Mario Corso: differenze tra le versioni

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==Citazioni su Mario Corso==
*Corso gioca un calcio in poesia, ma non è un «poeta realista»: è un poeta un po' maudit, extravagante. ([[Pier Paolo Pasolini]])
 
===[[Gianni Mura]]===
*Corso era il più diverso, ancora, per questi motivi: vocina chioccia, occhi di chi s'è appena alzato dal letto, numero 11 sulla schiena ma non era un'ala sinistra, anzi spesso giocava sulla destra per avere più porta davanti con l'unico piede buono, il sinistro. «Meglio uno buono che due scarsi». Centrocampista non era di sicuro, punta nemmeno. Oggi lo chiameremmo trequartista. Difficile trovare chi gli somigli. In parte [[Ryan Giggs|Giggs]]. Non aveva un ruolo definito ma valeva il prezzo del biglietto. Era un 10 targato da 11. Coi giornalisti parlava pochissimo, in spogliatoio molto, e stava terribilmente sulle scatole al Mago {{NDR|[[Helenio Herrera]]}}. Che ogni anno lo metteva in testa all'elenco di quelli da cedere e ogni anno [[Angelo Moratti]] gli diceva che non era il caso.
*E bisogna essere grati a Corso, perché la foglia morta sopravvive ancora in un mucchio di cannonate, spingardate, siluri, missili, fucilate. È una presenza gentile e lieve, va dove la porta il vento così come Corso andava dove lo portava l'estro. Insofferente agli schemi, anarchico, imprevedibile, lunatico, geniale, per noi Mario Corso era la libertà, ma non lo sapevamo.
*Era fatto così: indisponente quando, sotto il sole, in campo giocava nella zona d' ombra. Ma sempre con un colpo a sorpresa nascosto da qualche parte, da vero prestipedatore.
*Mai stato bugiardo, Corso ha ammesso di non averlo letto tutto, ma, con grande piacere, solo le parti che lo riguardavano. Ora si può discutere se sia più importante ispirare un libro o leggerlo. Oppure si possono rivedere dei gol di Corso (nell'Inter, 94 in 502 partite), belli e beffardi anche a distanza di mezzo secolo. O, ancora, ricordare che a Milano un paio di generazioni pendenti a sinistra ha affiancato la bandiera nerazzurra a quella rossa solo perché nell'Inter c'era Corso. Tanti campioni, ma Corso era il più diverso, nel senso che tutto sembrava tranne un grande giocatore. Un fil di ferro con le orecchie a sventola, pochi capelli, un'aria ciondolona, i calzettoni abbassati sulle caviglie (a cacaiola, avrebbe chiosato Brera). Era il suo omaggio a [[Omar Sívori|Sivori]], che con dribbling e tunnel lo entusiasmava. Quando Corso se lo trovò di fronte, gli fece un tunnel.
 
==Note==