Ennio Flaiano: differenze tra le versioni

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[[Immagine:EnnioFlaiano.jpg|thumb|Ennio Flaiano negli anni Sessantasessanta]]
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'''Ennio Flaiano''' (1910 – 1972), scrittore, sceneggiatore, giornalista, critico teatralecinematografico e cinematograficoteatrale italiano.
 
==Citazioni di Ennio Flaiano==
*Adesso che mi ci fai pensare, mi domando anch'io che cosa ho conservato di abruzzese e debbo dire, ahimè, tutto; cioè l'orgoglio di esserlo che mi riviene in gola quando meno me l'aspetto, per esempio quest'estate in Canada, parlando con alcuni abruzzesi della comunità di Montreal, gente straordinaria e fedele al ricordo della loro terra. Un orgoglio che ha le sue relative lacerazioni e ambivalenze di sentimenti verso tutto ciò che è [[Abruzzo]]. Questo dovrebbe spiegarti il mio ritardo nel risponderti; e questo ti dice che sono nato a [[Pescara]] per caso: c'era nato anche mio padre e mia madre veniva da Cappelle sul Tavo. I nonni paterni e materni anche essi del Teramano, mia madre era fiera del paese di sua madre, Montepagano, che io ho visto una sola volta di sfuggita, in automobile, come facciamo noi, poveri viaggiatori d'oggi... Tra i dati positivi della mia eredità abruzzese metto anche la tolleranza, la pietà cristiana (nelle campagne un uomo è ancora ''nu cristiane''), la benevolenza dell'umore, la semplicità, la franchezza nelle amicizie; e cioè quel sempre fermarmi alla prima impressione e non cambiare poi il giudizio sulle persone, accettandole come sono, riconoscendo i loro difetti come miei, anzi nei loro difetti i miei. Quel senso ospitale che è in noi, un po' dovuto alla conformazione di una terra isolata, diciamo addirittura un'isola (nel ''Decamerone'', [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]] cita una sola volta l'[[Abruzzo]], come regione remota: «Gli è più lontano che Abruzzi»); un'isola schiacciata tra un mare esemplare e due montagne che non è possibile ignorare, monumentali e libere: se ci pensi bene, il [[Gran Sasso]] e la [[Majella]] son le nostre basiliche, che si fronteggiano in un dialogo molto riuscito e complementare... Bisogna prenderci come siamo, gente rimasta di confine (a quale stato o nazione? O, forse, a quale tempo?), con una sola morale: il lavoro. E con le nostre Madonne vestite a lutto e le sette spade dei sette dolori ben confitte nel seno. Amico, dell'Abruzzo conosco poco, quel poco che ho nel sangue.<ref>Da una lettera citata in Pasquale Scarpitti, ''Disincanto'', Sarus, Teramo, 1972.</ref>
*È probabile che un giorno il successo convincerà [[Carmelo Bene]] di aver sbagliato tutto. Il successo può arrivare fatalmente, in una "civiltà di consumi" che adotta e riconosce con furia come proprie, le novità che appena ieri riteneva aliene e sovvertitrici. (6 aprile 1967)<ref>Da ''Lo spettatore addormentato'', Adelphi, Milano, 1983; citato in Carmelo Bene, ''Opere,. con{{small|Con l'Autografia d'un ritratto}}'', Bompiani, Milano, p. 1399.</ref>
*{{NDR|Sui filosofi [[Marxismo|marxisti]]}} Il Platone d'esecuzione.<ref name=satirainitalia02>Gioco di parole fra [[Platone]], filosofo greco, e [[wikt:plotone|plotone]]. Da ''La Satira in Italia: {{small|dai latini ai nostri giorni}}'', Premi Internazionali EnnioEdiars, FlaianoPescara, 2002, p. 101.</ref>
*Io credo nella necessità di una certa follia [...] [[Carmelo Bene]] mette nel suo amore per il teatro una notevole mancanza di raziocinio, ed è per questo che i suoi spettacoli, persino al limite dell'indignazione, hanno qualcosa di impensabile e di affascinante. [...] C'è insomma in Carmelo Bene, una volta avviato il giuoco, quasi il proposito di soffocare le sue felici intuizioni nella ''routine'' del bizzarro [...] Detesto chi fa i baffi alla ''[[Gioconda]]'', ma non ho niente da dire a chi la prende a pugnalate. (15 marzo 1964)<ref>''Salomè di Carmelo Bene (da Oscar Wilde)''; citato in Carmelo Bene, ''Opere,. con{{small|Con l'Autografia d'un ritratto}}'', Bompiani, Milano, pp. 1386-1387.</ref>
*Io, quando leggo [[Gianni Brera|Brera]], non lo capisco.<ref>Citato in [[Marco Pastonesi]] e Giorgio Terruzzi, ''Palla lunga e pedalare'', ''Dalai Editore'', Milano, 1992, p. 42, ISBN 88-8598-826-2</ref>
*L'[[Italia]] è un paese dove sono accampati gli italiani.<ref>Citato in ''Corriere della Sera'', 26 maggio 2009.</ref>
*L'uomo è un animale pensante, e quando [[Pensiero|pensa]] non può essere che in alto. È questa la mia fede. Forse l'unica. Ma mi basta per seguire ancora con curiosità lo spettacolo del mondo.<ref>Citato in [[Italo Alighiero Chiusano]], ''Intervista con Flaiano'', in «Il Dramma», n. 7-8, 1972.</ref>
*La parola serve a nascondere il pensiero, il pensiero a nascondere la verità. E la verità fulmina chi osa guardarla in faccia. (da ''Un marziano a Roma''<ref>Citato in Filippo Grassia, ''[http://www.ilgiornale.it/news/lippi-non-ha-dubbi-l-inter-chiude-col-siena-e-poi-io-vado.html Lippi non ha dubbi: l'Inter chiude col Siena. E poi io vado all'estero]'', ''Il Giornale.it'', 11 maggio 2008.</ref>)
*La stupidità ha fatto progressi enormi. È un sole che non si può più guardare fissamente. Grazie ai mezzi di comunicazione, non è più nemmeno la stessa, si nutre di altri miti, si vende moltissimo, ha ridicolizzato il buon senso, spande il terrore intorno a sé. (da ''Ombre grigie'', elzeviro sul ''Corriere della sera'', 13 marzo 1969)<ref>Riportato anche in ''La solitudine del satiro''.</ref>