Aldo Palazzeschi: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni di Aldo Palazzeschi: in realtà è di Prezzolini
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*Che cosa m'importa di volare come il passero o la rondine quando la mia mente rimane quella del passero o della rondine?... [[Dio]] ha dato all'uomo la [[fantasia]] macchina senza quote, senza limite, senza confine, il cui motore non è suscettibile di avarie né le eliche devono essere mai riparate, la fantasia per arrivare dovunque, per arrivare fino a Lui senza disturbare le officine.<ref>Dall'intervista di Franco Antonicelli, ''Scrittori in casa: Visita a Palazzeschi'', ''La Stampa'', 6 aprile 1955.</ref>
*Coloro che furono avanguardisti cinquant’anni fa, saranno i più acerrimi nemici degli avanguardisti d’oggi, giacché la loro [[Futurismo|avanguardia]] è passata alla storia senza che se ne siano accorti, e a quella come ostriche sono rimasti attaccati. E dunque, caro [[Edoardo Sanguineti|Sanguineti]], che cos’è mai questa avanguardia?.<ref>Da ''Corriere della Sera'', 22 ottobre 1966.</ref>
*Come tutti i principali collaboratori della ''Voce'', accettai la [[guerra]] come un fatto naturale. Non eravamo guerrafondai, intendi bene. Ma riconoscevamo che la guerra fa parte della vita, essendo la vita lotta e conquista. La [[guerra]], anzi, con le sue regole e i suoi limiti, costituisce un passo avanti rispetto alle lotte barbariche. Il nemico, nella guerra, rappresenta l'ostacolo al raggiungimento di un fine, non una bestia da sgozzare. Perciò permette e anzi favorisce la pietà per il ferito, la compassione per il vinto, una volta che l'ostacolo è superato. Conquistata la trincea, i nemici tornano uomini e fratelli.<ref>Dall'intervista di E. Cavalli, ''Palazzeschi vuol divertirsi'', in ''La Fiera letteraria'', 1 ottobre 1972.</ref>
*Dir male del governo è tanto facile quanto è difficile governar bene.<ref>Da ''Cinema'', a cura di Maria Carla Papini, Edizioni di storia e letteratura, Roma, p. 20.</ref>
*E mentre mi stupivo di trovarla più decisamente nichilista e negativa d'ogni valore soprannaturale ora che la vita volge al tramonto, le dichiaro come io mi fossi sempre più avvicinato a quelli e come si fossero dileguati in me certo scetticismo e spregiudicatezza frutti di esuberanza giovanile, e mi fossi raccolto a meditazione al contatto del grande mistero di cui è circondata l'esistenza umana.<ref>Da ''L'isola della fedeltà'', ''Corriere della Sera'', 15 giugno 1956, p. 3.</ref>