Gino Bonichi: differenze tra le versioni

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Inserisco citazioni. Particolari impostazioni grafiche come: '... Il Sanatorio' ed altre sono nel testo.
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*Giorni e mesi tremendi sono passati guardati da me su pareti bianche che si schiarivano e si scurivano sconfinando; abbandonato alla passività più completa ma non indifferente; vagando sui rami di un cedro che non faceva mai rumore, visto nello spazio della finestra... (p. 57)
*Ora dovrei parlarti della mia solitudine. Anche tu conosci questa bestia: essa inaridisce il cuore, sa scavare, come una talpa, e come essa ha il pelo morbidissimo impalpabile, ed è del suo stesso colore, grigia. Tutti i grigi che vanno verso l'azzurro e tutti i grigi sordi misteriosi che vanno verso il rosso. Annientare, distruggere: non è la mia età. Io voglio fermare i miei occhi, le mie mani e non vagare. Voglio far uscire dalle mie mani le cose di cui il mio cuore è stato pieno. Voglio stringere, non carezzare.<br />Voglio, forse avrei dovuto scrivere, vorrei, perché infine non faccio che rivoltarmi in questo spazio e l'infinito è grande come un lenzuolo. In esso ci si riposa: è un morire... (p. 57)
*Qui ha nevicato abbondantemente, ma subito il giorno dopo era sparita per incanto e l'aria era di nuovo tiepida. Ora è nuvoloso e se mi manca il sole sono perduto. Mi viene come la voglia di saltare i giorni. Non considero queste giornate e vorrei sparire, cadere addormentato, risvegliarmi di nuovo in un giorno col sole...Perché drammatizzare? Tutto è normale, anche uno che è malato. Perché dovrei forzare il tono: perché mi accade questo? non ti ho detto che sono contento. Anche a Mafai ho scritto che io non sono né ribelle e disperato né un rassegnato. Tutto si restringe in modo implacabile intorno a me, ma io non sarò schiacciato. Perché avere terrore o paura di questo? E poi non è il caso di parlarne, {{sic|chè}} durerà ancora forse uno o due anni, s va bene. E due anni sono lunghi come due secoli, sono otto stagioni! Ancora due primavere! Due estati. C'è ancora tempo di lavorare, di ridere, di giocare e di dormire. (p. 58)
*Se tu dici ad un uomo: dormi seduto, quando da innumerevoli e infinite generazioni l'uomo ha dormito sdraiato, non è cosa facile ad ottenere senza indicibile strazio. Per di più con la febbre e un'agitazione nel corpo che mi rende ardente. Naturalmente se mi sdraio mi sembra di soffocare. Altra congestione, se congestioni sono: altro periodo febbrile. Respiro con difficoltà e sono costretto a stare su una pila di cuscini e naturalmente a non dormire. Scipione non ti darà che cattive notizie. (p. 58)
*... Il Sanatorio mi ha inghiottito con le verande spalancate su la valle e riducendomi un cencio. Tu non sai come ti annulla, come ti fa scomparire. In verità sei sepolto... ma sotto la lana. Pensa a tutta l'eternità sotto la lana, fra le coperte. Che altra nobiltà nelle mummie con le loro bende di lini, bagnate di resina. Il viaggio, uno strapazzo; ma non fa nulla. Quassù l'aria è fina e vedremo che succede. L'aria è come una spada sottile di elastico: entra per le nari, per la bocca, tocca e si ritira... (p. 59)