Luigi Martini (presbitero): differenze tra le versioni

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*Io sono quel Don Martini Arciprete della Cattedrale, che visitava i detenuti politici nel Castello di [[Mantova]], e li confortai nei giorni ultimi della vita, accompagnandoli tutti a Belfiore, e quindi scrissi il Confortatorio di Mantova, che mi permisi di presentarglielo come feci del mio ''Seminarista'', e del mio ''buon Contadino''. (da una lettera spedita il 18 aprile 1873 ad [[Alessandro Manzoni]]; citato in Cipolla 2010)
 
==[[Incipit]] di ''Il Confortatorio di Mantova negli anni 1851, 52, 53 e 55''==
=== [[Incipit]] ===
*Erano le dieci antimeridiane del mercoledì 23 ottobre 1851, quando nella Sacristia di questa Cattedrale mi si presentò un uomo sui cinquant'anni, piangente, desolato gridando: sono rovinato, sono rovinato, D. Martini, per carità non mi abbandoni, e salvi mio figlio. Era tanta la piena del dolore, e la desolazione del misero, che non potendo più parlare, né stare in piedi, si pose a sedere sopra uno scanno della Sacristia stessa fino a che, dato sfogo al pianto ed al dolore, che lo soffocavano, tornò a gridare: per carità, mi ajuti, D. Martini, altrimenti sono disperato!
 
=== Citazioni ===
* {{NDR|Rivolgendosi a [[Carlo Poma]]}} A suo tempo parleremo anche della morte e della eternità, ma con misura e discrezione, perchè la preparazione più bella alla morte sono non i discorsi, ma le opere buone; tal che Platone stesso diceva, che la scienza del ben vivere, è anche la scienza del bel morire. (p. 393)
* Appena me lo consentirono le mie occupazioni del Seminario, mi recai nelle ore pomeridiane da [[Carlo Poma|Carlo]], il quale stava leggendo. Non pareva un uomo, che fosse stato quel giorno condannato a morte da subirsi dopo tre giorni. Imperocchè era calmo e tranquillo, come chi non ha nè rimorso, nè paura, e sa di essere in paese amico, amato e benedetto da suoi fratelli. (p. 397)
* Il mezzo più efficace per raddolcire le amarezze di un misero, è farlo parlare. Parlando, egli corre subito alle sue pene e alle sue miserie, perchè la lingua batte dove il dente duole; e narrando i dispiaceri, manda fuori I'amaro che gli avvelena il cuore. [[Francesco Petrarca|Petrarca]] scriveva, che cantando, il duol si disacerba. (p. 398)
* Esso {{NDR|[[Carlo Poma]]}} e i suoi compagni sospiravano la li bertà e l' indipendenza d'Italia, eredi dello spirito liberale e nazionale dei prigionieri di Spielberg, compendiato in questo programma, che si erano proposti a regola di tutta la loro vita: ''il giusto, il ver, la libertà sospiro''. (p. 399)
* [[Vincenzo Gioberti]] fu savio e previdente, quando consigliò doversi conseguire la libertà e l' indipendenza non colla forza materiale delle armi, ma colla forza morale dell' educazione. (p. 401)
* Il signor Commissario {{NDR|Filippo Rossi che sfuggì a un attentato alla sua vita}} ne fu commosso e andò tosto a santa Teresa. Abbracciò [[Carlo Poma|Carlo]] {{NDR|Poma}}, mandò lagrime di dolore, si trattenne lungamente con lui, e parti col desiderio, che fosse salvata la vita di lui, al quale egli era debitore della sua. Ma la sentenza era stata data. L' oracolo aveva parlato, e [[Socrate]] dovea morire. (p. 430)
 
== Citazioni su Luigi Martini ==