Fabio Cusin: differenze tra le versioni

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Citazioni su Fabio Cusin
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==[[Incipit]] di ''Antistoria d'Italia''==
Il Medioevo cittadino, in cerca di una gloria che suonasse conferma di se stesso, ha creato le basi di un mito storiografico per cui l'Italia medievale appare quale continuazione di quella antica, romana e preromana. Questo mito, sopravvissuto nella moderna storiografia cittadina, si completa con un altro tutto erudito e letterario, che, svolgendosi dal primo, prende forma e concretezza nella coscienza letteraria dell'Italia post-rinascimentale e che è la fonte prima dell'ideologia politica che vuole l'Italia una e indipendente. Su questi due motivi si innesta la storiografia scientifica moderna che, bene o male, tiene l'occhio fisso a questi punti di arrivo e di partenza per cui storicismo geografico e politico, etnografia e razzismo cedono il passo di fronte alla coscienza dell'unità di cultura e di lingua. La nazione venne raffigurata con una sua lingua caratteristica in un suo proprio clima ambientale; quindi furono ricercate intorno al Mille le origini, nell'età dei Comuni le manifestazioni più originali di un'anima ad essa propria. Data l'impostazione di questa tradizione, la storiografia italiana, tutta presa dal problema letterario e idealisticamente protesa ad afferrare i valori individuali, lascia in non cale il problema delle origini etniche del popolo italiano. L'ambiente, scarso di residui razziali, non mostra grande interesse per queste cose e sente un certo fastidio quando lo si rende attento che gli stranieri accentuano una netta distinzione tra l'Italia del Nord e quella del Sud.
 
==Citazioni su Fabio Cusin==
*La sua idea d'Italia non resse all'Italia vera e a quella amarezza, insoddisfazione di sé e per sé, ma pure sdegno morale, che il vivere in essa implicava. Le miserie dell'accademie universitarie, e disgrazie familiari, lo schifo per il fascismo e il marxismo, lo guidarono al realismo senza speranza di [[Vilfredo Pareto|Pareto]] e Mosca. L'otto settembre e le miserie del dopoguerra, gli confermarono di aver avuto ragione. [...] Libro questo suo [Antistoria d'Italia] fuori corso, da tutti dimenticato, eppure formidabile soprattutto nei capitoli primi, per spregiudicatezza, mai doma. (Geminello Alvi, ''L'idealista Fabio Cusin e l'amore-odio per l'Italia'', in ''La Repubblica'', rubrica ''Libri fuori corso'', 4 settembre 1998, p. 38)
 
==Bibliografia==