Jared Diamond: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*I destini dei [[popolo|popoli]] sono stati così diversi a causa delle differenze ambientali, non biologiche tra i popoli medesimi. ''(Prologoprologo)''
*La conoscenza è potere. La [[scrittura]] è fonte di potere nelle società moderne, perché rende possibile trasmettere conoscenza meglio, più rapidamente e più lontano. ''(XII Capitolocap.)''
*I re e i sacerdoti sumeri volevano che i caratteri cuneiformi servissero agli scribi per tenere il conto delle tasse, non al popolo per poetare e ordire complotti. Come dice [[Claude Lévi-Strauss]], la funzione principale della scrittura nel tempo antico era quella di «facilitare l'asservimento di altri esseri umani». ''(XII Capitolocap.)''
*Spesso l'[[invenzione]] è la madre della necessità, e non viceversa. ''(XIII Capitolocap.)''
*Molte altre tribù [oltre ai fayu] della Nuova Guinea e dell'Amazzonia devono il loro ingresso nella società contemporanea ai missionari, che precedono l'arrivo dei dottori, dei maestri, dei soldati e degli ufficiali di governo. La diffusione degli stati e delle religioni occidentali ha sempre proceduto di concerto, sia con modi pacifici (come con i fayu) che con la forza. In quest'ultimo caso, è in genere il governo che pianifica la conquista, e la religione che la giustifica. ''(XIV Capitolocap.)''
*Le forti disparità tra le vicende dei continenti non sono dovute a innate differenze nei popoli che li abitano, ma alle loro differenze ambientali. ''(Epilogoepilogo)''
 
===[[Explicit]]===
In breve, riconosco che comprendere i meccanismi della storia è molto più complesso che comprendere quelli dei fenomeni deterministici. Però esistono metodi per analizzare i problemi di carattere storico che funzionano bene in molte discipline: per questo motivo, le vicende delle nebulose, dei dinosauri e dei ghiacciai sono in genere classificate come «scienze». Ma l'introspezione ci può far conoscere molto di più sulla storia degli uomini che su quella dei dinosauri. Ecco perché sono ottimista, e penso che lo studio storico delle società umane potrà essere affrontato con metodi simili a quelli delle altre scienze. Faremo un grande regalo alla nostra società se capiremo cosa ha plasmato il mondo moderno, e cosa potrebbe plasmare il futuro.
 
{{NDR|Jared Diamond, "Armi, acciaio e malattie", traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, Torino, 2000}}
 
==''Collasso''==
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===Citazioni===
* Oggi la gran parte di noi occidentali può permettersi di condurre un'esistenza piena di sprechi. Ma in questo modo dimentichiamo che le nostre condizioni sono soggette a fluttuazioni e che potremmo non essere in grado di anticipare quando il vento cambierà. A quel punto saremo ormai troppo abituati a uno stile di vita dispendioso, per cui le uniche vie d'uscita potranno essere una drastica riduzione del nostro tenore di vita o la bancarotta. (cap. IV, pagp. 170)
 
* {{NDR|I [[maya]]}} Erano, infatti, il popolo più evoluto (o tra i più evoluti) del Nuovo Mondo precolombiano e gli unici ad aver posseduto la scrittura. Pur presentando alcuni problemi legati al carsismo del terreno e alla variabilità delle precipitazioni, il loro ambiente non può essere annoverato tra i più fragili, secondo la media mondiale. [...] La storia dei maya è di monito, affinché non si creda che soltanto le società piccole, marginali e situate in zone fragili siano esposte al rischio di crollo: anche le civiltà più avanzate e creative possono sparire. (cap. V, pagp. 174)
 
* Perché i re e i nobili {{NDR|maya}} non furono capaci di riconoscere e risolvere quei problemi così evidenti che minacciavano la loro società? La loro attenzione era evidentemente concentrata su mire personali e a breve termine [...]. Come quasi tutti i capi nella storia del genere umano, i re e i nobili maya non tennero conto dei problemi a lungo termine, posto che fossero in grado di accorgersene. [...] La passività dei capi dell'isola di Pasqua e dei re maya di fronte alle vere e grandi minacce che incombevano sulle loro società ci fa pensare all'estremo esibizionismo consumistico dei ricchi americani dei giorni nostri. (cap. V, pagp. 192)
 
* I leader che possono veramente contribuire a cambiare le cose sono quelli che non accettano passivamente lo stato dei fatti, ma che hanno il coraggio di prevedere una crisi, di agire prima che questa si manifesti e che, in modo risoluto, dall'alto della loro posizione prendono decisioni sagge. Allo stesso modo, i cittadini altrettanto coraggiosi e attivi nella loro comunità possono contribuire al cambiamento agendo dal basso verso l'alto. (cap. IX, pagp. 322)
 
* Come il resto del mondo, la [[Cina]] oscilla tra sviluppo incontrollato e consapevolezza ambientale. L'enorme popolazione, l'economia in forte crescita e il forte centralismo decisionale fanno sì che i tentennamenti di questa nazione nelle due direzioni siano di portata mondiale. [...] Per la sua estensione territoriale e per la sua peculiare forma di governo, le decisioni prese ai vertici operano in scala molto più vasta in Cina che in qualsiasi altro paese del mondo [...] Nel migliore dei casi, il governo cinese capirà che i problemi ambientali sono potenzialmente molto peggiori di quelli demografici, e adotterà per risolverli misure audaci e risolute, come ha fatto in passato imponendo per legge il controllo delle nascite. (cap. XII, pagp. 385)
 
