Carl Gustav Jung: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Codas (discussione | contributi)
comincio a sistemare, per la sezione apposita occorrono tre citazioni
Riga 6:
*{{NDR|Affermava di sentirsi diviso in due}} Da una parte il buon padre di famiglia e stimato medico, dall'altra una sorta di sciamano che lottava con i blocchi della coscienza. (citato in ''Il venerdì di Repubblica'', 23 ottobre 2009)
*Distinguo quindi fra l'Io e il Sé, in quanto l'''[[Io]]'' è solo il soggetto della mia coscienza, mentre il ''Sé'' è il soggetto della mia psiche totale, quindi anche quella inconscia [...]. Nelle fantasie inconsce il Sé appare spesso come una personalità di grado superiore o ideale: così Faust in [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] e Zarathustra in [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]]. (da ''Tipi psicologici'')
*È come se nel nostro inconscio ci fosse una profonda consapevolezza, basata unicamente su esperienze inconsce, che determinate cose nate in un preciso momento dell'anno sono dotate di qualità specifiche, così che, grazie a quella conoscenza empirica immagazzinata nel nostro inconscio, noi siamo sempre più o meno uniformati al tempo.<ref>Citato in Luciana Marinangeli, ''Risonanze celesti''io, Marsilio, 2007, p. 187.</ref>
*Gli eventi microfisici includono l'osservatore così come il modello soggiacente a ''[[I Ching]]'' include le condizioni soggettive, cioè psichiche, nella totalità della situazione presente. La causalità descrive la sequenza temporale degli eventi, la [[sincronicità]] (in [[Cina]]) riguarda la coincidenza temporale. <ref>Citato in von Franz, pag''Psiche e materia'', p. 81.</ref>
*La mia vita è la storia di un'autorealizzazione dell'inconscio. (da ''Ricordi, sogni, riflessioni'')
*La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell'universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell'anima. (da ''Ricordi, sogni, riflessioni'')
Riga 13:
*La scarpa che sta bene ad una persona sta stretta a un'altra: non c'è una ricetta di vita che vada bene per tutti. (da ''L'uomo moderno alla ricerca dell'anima'')
*La [[società]] è organizzata non tanto dalla legge quanto dalla tendenza all'imitazione. (da ''La struttura dell'inconscio'')
*{{NDR|[[Alchimia|L'alchimista]] esperiva inconsciamente}} la sua proiezione come qualità della [[materia]]. Ma ciò di cui viveva l'esperienza era in realtà il suo [[inconscio]] ([...)] Tutto ciò che era inconscio era, se attivato, proiettato sulla materia, veniva cioè incontro all'uomo dall'esterno ([...)] [A causa del] miscuglio di fisico e psichico [egli ignora del tutto] se le trasformazioni ultime del processo alchimistico vadano ricercate maggiormente in campo materiale o in campo spirituale ([...)] a quei tempi non si trattava di alternativa; esisteva piuttosto un regno intermedio tra materia e spirito: cioè un regno psichico di corpi sottili aventi la proprietà di manifestarsi in forma sia spirituale sia materiale ([...)] Naturalmente questo regno intermedio di corpi sottili cessa di colpo di esistere qualora si tenti di indagare la materia in sé e per sé ([...)] finché noi crediamo di sapere qualcosa di definitivo sulla materia e sull'anima. Ma se viene il momento in cui la fisica sfiora «regioni inesplorate, inesplorabili», e contemporaneamente la psicologia è costretta ad ammettere che esistono altre forme d'esistenza psichica al di fuori delle acquisizioni personali della coscienza, in cui cioè anche la psicologia cozza contro un'oscurità impenetrabile, allora quel regno intermedio ritorna in vita, e il fisico e lo psichico si fondono una volta di più in un'unità indivisibile. Oggi ci siamo molto avvicinati a questa svolta. <ref>Da ''Psicologia e alchimia'' (1935); citato in von Franz, ''Psiche e materia'', pagp. 124.</ref>
*La tua domanda relativa alla [[sincronicità]] e alle idee di riferimento è molto interessante. Spesso ho trovato che le esperienze sincroniche sono state interpretate dagli schizofrenici come deliri. Dal momento che le situazioni archetipiche non sono infrequenti nella schizofrenia, dobbiamo anche supporre che i corrispondenti fenomeni sincronici che si verificano seguono esattamente lo stesso corso come con le cosiddette persone normali. La differenza sta semplicemente e solamente nell'interpretazione. L'interpretazione schizofrenica è morbosamente stretta, perché è in gran parte limitata alle intenzioni di altre persone e al proprio ego-importanza. L'interpretazione normale, per quanto ciò è possibile a tutti, si basa sulla premessa filosofica della simpatia di tutte le cose, o qualcosa del genere. [...] Se le sincronicità si verificano in questi casi è perché una situazione archetipica è presente, ogni volta che gli archetipi sono costellati troviamo manifestazioni dell'unità primordiale. Così l'effetto sincronico non va interpretato come psicotico ma come un fenomeno normale.
:''Your question concerning synchronicity and ideas of reference is very interesting indeed. I have often found that synchronistic experiences were interpreted by schizophrenics as delusions. Since archetypal situations are not uncommon in schizophrenia, we must also suppose that corresponding synchronistic phenomena will occur which follow exactly the same course as with so-called normal persons. The difference lies simply and solely in the interpretation. The schizophrenic's interpretation is morbidly narrow because it is mostly restricted to the intentions of other people and to his own ego-importance. The normal interpretation, so far as this is possible at all, is based on the philosophic premise of the sympathy of all things, or something of that kind. [...] If synchronicities occur in these cases it is because an archetypal situation is present, for whenever archetypes are constellated we find manifestations of the primordial unity. Thus the synchronistic effect should be understood not as psychotic but a normal phenomenon.''<ref>{{en}} Dalla lettera a L. Kling, 14 gennaio 1958; in ''Letters of C. G. Jung, Volume 2 (1951-1961)'', a cura di Gerhard Adler e Jaffé Aniela, Routledge, 2015, [https://books.google.it/books?id=0UPLCQAAQBAJ&pg=PA409 p. 409]. ISBN 1317529367</ref>
Line 148 ⟶ 149:
*Solo un idealista e ottimista incorreggibile potrebbe immaginare la "totalità" della natura umana come "bella" senz'altro. Essa è piuttosto, se si vuol essere giusti, semplicemente una realtà di fatto che ha i suoi lati chiari e i suoi lati oscuri. La somma di tutti i colori è un grigio: chiaro su fondo scuro e scuro su fondo chiaro. (p. 139, 2011)
*Per ''relatività di Dio'' io intendo una concezione secondo la quale Dio non esiste come "assoluto" e cioè staccato dal soggetto umano e al di là di tutte le condizioni umane, ma in base alla quale egli in un certo senso dipende dal soggetto umano. [...] Per la nostra psicologia analitica, l'immagine di Dio è l'espressione simbolica di uno stato psichico o di una funzione caratterizzata dal fatto che essa si sovrappone assolutamente alla volontà cosciente del soggetto e può quindi imporre o rendere possibili atti e realizzazioni che la coscienza con i suoi sforzi non sarebbe in grado di attuare. Dio [...] è una funzione dell'inconscio, cioè la manifestazione di una quantità di libido divenuta autonoma, la quale ha attivato l'immagine di Dio. (p. 236, 2011)
 
