Luciano De Crescenzo: differenze tra le versioni

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==''Così parlò Bellavista''==
*[[Napoli]] per me non è la città di Napoli ma solo una componente dell'animo umano che so di poter trovare in tutte le persone, siano esse napoletane o no. A volte penso addirittura che Napoli possa essere ancora l'ultima speranza che resta alla razza umana. (''Due parole di prefazione''; p. 9)
*[...] [[Gli uomini si dividono in due categorie|l'umanità si divide]] in quelli che si fanno la doccia e in quelli che si fanno il bagno. (cap. 3; p. 30)
*[...] la parola esagerazione non esiste nel vocabolario dell'amore. (cap. 7; p. 65)
*[...] di [[Berna]] si dice che sia grande il doppio del cimitero di Vienna ma che ci si diverta solo la metà. (cap. 7; p. 65)
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*[...] il [[potere]] non sazia, anzi è come una droga e richiede sempre dosi maggiori. (cap. 17; p. 139)
*Siamo [[angelo|angeli]] con un'ala soltanto e possiamo [[volo|volare]] solo restando abbracciati.<ref>La frase, qui firmata con le iniziali dell'autore (L.D.C.), è riportata anche in ''La distrazione'' (Mondadori, 2000) e ''I pensieri di Bellavista'' (Mondadori, 2005), oltre che nel film ''[[Così parlò Bellavista]]'' (1984). È inoltre ripresa in una poesia di [[Antonio Bello]], cantata al termine del suo rito funebre, il 22 aprile 1993: «Noi siamo angeli con un'ala sola. Per volare, abbiamo bisogno di restare abbracciati al fratello, cui prestiamo la nostra ala e da cui prendiamo l'altra ala, necessaria per volare». (citato in Aa.vv., ''Don Tonino vescovo secondo Concilio'', La meridiana, 2004)</ref> (cap. 23; p. 167)
*«Per quello che posso ricordare io», dice il dottor Vittorio, «è sempre stata una festa di pessimo gusto. Violenza e rumore, questa era [[Festa di Piedigrotta|Piedigrotta]]. Che oggi poi, a distanza di tanti anni, ci ricordiamo di Piedigrotta come di una festa divertente lo posso pure capire, ma è chiaro che il merito del ricordo è solo per la nostra adolescenza e non per la manifestazione che in se stessa non ha mai avuto nulla di edificante.»<br />«Ecco qua», dice il professore, «mò è venuto Vittorio e mi ha fatto diventare una fetenzia pure il ricordo di Piedigrotta!»<br />«Ma andiamo, siamo seri. Lo vogliamo capire o no che la morte di Napoli è stato il folklore! Tutti noi sappiamo che quando c'era Piedigrotta cercavamo di evitare le strade dove si svolgeva la festa, e allora confessiamolo onestamente che noi, a Piedigrotta, non ci siamo divertiti mai.»<br />«Ma come non ci siamo divertiti mai, dottò!» dice Saverio. «Io ero piccolo è vero ma i carri me li ricordo ancora: e ci stava il carro con le maschere d’Italia, con Pulcinella, Arlecchino e compagnia cantando, e poi c'era il carro dei frutti di mare con le femmine con le cosce da fuori che uscivano da dentro alle cozze, e poi c'era il carro con il Vesuvio che fumava overamente, con la funicolare illuminata e con la gente che cantava: Iamme, Iamme. Era bella dottò Piedigrotta.» (cap. 23; pp. 167-168)
*«Piano, piano con questa parola: industrializzazione» dice il professore. «Napoli è stata rovinata da [[Achille Lauro|Lauro]], da [[Antonio Gava|Gava]] e dalla chimera dell'industrializzazione. Lauro l'ha gestita come l'ultimo dei Borboni, Gava ha addirittura fatto rimpiangere Lauro, ma nessuno dei due ha fatto tanto male a Napoli come chi ha creduto di risolvere il problema napoletano con l'industrializzazione. Voi invece immaginatevi una Napoli senza ciminiere, una Napoli che nella piana di Bagnoli al posto dell'Italsider avesse avuto tutta una serie di alberghi, di cottages, di villini e di casinò. Positano, Amalfi, Ischia, Capri, Procida, Baia, il lago d'Averno, Pompei. Ercolano, Vietri, Cuma, il Faito, il Vesuvio, isole, scogli, montagne, vulcani, laghi. il punto d'incontro del turismo mondiale! La Las Vegas d'Europa! Il paradiso in terra! Ma pensate, ad esempio, al Castello dell'Ovo, a questo bellissimo maniero medioevale, ricco di enormi sale, di piccole viuzze interne e di suggestive botteghe». (cap. 25; p. 178)
*[[Masaniello]], tra tutti i personaggi storici, comici, politici e artistici nati a Napoli, è quello che maggiormente incarnò lo spirito napoletano. E questo perché espresse le contraddizioni, l'istinto di amore, l'incapacità di esercitare il potere, la generosità e l'ignoranza del suo popolo. Masaniello è amore e disordine. (cap. 26; p. 202)