein una citazione molto simile a quella riportata su ''The Rotarian''.</small>
 
*Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo. ([[Voltaire]])
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*Penso che ci sia un mercato mondiale per, forse, cinque computer. ([[Thomas J. Watson]])
:Si suppone che il presidente della IBM abbia pronunciato questa citazione nel 1943. Tale citazione venne resa popolare da ''The Expert Speak'', tuttavia essa non trova riscontri nei discorsi e negli scritti di Watson, né tanto meno negli archivi della IBM. Secondo il biografo [[Kevin Maney]], il figlio e successore di Thomas, Thomas Watson Jr. in un discorso del 1953 dichiarò che negli anni Quaranta l'IBM aveva previsto di ottenere cinque ordini per uno dei primi computer sviluppati. La citazione attribuita a Thomas J. Watson, potrebbe derivare da una frase molto simile di [[Howard Aiken]], progettista della macchina calcolatrice ''Mark I''. Secondo Aiken, quattro o cinque computer sarebbero stati sufficienti per l'intero Regno Unito. Un'altra citazione di questo tipo fu pronunciata dal fisico britannico [[Douglas Hartree]] nel 1951.
::<small>Secondo il biografo [[Kevin Maney]], il figlio e successore di Thomas, Thomas Watson Jr. in un discorso del 1953 dichiarò che negli anni Quaranta l'IBM aveva previsto di ottenere cinque ordini per uno dei primi computer sviluppati. La citazione attribuita a Thomas J. Watson, potrebbe derivare da una frase molto simile di [[Howard Aiken]], progettista della macchina calcolatrice ''Mark I''. Secondo Aiken, quattro o cinque computer sarebbero stati sufficienti per l'intero Regno Unito. Un'altra citazione di questo tipo fu pronunciata dal fisico britannico [[Douglas Hartree]] nel 1951.</small>
 
*Perdonare i terroristi spetta a Dio, a me spetta mandarceli. ([[Vladimir Vladimirovič Putin]])
:La citazione si è diffusa sul web nel novembre 2015, soprattutto quando [[Remi Maalouf]], una giornalista russa, ha riportato in un tweet la citazione, attribuendola a Putin. In seguito la giornalista, dopo aver appurato che la citazione era falsa, si è scusata per aver contribuito a diffonderla. Una frase simile veniva detta comunemente durante l'addestramento dei soldati del [[w:en:Reserve Officers' Training Corps|ROTC]] negli anni '80: «''Your enemy's duty is to die in defense of his country. Your duty is to see that your enemy does his duty.''» («Il compito del vostro nemico è quello di morire in difesa della propria patria. La vostra missione è quella di assicurarvi che il vostro nemico porti a termine il suo compito.»). Inoltre nel film ''[[Man on Fire - Il fuoco della vendetta]]'' (2004), il personaggio John W. Creasy, interpretato da [[Denzel Washington]], pronuncia una battuta alquanto simile: «Il perdono è una cosa tra loro e Dio, io provvedo ad organizzare l'incontro.»
::<small>Una frase simile veniva detta comunemente durante l'addestramento dei soldati del [[w:en:Reserve Officers' Training Corps|ROTC]] negli anni '80: «''Your enemy's duty is to die in defense of his country. Your duty is to see that your enemy does his duty.''» («Il compito del vostro nemico è quello di morire in difesa della propria patria. La vostra missione è quella di assicurarvi che il vostro nemico porti a termine il suo compito.»). Inoltre nel film ''[[Man on Fire - Il fuoco della vendetta]]'' (2004), il personaggio John W. Creasy, interpretato da [[Denzel Washington]], pronuncia una battuta alquanto simile: «Il perdono è una cosa tra loro e Dio, io provvedo ad organizzare l'incontro.»</small>
 
