Ennio Flaiano: differenze tra le versioni

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===''Taccuino del Marziano''===
*Chi rifiuta il [[sogno]] deve masturbarsi con la [[realtà]].
*Il mio [[gatto]] fa quello che io vorrei fare, ma con meno letteratura.<ref>Riportato anche in ''Un marziano a Roma e altre farse'', nella forma "«Un gatto fa quello che io vorrei fare, ma con meno letteratura"».</ref>
*Il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso.<ref>In ''Un marziano a Roma'' la frase continua: "il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso prima ancora di dire: «a»".</ref>
*L'[[arte]] è un investimento di capitali, la cultura un alibi.<ref name=marziano>Riportato anche nella commedia ''Un marziano a Roma'' (in ''Un marziano a Roma e altre farse'', Rizzoli); il ''Taccuino del Marziano'' è infatti una raccolta di aforismi che deriva da tale opera.</ref>
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*L'evo moderno è finito. Comincia il medio-evo degli specialisti. Oggi anche il cretino è specializzato.<ref name=marziano />
*Quando la [[vanità]] si placa l'uomo è pronto a morire e comincia a pensarci.<ref name=marziano />
*Una volta il [[rimorso]] veniva dopo, adesso mi precede.<ref>Riportato anchename=gioco in ''Taccuino del Marziano''.</ref>
 
==''Diario degli errori''==
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*Cercava la verità nella [[vagina|fica]]: e tutto quello che otteneva, era di addormentarcisi sopra – dopo. (1965)
*Chi mi [[amore|ama]] mi preceda. (23 aprile 1965)<ref>Riportato anche in ''Il gioco e il massacro'' e ''Le ombre bianche''; erroneamente attribuito a [[Marcello Marchesi]].</ref>
*I [[capolavoro|capolavori]] oggi hanno i minuti contati.<ref>Riportato anche in ''Don't forgetForget''.</ref>
*I versi del [[poeta]] innamorato non contano.
*In [[amore]] gli scritti volano e le parole restano. (23 aprile 1965)
*L'[[amore]] è una cosa troppo importante per lasciarla fare agli amanti<ref>Probabile riferimento alla citazione attribuita a [[Charles de Gaulle]]: «La politica è una faccenda troppo seria per essere lasciata ai politici.»(23 aprile 1965), che a sua volta parafrasava [[Georges Clemenceau]]: «La guerreguerra estè uneuna chosecosa troptroppo graveseria pourper lalasciarla confierin àmano desai militairesmilitari.»</ref>
*L'[[italiano]] è una lingua parlata dai doppiatori.
*La civiltà del [[benessere]] porta con sé proprio l'infelicità.
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*{{NDR|In una [[tragedia]]}} L'essere in tanti, dispensa ognuno dall'ipocrisia di una partecipazione troppo personale; la lunga scena fa il resto. (1994, p. 163)
 
==''Don't forgetForget''==
*C'è gente che eredita la [[fede]], come eredita i terreni, il casato, i titoli nobiliari, il denaro, una biblioteca e il castello.<ref name=gioco /> Fede per censo, ereditaria.<ref name=diario>Riportato anche in ''Diario degli errori''.</ref>
*[[Giacomo Devoto|Devoto]]: Fra 30 anni l'[[Italia]] sarà non come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la [[televisione]].<ref>Spesso attribuita interamente a Flaiano, con la parte iniziale omessa. Come specificato dall'autore stesso nell'articolo ''Sui colli di Roma'' pubblicato sull'''Espresso'' del 28 giugno 1970, Flaiano cita a memoria uno scritto di [[Giacomo Devoto]].</ref>
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*Le avanguardie si trovano spesso ad essere superate dal grosso dell'esercito.<ref name=diario />
*Lei è comunista, io sono aristocratico, dunque tutti e due odiamo il popolo la differenza è che lei riesce a farlo lavorare. (1999, p. 66)
*Una volta il [[rimorso]] veniva dopo, adesso mi precede.<ref>Riportato anche in ''Taccuino del Marziano''.</ref>
 
==''La saggezza di Pickwick''==
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*Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? L'età mi ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro verità, noi ne abbiamo infinite versioni. Le cause? Lascio agli storici, ai sociologi, agli psicanalisti, alle tavole rotonde il compito di indicarci le cause, io ne subisco gli effetti. E con me pochi altri: perché quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la ''loro'' verità, cioè qualcosa che non contrasti i loro interessi. Alla tavola rotonda bisognerà anche invitare uno storico dell'arte per fargli dire quale influenza può avere avuto il barocco sulla nostra psicologia.<br /> In Italia infatti la linea più breve tra due punti è l'arabesco. Viviamo in una rete d'arabeschi. (p. 207)
 
*Ora dovremmo mettere a questo fotografo un nome esemplare perché il nome giusto aiuta molto e indica che il personaggio "vivrà". Queste affinità semantiche tra i personaggi e i loro nomi facevano la disperazione di [[Gustave Flaubert|Flaubert]], che ci mise due anni a trovare il nome di Madame Bovary, Emma. Per questo fotografo non sappiamo che inventare: finché, aprendo a caso quell'aureo libretto di George Gessing che si intitola "Sulle rive dello Jonio" troviamo un nome prestigioso: "[[Paparazzo]]". Il fotografo si chiamerà Paparazzo. Non saprà mai di portare l'onorato nome di un albergatore delle Calabrie, del quale Gessing parla con riconoscenza e con ammirazione. Ma i nomi hanno un loro destino.<ref>Da ''La solitudine del satiro'', Adelphi, Milano, (1996, p. 244. ISBN 88-459-1221-3</ref>)
*Oggi il cretino è pieno di idee.
 
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*Ennio Flaiano, ''Diario notturno'', Adelphi, Milano, 1994. ISBN 88-459-1043-1
*Ennio Flaiano, ''Diario notturno'', Adelphi, Milano, 2002. ISBN 88-459-1196-9
*Ennio Flaiano, ''Don't forgetForget'', in ''Opere. {{small|Scritti postumi}}'', a cura di M. Corti e A. Longoni, Bompiani, Milano, 1998.
*Ennio Flaiano, ''Fine di un caso'', in ''Diario notturno'', Adelphi, Milano, 1994. ISBN 88-459-1043-1
*Ennio Flaiano, ''Frasario essenziale per passare inosservati in società'', Bompiani, Milano, 1993.
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*Ennio Flaiano, ''La saggezza di Pickwick'', in ''Diario notturno'', Adelphi, Milano, 2002. ISBN 88-459-1196-9
*Ennio Flaiano, ''La solitudine del satiro'', Rizzoli, Milano, 1974.
*Ennio Flaiano, ''La solitudine del satiro'', Adelphi, Milano, 1996. ISBN 88-459-1221-3
*Ennio Flaiano, ''Tempo di uccidere'', Longanesi, Milano, 1973.
*Ennio Flaiano, ''Tempo di uccidere'', prefazione di Anna Longoni, BUR, Milano, 2000. ISBN 88-172-0275-4