Sandro Veronesi: differenze tra le versioni

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*Cercare di definire la grandezza di Roger Federer è esercizio assai arduo di per sé, ma farlo in 35 righe è letteralmente impossibile, perché il tennis di Federer è un'esperienza di incredibile completezza e complessità. Anzitutto, per una di quelle rarissime caratteristiche che contraddistinguono pochissimi eletti, si tratta sempre di un'esperienza collettiva; la partecipazione al suo gioco attraverso lo schermo o dalle tribune non è mai una questione di tifo ma di chimica del cervello: i colpi dello svizzero arrivano a stimolare le endorfine, indipendentemente dal fatto che si parteggi per lui oppure no. È una questione di bellezza.<ref>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2012/gennaio/25/FEDERER_UNA_QUESTIONE_BELLEZZA_NUMERO_ga_10_1201259833.shtml Federer, questione di bellezza. Numero 1 anche quando non lo è]'', ''Gazzetta dello Sport'', 25 gennaio 2012.</ref>
*Cominciamo col dire che [[Avatar (film 2009)|Avatar]], più che un film, è l'esperienza di un'innovazione. Solo che – e l'immenso successo di pubblico che il film ha già riscosso in tutto il mondo lo dimostra – si tratta di un'innovazione che non mette in crisi, non fa paura, non disorienta, ma al contrario rassicura, perché viene riconosciuta immediatamente come l'evoluzione di qualcosa che conosciamo bene. Del resto, queste sono le uniche innovazioni che possano godere fin da subito di grande consenso, essendo le altre – quelle rivoluzionarie, quelle di rottura – condannate a rimanere per molto tempo appannaggio delle élites. Ecco, Avatar appartiene indubbiamente alla prima categoria.<ref name=avatar>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2010/gennaio/16/vero_Cameron_puo_cambiare_cinema_ga_3_100116016.shtml È vero, Cameron può cambiare il cinema]'', ''Gazzetta dello Sport'', 16 gennaio 2010.</ref>
* [[Denis Diderot|Diderot]] diceva: ognuno si costruisce una statua interiore, e lo fa nel momento peggiore della propria vita, da adolescente, quando non sa ancora nulla di sé e del mondo. Poi passa il resto della vita a fare i conti con questa statua, la conserva o la distrugge. Se tu hai deciso che sei quello che non balla alle feste, dopo è complicato ballare. Bisogna riuscire a far questo, liberarsi dell'essere solitario, di quella statua interiore.<ref name=IoDonna/>
*E però, pur suonando tutte note che abbiamo già sentito, Avatar rischia di cambiare il cinema per sempre, tanto da far pensare che dopo, come si dice in questi casi, «nulla sarà più lo stesso». È il mondo di riferimento, ecco, che è nuovo; è quella via di mezzo tra cartoni animati e star system, tra reale e virtuale, che fin qui eravamo stati capaci di concepire, ma che ancora non era stata concretizzata in un'opera cinematografica di queste proporzioni. È un trasloco, ecco, poderoso, costoso, che ci porta tutti un po' più in là. È l'inizio di qualcosa.<ref name=avatar/>
*{{NDR|Su [[Alessandro Del Piero]]}} Fa quasi sempre vedere cose strabilianti, e anche quando non le fa vedere, quando lo picchiano e lo marcano in due – tre, come mercoledì sera contro il Paraguay, non manca di lasciare qualche ricordino nella fattispecie un assist e un tunnel. Unisce la raffinatezza del fantasista più sopraffino alla concretezza dell'uomo d'area più opportunista, e riesce a essere superiore nel calcio ultra – veloce di oggi, segno che è anche un grande atleta.<ref name=sfida/>