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*Quando hai un limone, fai una limonata. ([[Dale Carnegie]])
:Sebbene qualcuno attribuisca direttamente la citazione a Carniege, egli nel suo ''How to Stop Worrying and Start Living'' (1948) scrive chiaramente che la citazione gli era stata riferita da [[Maynard Hutchins]], che a sua volta l'aveva attribuita a [[Julius Rosenwald]]. In ogni caso la frase deriva, molto probabilmente, da una citazione di [[Elbert Hubbard]] (1915): «Era una confutazione vivente del dogma ''Mens sana in corpore sano''. Era una mente sana in un corpo malato. Ha dimostrato il paradosso eterno delle cose. Ha approfittato delle sue disabilità. Ha raccolto i limoni che il destino gli aveva mandato e ha aperto un chiosco di limonate.» Spesso questa citazione di Hubbard viene riportata anche in una forma più semplice: «Un genio è un uomo che prende i limoni che il destino gli ha dato e apre un chiosco di limonate con essi.»<br />Nel 1917 si era diffusa anche un'altra versione della citazione, ma l'autore in questo caso non è noto: «Se la vita ti porge un limone utilizza dei bicchieri colorati di rosa e inizia a vendere limonata rosa.»
::<small>«Era una confutazione vivente del dogma ''Mens sana in corpore sano''. Era una mente sana in un corpo malato. Ha dimostrato il paradosso eterno delle cose. Ha approfittato delle sue disabilità. Ha raccolto i limoni che il destino gli aveva mandato e ha aperto un chiosco di limonate.» Spesso questa citazione di Hubbard viene riportata anche in una forma più semplice: «Un genio è un uomo che prende i limoni che il destino gli ha dato e apre un chiosco di limonate con essi.»<br />Nel 1917 si era diffusa anche un'altra versione della citazione, ma l'autore in questo caso non è noto: «Se la vita ti porge un limone utilizza dei bicchieri colorati di rosa e inizia a vendere limonata rosa.»</small>
 
