Cesare Cases: differenze tra le versioni
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==Citazioni di Cesare Cases==
*Confesso di non essere mai riuscito, prima di oggi, a leggere per intero un libro di Mario Soldati, e l'ostacolo era sempre uno solo: la sottigliezza. Certo, anche Proust, per esempio, è sottile, ma si ha sempre l'impressione che lo è perché non può farne a meno, perché le cose e gli uomini sono così, tanto più nel riflesso esasperato della memoria. Invece la sottigliezza di Soldati è programmata, è una manifestazione dell'onnipotenza del soggetto, ciò che non torna, poiché l'onnipotenza cerca naturalmente la semplicità.
*Ma se ''[[Il barone rampante|Il barone]]'' non è un ''Entwicklungsroman'' {{NDR|"romanzo di evoluzione"}}, è dubbio anche che si tratti puramente e semplicemente di un romanzo, poiché non c'è un nodo fondamentale, un avvenimento o una serie di avvenimenti decisivi che mettano alla prova il carattere dei personaggi.<ref name=calvinopathos>Da ''Calvino e il «pathos» della distanza'', in ''Città aperta'' n. 7-8, luglio-agosto 1958, pp. 33-35; ristampato come postfazione a Italo Calvino, ''Il barone rampante'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2002. ISBN 978-88-04-37085-7</ref>
*Mentre lo [[scrittore]] di romanzi accetta sempre come dato certo problematico, ma ineliminabile, la disarmonia tra individuo e società, tra uomo e mondo, [[Italo Calvino|Calvino]], poeta epico sperdutosi in tempi avversi all'epos, non vi si rassegna, e aspira a priori (e non, caso mai, come risultato di un lungo processo) a un'integrazione totale.<ref name=calvinopathos/>
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