*Ho visto Roger Federer giocare a tennis. Ho visto la straordinaria eleganza che lo accompagna fin da quando entra in campo e saluta, prima ancora che abbia tirato un solo colpo. Ho visto la serenità che copre ormai definitivamente il ruggito interiore che di certo c'è ancora, dentro di lui, e che da adolescente aveva messo a rischio la sua carriera per le intemperanze che produceva, ma che ora non si manifesta più. Ho visto la sua perfezione. Perché il discorso è questo: egli è perfetto.<ref name=roger>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2012/maggio/19/Con_Roger_tennis_fatto_uomo_ga_10_120519087.shtml Con Roger il tennis s'è fatto uomo]'', ''Gazzetta dello Sport'', 19 maggio 2012.</ref>
* I figli inchiodano i padri a cose che loro non sanno, con intento vendicativo. Io lo facevo con mio padre. Eppure oggi sono le cose che mi mancano di lui, perché sono quelle l'identità vera di mio padre.<ref name=IoDonna/>
*In questo romanzo compaiono dei miracoli, ma solo quando il personaggio che li compie riversa altrove tutta la propria attenzione; ''[[David Foster Wallace#Il re pallido|Il re pallido]]'' è esso stesso un miracolo, ma l'autore nostro fratello non ne era consapevole, tutto preso com'era a sentirsi male attrezzato.<ref name=wallace>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/31/david-foster-wallace-cosi-la-vita-eroica.html David Foster Wallace: Così la vita eroica degli impiegati diventa un capolavoro sulla noia]'', ''la Repubblica'', 31 ottobre 2011.</ref>
*In questo senso va detto che ''[[David Foster Wallace#Il re pallido|Il re pallido]]'', negli Stati Uniti dove le tasse sono una cosa seria, è stato classificato come un romanzo politico, ma la cosa più importante è che si tratta di un romanzo straordinariamente ricco e rigoglioso, pieno di storie terribili e meravigliose e soprattutto pieno di quel dolore la cui sopportazione fa dei suoi protagonisti – prima di diventare agenti del fisco, ma anche dopo – per l'appunto degli eroi.<ref name=wallace/>
*{{NDR|Su [[Alessandro Del Piero]]}} Io, che sono tra quelli che lo hanno creduto immenso fin dal primo momento (fin dalla tripletta contro il Parma del 1994, per quanto mi riguarda), posso solo testimoniare di quanto sia bello che un fuoriclasse così giochi nella squadra per cui si fa il tifo: e mi era successo soltanto con Platini, in tutta la mia vita, di credere tanto profondamente in un giocatore, nella sua naturale capacità di vincere da solo la partita o di consolare, con la bellezza del suo calcio, anche la peggiore sconfitta. Ci si sente protetti esteticamente, con lui in campo, e non si ha paura di nulla.<ref name=sfida/>
*{{NDR|A [[Claudio Ranieri]] e [[Jean-Claude Blanc]] nel 2008}} Non preoccupatevi di dare una nuova immagine della Juventus, recuperate piuttosto quella che ha sempre avuto: la storia dice che è quella giusta. Si può essere gentiluomini anche immersi nell'odio sportivo di mezza Italia, come hanno ben dimostrato Boniperti o l'avvocato Agnelli, e le Fiat le hanno sempre comprate anche i tifosi dell'Inter o della Fiorentina. Nulla viene a mancare, nell'integrità di un galantuomo, se i tifosi avversari ti fischiano e ti insultano. Anzi, questo è diventato nel tempo l'alimento principe della dieta bianconera: l'odio degli avversari, il livore, il rancore, gli insulti.<ref name=juve>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/luglio/05/vera_benzina_noi_gobbi__ga_10_080705043.shtml La vera benzina di noi «gobbi»]'', ''Gazzetta dello Sport'', 5 luglio 2008.</ref>
