Paolo Rumiz: differenze tra le versioni

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*Prendo l'unica decisione possibile: consumare un distacco dal [[libro]]. Temporaneo, almeno. Spesso ho sofferto per il fascino pervasivo della parola scritta che mi impediva di partire, imbrigliando la fantasia narrabonda. Il libro è come il padre: ti svezza, ti irrobustisce, ti fa crescere dentro la curiosità del mondo, ma è anche una trappola che ti spinge ad accontentarti delle meraviglie che contiene. Per partire devi talvolta rinnegare il padre, perché non puoi affrontare il mondo col suo peso sulle spalle. (da ''Annibale'')
*Sono su un Orient Express che non è un espresso e non è nemmeno Oriente. In [[Europa]] l'Oriente non c'è più, l'hanno bombardato a Sarajevo, espulso dal nostro immaginario, poi l'hanno rimpiazzato con un freddo monosillabo astronomico: 'Est'. Ma l'Oriente era un portale che schiudeva mondi nuovi, l'Est è un reticolato che esclude. (da ''È Oriente'')
*{{NDR|riferito alla città di [[Siracusa]]}} Sulla terrazza di Aldo Palazzo - artista-fotografo dalla ruvida chioma moschettiera - aspetto il tramonto con due olive, un pomodoro e una coppa di bianco fresco. Il sole indora architetture arabo-normanne, sveve e ispaniche. Mi sento a Cartagena; col viaggio che torna al suo punto di partenza. Non c'è più niente di greco qui, se si esclude il fantastico duomo, cresciuto dentro le colonne doriche di un tempio a Minerva. Incontro stranieri drogati di sublime lentezza. Come Kali Jones, che viene a tuffarsi con me dagli scogli. Kali non chiede altro dalla vita. I tetti, le rondini, il mare; e il rumore di stoviglie nella sera.<ref>Da ''[http://www.repubblica.it/2007/08/speciale/altri/2007annibale/annibale-17/annibale-17.html?refresh_ce La svolta di Siracusa e il genio dei teoremi]'', ''Repubblica.it,'' 15 agosto 2007.</ref>
 
== ''Annibale. Un viaggio'' ==
*C'è un luogo che è impossibile lasciar fuori da questa storia: [[Siracusa]] [...] Nella cronaca di [[Tito Livio|Livio]] leggo che a Siracusa si compie una svolta importantissima della guerra: nel 214 la città è passata ai [[Cartagine|Cartaginesi]], ma i [[Roma|Romani]] reagiscono immediatamente. Capiscono che, se il nemico si insedia in [[Sicilia]], il loro dominio sul [[mare]] è finito, e così ne attaccano la città più splendida. La stringono d'assedio con quattro legioni. (p. 128)
*Ma Siracusa è soprattutto Archimede. È il genio dei teoremi e delle macchine da guerra, dei rompicapo e dei codici perduti [...] (p. 128)
*Oltremare [[Annibale]] non ci va mai, il lavoro in [[Sicilia]] lo fa fare ad altri al posto suo. Gli stretti non li passa, resta abbarbicato al continente fino al giorno del ritorno in [[Africa]]. Che ci vado dunque a fare tra gli [[Iblei]]? E come faccio a staccarmi dalla mia ombra dopo averla seguita fin qui? (p. 129)
*[[Archimede]] ti si rannicchia vicino, una sera, e dice all'orecchio: non sono mai esistito, quello di duemila anni fa era solo un pazzo da dimenticare. (p. 132)
*Il vero specchio ustorio di Siracusa è l'[[alba]]. Il [[sole]] che esce sul [[mare]] immobile del [[mattino]] ti schianta come lo scettro di un faraone egizio. È il disco incandescende di Ammon-Ra sopra le teste rapate dei costruttori di [[piramidi]] puzzolenti di cipolla e sudore. Non hai scampo. Nell'[[isola di Ortigia]], d'estate, l'unica attività che ti viene concessa è scegliere il percorso per evitare il sole, sempre che tu non preferisca una sovrana immobilità. (p. 132)
*I ponticelli che la collegano [Ortigia] con la terraferma creano una frontiera mentale talmente invalicabile che persino il vicinissimo castello Eurialo, capolavoro di arte militare greca, alto sulla base militare Nato verso Megara Hyblaea, sembra un miraggio sahariano perso a distanze inarrivabili. (p. 132)
*Ortigia diventa un transatlantico dal quale non hai nessunissima voglia di scendere. (p. 132)
*"Ozio" per noi è discettare sul senso della parola "[[Capua]]" - forse etrusca - seduti sulla riva del fiume che va nel tramonto, accanto a un fumante sartù di riso; è rievocare le pigrizie siracusane in una terrazza ben difesa sa piante di basilico [...]. (p. 135)
 
==''La leggenda dei monti naviganti''==
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*[[Rossana Podestà]], una che – racconta lei stessa – ha fatto l'attrice per sbaglio, senza amare davvero quel mondo. Rossana, nata in Libia, esploratrice forse più inquieta dello stesso Bonatti. Una che da piccola scappava di casa per mangiare dalle donne dei Tuareg il cuscus impastato con la saliva. "Era buonissimo", ricorda con nostalgia, come pensando a una libertà perduta. (p. 116)
 
==[[Incipit]] di ''L'Italia in seconda classe''==
===[[Incipit]]===
La storia comincia all'alba, nel Mar di Sardegna, con il traghetto ''Aurelia'' che si mette a vibrare dalla chiglia alla ciminiera in mezzo a nubi alte come torri e con l'odore di vernice, ruggine e salsedine che diventa odore di terra. Comincia con il mio compagno di viaggio che sbuca incoperta come Achab, annusa l'aria sottovento con faccia feroce, e poi si accende la pipa, cercando a occidente, nel labirinto color cenere dei monti di Gallura, una linea nera e sottile. La ferrovia.