Giorgio de Chirico: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Giorgio de Chirico==
*Dovete aver notato che da qualche tempo c'è qualcosa di cambiato nelle arti; non parliamo di neoclassicismo, di ritorno ecc.; vi sono degli uomini, dei quali probabilmente anche voi fate parte, che, arrivati a un limite della loro arte, si sono domandati: dove andiamo? Hanno sentito il bisogno di una base più solida; non hanno rinnegato nulla... Ma un problema mi tormenta da circa tre anni: il problema del mestiere: è per questo che mi sono messo a copiare nei musei. (da<ref>Da una lettera pubblicata su ''Littérature''); citato in Maurizio Calvesi e Gioia Mori, ''De Chirico'', Giunti Editore, 1988, [https://books.google.it/books?id=b0zvNpOgOIcC&pg=PA37 p. 37]. ISBN 8809760808</ref>
*{{NDR|Sul [[Monumento a Ludovico Ariosto]]}} Ieri, nel pomeriggio passando per una via che s'allunga stretta e fiancheggiata da case alte e scure vidi apparire in fondo una colonna sormontata da una statua che seppi poi essere quella dell'Ariosto. Visto così, tra quelle due pareti di pietra annerata – che parevano muri d'un santuario antico – il monumento assumeva un che di misterioso e solenne, e il passante tampoco metafisicizzante si sarebbe aspettati di udire la voce di un nume vaticinare d'in fondo la piazza.<ref>Da''Arte metafisica e scienze occulte'', ''Ars Nova'', Roma, 3, gennaio 1919, pp. 3-4.</ref>
*Perché un'[[opera d'arte]] sia veramente immortale, deve uscire completamente dai confini dell'umano: l'intelligenza media e la logica le nuocciono. La concezione di un'opera d'arte che afferra una cosa che come tale non ha alcun senso, alcun tema, che dal punto di vista della logica umana ''non vuole assolutamente dir nulla'', io dico che una tale rivelazione o concezione dev'essere in noi così forte, deve apportare tal gioia o tale dolore, che noi siamo costretti a dipingere, come il morto di fame a addentare un pezzo di pane che gli capita tra le dita.<ref>Citato in Gianfranco Morra, ''Specchio dei tempi. Antologia interdisciplinare'', Editrice La Scuola, 1981.</ref>