Haruki Murakami: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Aggiunta di citazioni sulla ragazza dello Sputnik
Riga 139:
==''La ragazza dello Sputnik''==
*Dietro tutte le cose che crediamo di conoscere bene, se ne nascondono altrettante che non conosciamo per niente. La comprensione non è altro che un insieme di fraintendimenti. Questo è il mio piccolo segreto per conoscere il mondo. In questo nostro mondo, «le cose che sappiamo» e «le cose che non sappiamo» sono fatalmente inseparabili come gemelle siamesi, e la loro stessa esistenza è confusione.
 
*E in quel momento capii. Eravamo stase meravigliose compagne di viaggio, ma in fondo non eravamo che solitari aggregati metallici che disegnavano ognuno la propria orbita. In lontanaza potremmo anche essere belle a vedersi, come stelle cadenti. Ma in realtà non siamo che prigioniere, ognuna confinata nel proprio spazion, senza la possibilità di andare da nessun'altra parte. Quando le orbine dei nostri satelliti per caso si incrociano, le nostre facce si incontrano. E forse, chissà, anche le nostre anime vengono a contatto. Ma questo non dura che un attimo.
 
*Questa donna amava Sumire. Ma non riusciva a provare desiderio per lei. Sumire la amava e la desiderava. Io amavo Sumire e la desideravo. Sumire mi voleva bene ma non mi amava e non provava desiderio per me. Io riuscivo a provare desiderio per un'altra donna, ma non l'amavo. Era molto complicato.
 
*Molto tempo fa, dopo la prima del Mucchio selvaggio di Sam Peckinpah, durante la conferenza stampa una giornalista alzò la mano per fare una domanda. - Che bisogno c'era di far vedere tanto sangue? - chiese con tono indignato. Ernest Borgnine, che recivata nel film, con un'espressione perplessa sul viso rispose: - Mi perdoni, sigona, ma quando uno è colpito da una pistola, sanguina -. Il film era stato realizzato in piena guerra del Vietnam.
 
*Così continuiamo a vivere la nostra vita, pensai. Segnati da perdite profonde e definitive, derubati delle cose per noi più prezione, trasformati in persone diverse che di sè conservano solo lo strato esterno della pelle; tuttavia, silenziosamente, continuiamo a vivere. Allungando le mani, riusciamo a prenderci la quantità di tempo che ci è assegnata, e poi la guardiamo mentre indietreggia alle nostre spalle. A volte, nel ripetersi dei gesti quotidiani, sappiamo farlo anche con destrezza.
 
*Però, se mi è concessa un'osservazione banale, in questa vita imperfetta abbiamo bisogno anche di una certa quantità di cose inutili. Se tutte le cose inutili sparissero, sarebbe la fine anche di questa nostra imperfetta esistenza.