* Per me le generazioni si alternano: alla [[commedia]] segue la [[tragedia]]. I nostri padri erano commedia, noi siamo tragedia. A loro, molto più che a noi, rompeva le scatole morire. Noi diciamo: chissenefrega, quando sarò morto sarò morto. Loro no, erano felici di vivere, più felici di noi, e quindi pretendevano il controllo fino alla fine. Tomba vista mare. <ref name=IoDonna/>
*{{NDR|Nel 2008 in occasione al ritorno della Juventus in Champions League}} Per un vecchio tifoso bianconero come me, in effetti, veder partire una stagione senza la Juve in serie A, o senza la Juve tra le favorite, o senza la Juve nelle coppe europee, com'è successo negli ultimi due anni, è stato come ritrovarsi in un posto veramente lontano, straniero, assurdo: in Alaska, in Patagonia. Sì, si può dire che a questo punto noi tifosi juventini siamo tornati a casa. Insieme a noi sono tornati a casa i nostri fuoriclasse, [[Alessandro Del Piero|Del Piero]], [[Pavel Nedvěd|Nedved]], [[Gianluigi Buffon|Buffon]], Camoranesi, [[David Trézéguet|Trezeguet]], [[Giorgio Chiellini|Chiellini]], {{NDR|Cristiano}} Zanetti, che non hanno abbandonato la barca in difficoltà ma sono rimasti a soffrire e hanno puntato la carriera su questo ritorno. E un simile binomio tifosi-campioni, questo grumo di passione e di forza, di amore e di classe, di quantità e di qualità, rappresenta effettivamente la Juventus – la sua storia, la sua tradizione. Dunque, quando si parla di ritorno a casa si parla di una cosa vera, reale: perché la casa della Juventus è la battaglia per la vittoria.<ref>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/agosto/31/regole_della_casa_bianconera_ga_10_080831105.shtml Le regole della casa bianconera]'', ''Gazzetta dello Sport'', 31 agosto 2008.</ref>
*Perché Del Piero, appunto, è un capitano «naturale», nel senso più pieno e concreto del termine: quando è possibile sa far cambiare il corso delle cose con la propria forza, e sa assorbire con la stessa forza le grandi delusioni quando questo non è possibile.<ref>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/giugno/13/ALE_CAPITANO_SCELTA_GIUSTA_ga_10_080613090.shtml Ale capitano, la scelta giusta]'', ''Gazzetta dello Sport'', 13 giugno 2008.</ref>
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*Tema: perché, tu che hai sempre creduto in Del Piero, hai sempre creduto in Del Piero? Svolgimento: io ho sempre creduto in Del Piero per un gran numero di ragioni. Così su due piedi me ne vengono in mente 61. [...] Ce ne sarebbero molte altre, ma mentre svolgevo il tema è venuta in mente una domanda anche a me, piuttosto urgente: come hai fatto, tu che non hai creduto in Del Piero, a non credere in Del Piero?<ref>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/novembre/12/CREDERE_ALE_ga_10_081112002.shtml Credere in Ale]'', ''Gazzetta dello Sport'', 12 novembre 2008.</ref>
*Tu lo guardi giocare e vedi il Tennis in purezza, così come nessun manuale, nessun maestro, nessun campione e anche nessun fuoriclasse della storia ha mai potuto fare. È nato cent'anni dopo l'invenzione del suo sport, eppure l'ha inventato lui – e questo la gente lo sente, lo capisce. Il pubblico non fa il tifo per lui, lo adora. «''Roger, sei un Dio!''», gli grida una voce coatta dagli spalti del centrale. Il coatto ha ragione: se gli sport hanno i loro dei, Federer è il Dio del tennis. È molto semplice, in fondo. È la cosa più semplice del mondo. È una vera divinità.<ref name=roger/>
* Vorrei che sulla mia tomba scrivessero "era un uomo buono", ma se non gli viene di scriverlo vorrà dire che non lo sono stato.<ref name=IoDonna>Dall'intervista di Teresa Ciabatti, ''Sono integro, ma non del tutto...'', ''Io Donna'', 18 ottobre 2014.</ref>
 
==''Caos Calmo''==