Elena Ferrante: differenze tra le versioni

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'''Elena Ferrante''' (...1943 – vivente), scrittrice italiana.
 
==''I giorni dell'abbandono''==
==Citazioni di Elena Ferrante==
===[[Incipit]]===
*Esistere è questo, pensai, un sussulto di gioia, una fitta di dolore, un piacere intenso, vene che pulsano sotto la pelle, non c'è nient'altro di vero da raccontare. (da ''I giorni dell'abbandono'')
Un pomeriggio d'aprile, subito dopo pranzo, mio marito mi annunciò che voleva lasciarmi. Lo fece mentre sparecchiavamo la tavola, i bambini litigavano come al solito nell'altra stanza, il cane sognava brontolando accanto al termosifone. Mi disse che era confuso, stava vivendo brutti momenti di stanchezza, di insoddisfazione, forse di viltà. Parlò a lungo dei nostri quindici anni di matrimonio, dei figli, e ammise che non aveva nulla da rimproverare né a loro né a me. Tenne un atteggiamento composto come sempre, a parte un gesto eccessivo della mano destra quando mi spiegò con una smorfia infantile che voci lievi, una specie di sussurro, lo stavano spingendo altrove. Poi si assunse la colpa di tutto quello che stava accadendo e si chiuse con cautela la porta di casa alle spalle lasciandomi impietrita accanto al lavandino.
 
===Citazioni di Elena Ferrante===
*[[Torino]] mi sembrava una grande fortezza dalle mura ferrigne, pareti di un grigio gelato che il sole di primavera non riusciva a scaldare. (pagp. 34)
*Esistere è questo, pensai, un sussulto di gioia, una fitta di dolore, un piacere intenso, vene che pulsano sotto la pelle, non c'è nient'altro di vero da raccontare. (da ''I giorni dell'abbandono'')
 
==''L'Amicaamica Genialegeniale''==
*Vediamo chi la spunta questa volta, mi sono detta. Ho acceso il computer e ho cominciato a scrivere ogni dettaglio della nostra storia, tutto ciò che mi è rimasto in mente. (volume primo)
*Non ho nostalgia della nostra infanzia, è piena di violenza. Ci succedeva di tutto, in casa e fuori, ma non ricordo di aver mai pensato che la vita che c'era capitata fosse particolarmente brutta. La vita era così e basta, crescevamo con l'obbligo di renderla difficile agli altri prima che gli altri la rendessero difficile a noi. (volume primo)
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*Quanto pesa un corpo che è stato attraversato dalla morte. La vita è leggera, non bisogna permettere a nessuno di renderla greve. (volume quarto)
*Mi lasciava portandosi via tutto quel tempo, tutte quelle energie, tutte quelle fatiche che gli avevo regalato, di punto in bianco. (volume quarto)
==[[Incipit]] de ''L'Amore molesto''==
Mia madre annegò la notte del 23 maggio, giorno del mio compleanno, nel tratto di mare di fronte alla alla località che chiamano Spaccavento, a pochi chilometri da Minturno. Proprio in quella zona, alla fine degli anni Cinquanta, quando mio padre viveva ancora con noi, d'estate affittavamo una stanza in una casa contadina e trascorrevamo il mese di luglio dormendo in cinque dentro pochi roventi metri quadrati.
 
==[[Incipit]] dedi ''Ialcune giorni dell'abbandono''opere==
==[[Incipit]] de =''L'Amoreamore molesto''===
Un pomeriggio d'aprile, subito dopo pranzo, mio marito mi annunciò che voleva lasciarmi. Lo fece mentre sparecchiavamo la tavola, i bambini litigavano come al solito nell'altra stanza, il cane sognava brontolando accanto al termosifone. Mi disse che era confuso, stava vivendo brutti momenti di stanchezza, di insoddisfazione, forse di viltà. Parlò a lungo dei nostri quindici anni di matrimonio, dei figli, e ammise che non aveva nulla da rimproverare né a loro né a me. Tenne un atteggiamento composto come sempre, a parte un gesto eccessivo della mano destra quando mi spiegò con una smorfia infantile che voci lievi, una specie di sussurro, lo stavano spingendo altrove. Poi si assunse la colpa di tutto quello che stava accadendo e si chiuse con cautela la porta di casa alle spalle lasciandomi impietrita accanto al lavandino.
Mia madre annegò la notte del 23 maggio, giorno del mio compleanno, nel tratto di mare di fronte alla alla località che chiamano Spaccavento, a pochi chilometri da Minturno. Proprio in quella zona, alla fine degli anni Cinquanta, quando mio padre viveva ancora con noi, d'estate affittavamo una stanza in una casa contadina e trascorrevamo il mese di luglio dormendo in cinque dentro pochi roventi metri quadrati.
 
==Citazioni==
Torino mi sembrava una grande fortezza dalle mura ferrigne, pareti di un grigio gelato che il sole di primavera non riusciva a scaldare. (pag. 34)
 
==[[Incipit]] de =''Storia del nuovo cognome''===
Nella primavera del 1966 Lila, in uno stato di grande agitazione, mi affidò una scatola di metallo che conteneva otto quaderni. Disse che non poteva più tenerli in casa, temeva che il marito li leggesse. Portai via la scatola senza fare commenti, a parte qualche accenno ironico al troppo spago che le aveva stretto intorno. In quella fase i nostri rapporti erano pessimi, ma pareva che li considerassi tali solo io. Lei, le rare volte che ci vedevamo, non manifestava nessun imbarazzo, era affettuosa, mai che le sfuggisse una parola ostile.