== ''Psicologia e alchimia'' (1935) ==
*{{NDR|[[Alchimia|L'alchimista]] esperiva inconsciamente}} la sua proiezione come qualità della [[materia]]. Ma ciò di cui viveva l'esperienza era in realtà il suo [[inconscio]] (...) Tutto ciò che era inconscio era, se attivato, proiettato sulla materia, veniva cioè incontro all'uomo dall'esterno (...) [A causa del] miscuglio di fisico e psichico [egli ignora del tutto] se le trasformazioni ultime del processo alchimistico vadano ricercate maggiormente in campo materiale o in campo spirituale (...) a quei tempi non si trattava di alternativa; esisteva piuttosto un regno intermedio tra materia e spirito: cioè un regno psichico di corpi sottili aventi la proprietà di manifestarsi in forma sia spirituale sia materiale (...) Naturalmente questo regno intermedio di corpi sottili cessa di colpo di esistere qualora si tenti di indagare la materia in sé e per sé (...) finché noi crediamo di sapere qualcosa di definitivo sulla materia e sull'anima. Ma se viene il momento in cui la fisica sfiora «regioni inesplorate, inesplorabili», e contemporaneamente la psicologia è costretta ad ammettere che esistono altre forme d'esistenza psichica al di fuori delle acquisizioni personali della coscienza, in cui cioè anche la psicologia cozza contro un'oscurità impenetrabile, allora quel regno intermedio ritorna in vita, e il fisico e lo psichico si fondono una volta di più in un'unità indivisibile. Oggi ci siamo molto avvicinati a questa svolta. <ref>von Franz pag. 124</ref>
 
==''Aion: ricerche sul simbolismo del Sé'' (1951)==
Line 215 ⟶ 213:
*Carl Gustav Jung, ''La sincronicità come principio di nessi acausali'', traduzione di S. Daniele, Torino, Boringhieri, 1980.
*Carl Gustav Jung, ''Tipi psicologici'', traduzione di Cesare L. Musatti e Luigi Aurigemma, Bollati Boringhieri, 2011.
*[[Marie-Louise von Franz]], ''Psiche e materia'', Boringheri, 2014. ISBN 978-88-339-0712-3
 
==Altri progetti==