* L'[[Australia]] illustra nella sua forma più estrema la corsa sfrenata in cui è coinvolto il mondo moderno. Da un lato i problemi ambientali australiani, come nel resto del mondo, stanno accelerando esponenzialmente. Dall'altro stanno aumentando anche la pubblica consapevolezza e le iniziative private e governative volte a frenare il degrado ambientale. Quale di questi due concorrenti vincerà la corsa? Molti lettori di questo libro sono giovani e vivranno abbastanza a lungo per vedere l'esito in prima persona. (cap. XIII, pagp. 423)
 
* Le popolazioni del Terzo Mondo aspirano a una vita migliore. [...] I paesi del Terzo Mondo sono incoraggiati dalle organizzazioni internazionali a perseguire l'obiettivo di una vita «all'occidentale» [...] Nessuno, però, vuole dire esplicitamente che quel sogno è irrealizzabile: un mondo in cui l'enorme popolazione del Terzo Mondo raggiungesse e mantenesse gli standard di vita tipici del Primo sarebbe insostenibile. [...] Oggi non è politicamente realistico che i leader dei paesi del Primo Mondo propongano ai cittadini di abbassare i loro standard di vita, limitandosi nel consumo di risorse e di rifiuti prodotti. Ma cosa accadrà quando le popolazioni del Terzo Mondo capiranno che gli standard di vita occidentali sono per loro irraggiungibili e che i paesi sviluppati si rifiutano, da parte loro, di abbandonare quello stile di vita insostenibile? La vita è piena di scelte difficili [...] ma questa sarà la più dura: come incoraggiare e aiutare tutti i popoli a raggiungere standard di vita più elevati senza, però, che uno sfruttamento eccessivo delle risorse del pianeta mini alle fondamenta la possibilità stessa di una vita migliore per tutti? (cap. XVI, pagp. 502-503)
 
* Oggi, proprio come in passato, i paesi che hanno distrutto il loro ambiente e/o che sono sovrappopolati sono esposti al rischio di sconvolgimenti politici. Quando i cittadini sono disperati, malnutriti e senza speranza incolpano il governo, ritenuto responsabile delle loro miserie o incapace di risolvere i loro problemi. Allora, se non cercano di emigrare a tutti i costi, possono iniziare a combattere per il possesso delle scarse risorse [...]. I risultati sono i genocidi [...]; le guerre civili e le rivoluzioni [...]; l'invio di contingenti militari dal Primo Mondo [...]; il tracollo del governo centrale [...]; infine, una povertà sconvolgente [...]. Dunque, i fattori che meglio spiegano un crollo non sono altro che le conseguenze del degrado ambientale e di forti pressioni demografiche. (cap. XVI, pagp. 520-522)
 
* Oggi il mondo non si trova più ad affrontare il rischio di un tracollo circoscritto, come quello dell'isola di Pasqua o dei maya, che si spensero senza che il resto del mondo lo venisse a sapere. Le società odierne sono così interconnesse che il rischio in cui incorriamo è quello di un crollo globale. (cap. XVI, pagp. 524)
 
* L'intero globo è oggi un tutt'uno autosufficiente e isolato, come lo erano un tempo l'isola di Tikopia e il Giappone dell'era Tokugawa. Come fecero i tikopiani e i giapponesi, anche noi dobbiamo capire che non esiste nessun'altra isola (nessun altro pianeta) cui potremmo rivolgerci per chiedere aiuto, o sulla quale potremmo esportare i nostri problemi. Anche noi, come questi popoli, dobbiamo invece imparare a vivere nei limiti dei nostri mezzi. (cap. XVI, pagp. 526)
 
* Corriamo grossi pericoli, ma non al di là del nostro controllo, come potrebbe essere una collisione con un asteroide, di quelli che colpiscono la Terra soltanto ogni cento milioni di anni. Si tratta, invece, di rischi che abbiamo creato e continuiamo a creare noi stessi. Siamo noi la causa dei danni ambientali e per questo abbiamo la possibilità di controllarli: spetta a noi la scelta di smettere. Il futuro è a nostra disposizione, dobbiamo prenderne le redini. (cap. XVI, pagp. 526-527)
 
===[[Explicit]]===
Il mio ultimo motivo di speranza è frutto di un'altra conseguenza della globalizzazione. In passato non esistevano né gli archeologi né la televisione. Nel XV secolo, gli abitanti dell'isola di Pasqua che stavano devastando il loro sovrappopolato territorio non avevano alcun modo di sapere che, in quello stesso momento, ma a migliaia di chilometri, i vichinghi della Groenlandia e i khmer si trovavano allo stadio terminale del loro declino, o che gli anasazi erano andati in rovina qualche secolo prima, i maya del periodo classico ancora prima e i micenei erano spariti da due millenni. Oggi, però, possiamo accendere la televisione o la radio, comprare un giornale e vedere, ascoltare o leggere cosa è accaduto in Somalia o in Afghanistan nelle ultime ore. I documentari televisivi e i libri ci spiegano in dettaglio cosa è successo ai maya, ai greci e a tanti altri. Abbiamo dunque l'opportunità di imparare dagli errori commessi da popoli distanti da noi nel tempo e nello spazio. Nessun'altra società del passato ha mai avuto questo privilegio. Ho scritto questo libro nella speranza che un numero sufficiente di noi scelga di approfittarne.
 
{{NDR|Jared Diamond, "Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere", traduzione di Francesca Leardini, Einaudi, Torino, 2005}}
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
{{NDR|*Jared Diamond, "''Armi, acciaio e malattie"'', traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, Torino, 2000}}.
{{NDR|*Jared Diamond, "''Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere"'', traduzione di Francesca Leardini, Einaudi, Torino, 2005}}
 
==Altri progetti==