*Quando i [[missionario|missionari]] vennero in Africa loro avevano la Bibbia e noi avevamo la terra. Dissero: "Preghiamo". Chiudemmo i nostri occhi. Quando li riaprimmo, noi avevamo la Bibbia e loro avevano la terra. ([[Desmond Tutu]])
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*Quando la rivoluzione scoppiò in Germania, come amante della libertà, mi aspettavo che le università la difendessero, dato che avevano sempre vantato il loro attaccamento alla causa della verità. Ma no, le università vennero subito ridotte al silenzio. Poi rivolsi le mie attese ai grandi direttori dei giornali, che in passato avevano proclamato nei loro ardenti editoriali l'amore per la libertà. Ma anch'essi, come le università, nel giro di poche settimane furono ridotti al silenzio. Infine guardai agli scrittori che, come guide intellettuali della Germania, spesso avevano scritto del ruolo della libertà nella vita moderna e constatai che essi pure tacevano.<br />Soltanto la Chiesa si oppose decisamente alla campagna di Hitler per sopprimere la verità. Non mi ero mai interessato alla Chiesa prima di allora, ma adesso provo ammirazione e stima per la Chiesa, poiché sola ebbe il coraggio e la perseveranza di difendere la verità intellettuale e la libertà morale. Sono costretto ad ammettere che quel che una volta disprezzavo ora ammiro incondizionatamente. ([[Albert Einstein]])
::<small>Questa citazione venne riportata nell'articolo ''Religion: German Martyrs'', pubblicato sul ''Time Magazine'' del 23 dicembre 1940. La citazione ebbe una grande diffusione e più scrittori la interpretarono in modo diverso. In una lettera dello scienziato del 1943 indirizzata a un ministro presbiteriano, che aveva chiesto una conferma in merito alle parole riportate da ''Time Magazine'', Einstein confermò di aver dichiarato approssimativamente qualcosa del genere, ma precisò che le dichiarazioni risalivano ai primi anni del regime nazista (ben prima del 1940) e erano state più «moderate» rispetto a quelle riportate successivamente dal ''Time Magazine'' («''It is true that I made a statement which corresponds approximately with the text you quoted. I made this statement during the first years of the Nazi-Regime — much earlier than 1940 — and my expressions were a little more moderate.''»). Secondo lo scienziato [[William C. Waterhouse]] lo stralcio riportato dal ''Time Magazine'' sarebbe stato estrapolato da un commento casuale rilasciato dallo scienziato ad un giornalista, durante il periodo in cui Einstein viveva ancora in Germania. L'opinione di Waterhouse trova conferma in una lettera successiva dello scienziato, risalente al 14 novembre 1950.<br />Si tratta di una lettera di risposta ad una missiva invitagli da un pastore di una chiesa di Brooklyn, l'11 novembre 1950. Nella lettera il pastore ricordò che dopo l'avvento di Hitler, Einstein aveva rilasciato tale dichiarazione (una copia venne allegata alla lettera) e chiese gentilmente ad Einstein di inviargli una copia manoscritta di quel brano. Einstein rispose così: «Sono colpito dal tono generoso e leale della Sua lettera dell'11 novembre. Sono tuttavia un po' imbarazzato. Le parole che Lei cita non sono mie. Poco dopo l'ascesa al potere da parte di Hitler, ebbi un colloquio con un giornalista su questi argomenti. Da allora le mie osservazioni sono state rielaborate ed esagerate: non le riconosco più. Non posso trascrivere in buona fede il brano che Lei mi manda, credendolo mio. L'argomento è ancora più imbarazzante per me perché, come Lei, sono estremamente critico nei confronti degli atteggiamenti e soprattutto delle attività politiche del clero ufficiale nel corso della storia. Quindi il brano, anche se potessi trascriverlo con le mie parole originali (che non ricordo particolareggiatamente) dà un'impressione sbagliata del mio pensiero a riguardo.»</small>
:Come confermato dallo stesso Einstein in una lettera del 1950, i giornalisti avevano riportato queste parole "rielaborando ed esagerando" una sua dichiarazione antecedente.
::<small>Questa citazione venne riportata nell'articolo ''Religion: German Martyrs'', pubblicato sul ''Time Magazine'' del 23 dicembre 1940. La citazione ebbe una grande diffusione e più scrittori la interpretarono in modo diverso. In una lettera dello scienziato del 1943 indirizzata a un ministro presbiteriano, che aveva chiesto una conferma in merito alle parole riportate da ''Time Magazine'', Einstein confermò di aver dichiarato approssimativamente qualcosa del genere, ma precisò che le dichiarazioni risalivano ai primi anni del regime nazista (ben prima del 1940) e erano state più «moderate» rispetto a quelle riportate successivamente dal ''Time Magazine'' («''It is true that I made a statement which corresponds approximately with the text you quoted. I made this statement during the first years of the Nazi-Regime — much earlier than 1940 — and my expressions were a little more moderate.''»). Secondo lo scienziato [[William C. Waterhouse]] lo stralcio riportato dal ''Time Magazine'' sarebbe stato estrapolato da un commento casuale rilasciato dallo scienziato ad un giornalista, durante il periodo in cui Einstein viveva ancora in Germania. L'opinione di Waterhouse trova conferma in una lettera successiva dello scienziato, risalente al 14 novembre 1950.<br />Si tratta di una lettera di risposta ad una missiva invitagli da un pastore di una chiesa di Brooklyn, l'11 novembre 1950. Nella lettera il pastore ricordò che dopo l'avvento di Hitler, Einstein aveva rilasciato tale dichiarazione (una copia venne allegata alla lettera) e chiese gentilmente ad Einstein di inviargli una copia manoscritta di quel brano. Einstein rispose così: «Sono colpito dal tono generoso e leale della Sua lettera dell'11 novembre. Sono tuttavia un po' imbarazzato. Le parole che Lei cita non sono mie. Poco dopo l'ascesa al potere da parte di Hitler, ebbi un colloquio con un giornalista su questi argomenti. Da allora le mie osservazioni sono state rielaborate ed esagerate: non le riconosco più. Non posso trascrivere in buona fede il brano che Lei mi manda, credendolo mio. L'argomento è ancora più imbarazzante per me perché, come Lei, sono estremamente critico nei confronti degli atteggiamenti e soprattutto delle attività politiche del clero ufficiale nel corso della storia. Quindi il brano, anche se potessi trascriverlo con le mie parole originali (che non ricordo particolareggiatamente) dà un'impressione sbagliata del mio pensiero a riguardo.»</small>
 
*Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato via anche con mazze e pietre. ([[Sandro Pertini]])
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*Ridere spesso e di gusto; ottenere il rispetto di persone intelligenti e l'affetto dei bambini; prestare orecchio alle lodi di critici sinceri e sopportare i tradimenti di falsi amici; apprezzare la bellezza; scorgere negli altri gli aspetti positivi; lasciare il mondo un pochino migliore, si tratti di un bambino guarito, di un'aiuola o del riscatto da una condizione sociale; sapere che anche una sola esistenza è stata più lieta per il fatto che tu sei esistito. Ecco, questo è avere [[successo]]. ([[Ralph Waldo Emerson]])
:Una forma differente di questa citazione risale al 1905 e appartiene in realtà a [[Bessie Anderson Stanley]]. La prima attribuzione nota ad Emerson risale invece al 1951 e sembra non avere alcun fondamento. La citazione di Bessie A. Stanley è: «Ha avuto successo colui che ha vissuto bene, ha riso spesso e amato molto; chi si è guadagnato il rispetto di persone intelligenti e l'amore dei bambini piccoli; chi ha trovato il suo posto e ha portato a termine il suo compito; chi ha lasciato il mondo meglio di come l'ha trovato, grazie a un papavero coltivato, a una poesia perfetta o a un'anima salvata; chi ha saputo apprezzare la bellezza della Terra e non ha mai mancato occasione di esprimerla; chi ha cercato sempre il meglio negli altri e ha dato loro il meglio di sé; colui la cui vita è stata una fonte di ispirazione, il cui ricordo è una benedizione.»
::<small>La citazione di Bessie A. Stanley è: «Ha avuto successo colui che ha vissuto bene, ha riso spesso e amato molto; chi si è guadagnato il rispetto di persone intelligenti e l'amore dei bambini piccoli; chi ha trovato il suo posto e ha portato a termine il suo compito; chi ha lasciato il mondo meglio di come l'ha trovato, grazie a un papavero coltivato, a una poesia perfetta o a un'anima salvata; chi ha saputo apprezzare la bellezza della Terra e non ha mai mancato occasione di esprimerla; chi ha cercato sempre il meglio negli altri e ha dato loro il meglio di sé; colui la cui vita è stata una fonte di ispirazione, il cui ricordo è una benedizione.»</small>
 
*Roma ha parlato, la causa è finita. ([[Agostino d'Ippona]])
::<small>Questa citazione è attribuita ad Agostino, ma queste parole non sono presenti nei suoi scritti. Tale estrapolazione deriva con ogni probabilità dai ''Discorsi'' 131, 10: ''Iam enim de hac causa duo concilia missa sunt ad Sedem Apostolicam: inde etiam rescripta venerunt. Causa finita est: utinam aliquando finiatur error!'' («Appunto a proposito di questa causa, sono già stati inviati alla Sede Apostolica gli Atti di due Concili; ne abbiamo avuto di ritorno anche i rescritti. La causa è finita: voglia il cielo che una buona volta finisca anche l'errore.»).</small>
:Questa citazione è attribuita ad Agostino, ma queste parole non sono presenti nei suoi scritti.
::<small>Tale estrapolazione deriva con ogni probabilità dai ''Discorsi'' 131, 10: ''Iam enim de hac causa duo concilia missa sunt ad Sedem Apostolicam: inde etiam rescripta venerunt. Causa finita est: utinam aliquando finiatur error!'' («Appunto a proposito di questa causa, sono già stati inviati alla Sede Apostolica gli Atti di due Concili; ne abbiamo avuto di ritorno anche i rescritti. La causa è finita: voglia il cielo che una buona volta finisca anche l'errore.»).</small>
 
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*Sii cauto nell'accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga.<br />Ma accetta il consiglio... per questa volta. ([[Kurt Vonnegut]])
:Questa è l'ultima parte del monologo finale del film ''[[The Big Kahuna]]'' (2000). Il brano è anche conosciuto come ''Wear sunscreen'' ed è apparso per la prima volta sul web nel giugno 1997 sotto forma di catena di Sant'Antonio: il testo veniva indicato come un discorso ai laureati del Mit (Massachusetts Institute of Technology) pronunciato da Kurt Vonnegut. Lo stesso Vonnegut tuttavia affermò di non essere mai stato al Mit e di non aver mai pronunciato tale discorso. Il vero autore del testo, infatti, è [[Mary Schmich]], una giornalista del ''Chicago Tribune'' che il 1º giugno 1997 pubblicò questo articolo (''Advice, like youth, probably just wasted on the young'') come una sorta di "Guida alla vita per i neolaureati". Nel film ''The Big Kahuna'' il monologo finale viene letto dalla voce fuori campo di [[Danny DeVito]] in lingua inglese (sia nel doppiaggio originale sia in quello italiano) che scandisce il testo al ritmo di un sottofondo musicale. Nel frattempo scorrono le immagini finali del film e la parte iniziale dei titoli di coda e vengono mostrati man mano anche i sottotitoli in italiano per le parole pronunciate da Danny DeVito. [[Baz Luhrmann]] nel 1998 realizzò un singolo musicale partendo da questo testo, ''Everybody's free to wear sunscreen''. Dopo aver visto il film [[Linus (deejay)|Linus]], nel 2002, rimase colpito dal monologo finale e decise di realizzarne una versione in italiano, ''Accetta il consiglio'', utilizzando il testo italiano dei sottotitoli del film e lo stesso sottofondo musicale. Tale brano viene recitato da [[Giorgio Lopez]], il quale aveva doppiato [[Danny DeVito]] in molti film ma non in ''The Big Kahuna''.
::<small>Nel film ''The Big Kahuna'' il monologo finale viene letto dalla voce fuori campo di [[Danny DeVito]] in lingua inglese (sia nel doppiaggio originale sia in quello italiano) che scandisce il testo al ritmo di un sottofondo musicale. Nel frattempo scorrono le immagini finali del film e la parte iniziale dei titoli di coda e vengono mostrati man mano anche i sottotitoli in italiano per le parole pronunciate da Danny DeVito. [[Baz Luhrmann]] nel 1998 realizzò un singolo musicale partendo da questo testo, ''Everybody's free to wear sunscreen''. Dopo aver visto il film [[Linus (deejay)|Linus]], nel 2002, rimase colpito dal monologo finale e decise di realizzarne una versione in italiano, ''Accetta il consiglio'', utilizzando il testo italiano dei sottotitoli del film e lo stesso sottofondo musicale. Tale brano viene recitato da [[Giorgio Lopez]], il quale aveva doppiato [[Danny DeVito]] in molti film ma non in ''The Big Kahuna''.</small>
 
