Gustavo Zagrebelsky: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Gustavo Zagrebelsky==
*«[[Assolutamente]]». Un avverbio e un aggettivo apparentemente innocenti, da qualche tempo, condiscono i nostri discorsi e in modo così pervasivo che non ce ne accorgiamo «assolutamente» più: per l'appunto, assolutamente e assoluto. Tutto è assolutamente, tutto è assoluto. Facciamoci caso. È perfino superfluo esemplificare: tutto ciò che si fa e si dice è sotto il segno dell'assoluto. Neppure più il «sì» e il «no» si sottraggono alla dittatura dell'assoluto: «assolutamente sì», «assolutamente no». (da ''Sulla lingua del tempo presente'')
*Il [[Partito d'Azione]] è scomparso dalla scena della nostra storia politica appena vi si è affacciato. Gli azionisti hanno dato un contributo e hanno pagato un prezzo molto alto nella lotta di liberazione dell'occupazione tedesca e fascista del Norditalia. Non mi pare che siano ricordati con particolare gratitudine. Anzi, sono diventati un concetto – l'azionismo – non solo esecrabile, ma che in quanto tale si è trasformato in qualcosa che ha a che vedere esclusivamente con un atteggiamento di etica politica (questo sì ha dato e dà fastidio, a destra come a sinistra). "Azionista" racchiude tante e diverse cose: tutte brutte e ormai totalmente sganciate dalle persone e dalle azioni. L'azionismo è diventato una categoria dello spirito, una categoria culturale. Qual è l'immagine che si vuole dare dell'azionista, allora? Innanzitutto è un intellettuale elitario che, in fondo, disprezza la massa, vuole fare la lezione, per di più con la presunzione che sia per il suo bene. Poi, è una "mosca cocchiera", un'anima bella, un generale senza truppe. Infine. è un rigorista che vorrebbe portare nella politica l'etica dei princìpi e delle convinzioni, senza pragmatismi e compromessi. Insomma, dal punto di vista delle capacità politiche, è un pedagogo moralista e velleitario. Ce lo immaginiamo – questo "azionista" – anche come un tipo antropologico a sé: un vecchio trombone (se non nel corpo, nell'anima), magari un "professorone", un moralista che tratta quotidianamente con le grandi idee che non sporcano le mani, mentre gli altri si danno da fare e le mani se le sporcano e si compromettono (loro sì!) nella "feconda bassura" dell'esperienza (espressione kantiana), cioè della "vera vita": insomma, l'azionista è un morto vivente. Un vero disastro umano. In più, è anche un ipocrita perché, mentre incita gli altri all'azione (azionista, appunto) e a correre i rischi, lui se ne sta nella biblioteca di casa sua, oppure con gli amici, come lui "[[radical chic]]" che, se hanno un cane, ha il pedigree oppure, ostentatamente, è un cane di strada e coltivano rancore per il mondo e il popolo bue, a caviale e champagne (la gauche-caviar).<ref>Da Gustavo Zagrebelsky ed [[Ezio Mauro]], ''La felicità della democrazia'', Editori Laterza, 2011, pp. 180-181.</ref>
*La Costituzione, ciò che ci siamo dati nel momento in cui eravamo sobri, a valere per i momenti in cui siamo sbronzi. (da ''Valori e diritti: dietro ai conflitti della politica'', ne ''la Repubblica'' del 22 febbraio 2008, aforisma originario di Jon Elster, professore di scienze sociali a New York)
*Un grande giurista del secolo scorso, cattolico per giunta, ha scritto che evocare il diritto naturale nelle nostre [[società]], dove convivono valori, concezioni della [[vita]] e del [[bene]] comune diverse, significa lanciare un grido di [[guerra]] civile. [...] Questo incitamento, per quanto nobili a taluno possano sembrarne le motivazioni, è sovversivo; è l'espressione della pretesa di chi ha l'ardire di porsi unilateralmente al di sopra delle leggi e della Costituzione. (da<ref>Da ''Le false risposte del diritto naturale'', ''la Repubblica'', 4 aprile 2007, p. 23).</ref>
*{{NDR|La vittoria del sì al [[referendum costituzionale del 2016 in Italia]] comporterà il}} rischio di concentrazione dei poteri per cui rischiamo di passare dalla [[democrazia]] all'[[oligarchia]].<ref>Citato in ''[http://www.repubblica.it/politica/2016/09/30/news/referendum_renzi_zagrebelsky-148854339/?ref=HREA-1 Duello Renzi-Zagrebelsky su referendum costituzionale. Il giurista: "Svolta oligarchica". Il premier: "Offensivo verso gli italiani"]'', ''Repubblica.it'', 30 settembre 2016.</ref>
*L'[[oligarchia]] è quindi una forma di governo da sempre considerata cattiva; così cattiva che deve celarsi agli occhi dei più e nascondersi nel segreto. Questa è una sua caratteristica tipica: la dissimulazione. Anzi, questa esigenza è massima per le oligarchie che proliferano a partire dalla democrazia. Gli oligarchi devono occultare le proprie azioni e gli interessi particolari che li muovono. Non solo. Devono esibire una realtà diversa, fittizia, artefatta, costruita con discorsi propagandistici, blandizie, regalie e spettacoli. Devono promuovere quelle politiche che, oggi, chiamiamo populiste. Occorre convincere i molti che i pochi non operano alle loro spalle, ma per il loro bene. Così, l’oligarchial'oligarchia è il regime della menzogna, della simulazione.<ref name="oligarchie">Da ''[http://www.repubblica.it/politica/2016/10/12/news/zagrebelsky_risponde_a_scalfari_oggi_su_repubblica-149584896/ Referendum, tempo di oligarchie e di chiarimenti: Zagrebelsky risponde a Scalfari]'', ''Repubblica.it'', 12 ottobre 2016.</ref>
*Per coloro che stanno in cima alla piramide sociale, le parole della [[politica]] significano legittimazione dell’establishmentdell'establishment; per coloro che stanno in fondo, significa il contrario, cioè possibilità di controllo, contestazione e partecipazione. Anche per "[[democrazia]]" è così. Dal punto di vista degli esclusi dal governo, la democrazia non è una meta raggiunta, un assetto politico consolidato, una situazione statica. La democrazia è conflitto. Quando il conflitto cessa di esistere, quello è il momento delle oligarchie. In sintesi, la democrazia è lotta per la democrazia e non sono certo coloro che stanno nella cerchia dei privilegiati quelli che la conducono. Essi, anzi, sono gli antagonisti di quanti della democrazia hanno bisogno, cioè gli antagonisti degli esclusi che reclamano il diritto di essere ammessi a partecipare alle decisioni politiche, il diritto di contare almeno qualcosa.<ref name="oligarchie"/>
 
{{Int|''[http://www.radioradicale.it/scheda/252227 Costituzione, i suoi primi 60 anni]''|Incontro pubblico organizzato da Giustizia e Libertà, Camera del Lavoro di Milano, 23 aprile 2008}}
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*Va bene! Diciamo che siamo in democrazia perché ci sono le elezioni. Ma bastano perché sia una democrazia che ci piace? {{NDR|Gustavo Zagrebelsky ed [[Ezio Mauro]], La felicità della democrazia, Editori Laterza, 2011, pag. 172}}
 
== Note ==
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==Altri progetti==
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[[Categoria{{DEFAULTSORT:Giuristi italiani|Zagrebelsky, Gustavo]]}}
[[Categoria:Giuristi italiani]]