Marguerite Yourcenar: differenze tra le versioni

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*Qualsiasi [[felicità]] è un capolavoro: il minimo errore la falsa, la minima esitazione la incrina, la minima grossolanità la deturpa, la minima insulsaggine la degrada. (p. 155)
*Le nostre vecchie religioni, che non impongono all'uomo il gioco di alcun dogma, si prestano a interpretazioni tanto varie quanto la natura stessa, e lasciano che i cuori austeri si foggino, se lo vogliono, una morale più alta, senza costringere le masse a precetti troppo rigidi per evitare che ne scaturiscano subito costriuzione e ipocrisia. (V, 1: p. 208)
*Mi dicevo che è vano sperare, per Atene e per Roma, quell'eternità che non è accordata né gli uomini né alle cose, e che i più saggi tra noi negano persino agli dèi. [...] <br>«Natura deficit, fortuna mutatur, deus omnia cernit.» La natura ci tradscetradisce, la fortuna muta, un dio dall'alto guarda ogni cosa. [...] <br>Là dove un tessitore rattopperebbe la sua tela, dove un calcolatore corrgegerebbecorreggerebbe i suoi errori, dove l'artista ritoccherebbe il suo capolavoro ancora imperfetto o appena danneggiato, la natura preferisce ricominciare dall'argilla, dal caos; e questo sperpero è ciò che si chiama l'«ordine delle cose». (V, 3: pp. 227-9)
*La mia opinione su di lui si modificava senza posa, il che accade solo per gli esseri che ci toccano da vicino: gli altri, ci contentiamo di giudicarli alla grossa, e una volta per tutte. (V, 5: p. 241)
*Mi fa meraviglia che la maggior parte degli uomini abbia tanta paura degli spettri, mentre si acconsente così facilmente a parlare con i morti, in sogno. (VI, 2: p. 272)