*Smettere di [[tabagismo|fumare]] è facile. Io l'ho fatto centinaia di volte. ([[Mark Twain]])
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*Tutto ciò che è necessario per il trionfo del diavolo è che gli uomini [[Bontà|buoni]] non facciano nulla. ([[Edmund Burke]])
:La frase comunemente attribuita a Burke, non è presente in nessuna delle opere dello statista. La falsa attribuzione potrebbe essere nata da un celebre libro di citazioni, il ''Bartlett's Familiar Quotations'' uscito nel 1905. La citazione potrebbe derivare da una frase simile di [[John Stuart Mill]]: «Gli uomini malvagi non hanno bisogno che di una cosa per raggiungere i loro scopi, cioè che gli uomini buoni guardino e non facciano nulla». Mill sembrerebbe essersi ispirato a una citazione dello stesso Burke, contenuta in ''Pensieri sulle cause dell'attuale malcontento'' (1770): «Quando i malvagi si uniscono, i buoni devono associarsi. Altrimenti cadranno uno ad uno, un sacrificio spietato in una lotta disprezzabile». La citazione è talvolta attribuita anche a [[John Fitzgerald Kennedy]] e [[Charles F. Aked]].
::<small>La citazione potrebbe derivare da una frase simile di [[John Stuart Mill]]: «Gli uomini malvagi non hanno bisogno che di una cosa per raggiungere i loro scopi, cioè che gli uomini buoni guardino e non facciano nulla». Mill sembrerebbe essersi ispirato a una citazione dello stesso Burke, contenuta in ''Pensieri sulle cause dell'attuale malcontento'' (1770): «Quando i malvagi si uniscono, i buoni devono associarsi. Altrimenti cadranno uno ad uno, un sacrificio spietato in una lotta disprezzabile». La citazione è talvolta attribuita anche a [[John Fitzgerald Kennedy]] e [[Charles F. Aked]].</small>
 
*Tutto ciò che si può inventare è già stato inventato. ([[Charles Holland Duell]])
:Questa frase viene spesso attribuita all'impiegato dell'[[w:United States Patent and Trademark Office|ufficio brevetti statunitense]], Charles Duell. Secondo il bibliotecario Samuel Sass tuttavia la frase sarebbe un falso, anche perché Duell aveva spesso dichiarato l'esatto contario. Nel 1902 ad esempio disse: «A mio parere, tutti i precedenti progressi che si sono avuti con le varie invenzioni, appariranno del tutto trascurabili rispetto a quelli di cui sarà testimone questo secolo. Desidererei quasi poter vivere la mia vita di nuovo per vedere quali meraviglie sono alle soglie.»
::<small>Nel 1902 ad esempio disse: «A mio parere, tutti i precedenti progressi che si sono avuti con le varie invenzioni, appariranno del tutto trascurabili rispetto a quelli di cui sarà testimone questo secolo. Desidererei quasi poter vivere la mia vita di nuovo per vedere quali meraviglie sono alle soglie.»</small>
 
*Tutto scorre. ([[Eraclito]])