Umberto Eco: differenze tra le versioni

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*Anni fa si tagliò la barba per non farsi riconoscere. Poi, visto che nessuno lo riconosceva, se la fece ricrescere. ([[Roberto Gervaso]])
*"Come chi, abbandonato da una donna, diventa misogino a vita, pensando che sono tutte puttane" (p. 33 di ''Sette anni di desiderio''). Eco crede di liquidare con una battuta d'effetto i "nouveaux philosophes" e qualche altro cretino. E non s’accorge che l'analogia usata, che per lui significa il colmo dell'ottusità, tocca invece, nonostante la trivialità dell'espressione, cose non riducibili alla chiacchiera illuminata o alla misura di un seminario accademico: il bisogno degli uomini di credere e di amare, la sofferenza della sconfitta, la volontà di non dimenticare... Ma basta, qui si cade nel serio... ([[Piergiorgio Bellocchio]])
*Bilanci di fine anno. Sono stato a lungo incerto se includere o non includere ''Il pendolo di Foucault'' fra i libri più brutti letti nel corso dell'88. A farmi decidere per il no è stata la convinzione che non può essere brutto un libro che in nessun caso avrebbe potuto essere bello. Il bello, in letteratura, è una sorta di utilità marginale: nasce, se nasce, dal sovrappiù di senso che lo stile riesce a strappare al di là della realizzazione del progetto. E basta aprire il secondo romanzo di Eco per accorgersi che non vi spira alito di stile, che il motorino della scrittura ce la fa appena a smuovere la carretta dell'intreccio con il suo greve carico erudito. ''Il pendolo di Foucault'' può assomigliare a tutto - a un'inchiesta dell'"Espresso", a un'enciclopedia tascabile, a un'annata della "Settimana enigmistica", al "papiro" di una matricola - tranne che al libro di uno scrittore. Sotto il profilo letterario Eco va assolto per non aver commesso il fatto. (Giovanni Raboni, ''Devozioni perverse'', Rizzoli 1994)
*È chiaro professor Eco, è chiaro che lei Kant lo legge fino a tarda notte ma non lo capisce? ([[Giuliano Ferrara]])