Marco Travaglio: differenze tra le versioni
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*Gentile [[John Elkann]], Le scrivo da appassionato di calcio, ma soprattutto da juventino che aveva appena smesso di vergognarsi di esserlo dopo la dipartita di Moggi & C. grazie allo scandalo di Calciopoli. Ora, se possibile, gli juventini perbene, che hanno iniziato a tifare ai tempi di Boniperti, Trapattoni, Zoff, Scirea, Gentile, Cabrini, Tardelli, Platini, e anche di Conte, quando la società indossava un certo "[[stile Juventus|stile]]", sono costretti a vergognarsi ancor più di prima. Mai infatti, nemmeno negli anni bui di Calciopoli, la Juventus si era spinta a tanto: manipolava arbitri e campionati, ma non negava alla giustizia sportiva il diritto di fare il suo dovere. Oggi invece Suo cugino – il signorino Andrea, che porta il cognome francamente eccessivo degli Agnelli – ha trasformato la società in una succursale del Pdl: da mesi insulta la Federazione di cui è uno dei soci più autorevoli e demolisce le regole e le istituzioni della giustizia sportiva, quasi fossero frutto di un complotto planetario contro la Juve, decise all'insaputa del club più potente d'Italia. Ma non sempre: solo quando danno torto alla Real Casa. (da ''L'ostile Juventus'', 24 agosto 2012)
*Presunto sarà lei. [[Giovanni Fiandaca|Fiandaca]] parla di ”cosiddetta trattativa” e “presunta trattativa”. Cominciamo bene. La [[Trattativa tra Stato italiano e Cosa nostra|trattativa Stato-mafia]] è giudiziariamente indiscutibile in quanto confermata da sentenze definitive della Cassazione sulle stragi del 1992-'93, oltreché dai diretti protagonisti e testimoni, non solo mafiosi: Mori e De Donno parlano a verbale di “trattativa” con i capi di Cosa Nostra tramite Vito Ciancimino, e non di una semplice “presa di contatto”, come fa loro dire Fiandaca. Che deve farsene una ragione: se vuol parlare di trattativa, si legga almeno le sentenze. (da ''[http://www.antimafiaduemila.com/2013070743888/marco-travaglio/un-eroe-dei-nostri-tempi.html Un eroe dei nostri tempi]'', 7 luglio 2013)
*Da 15
*La tesi, naturalmente, era che il processo dovesse traslocare a Roma, infatti i giudici decisero che restasse a Palermo. Non appena partì, Fiandaca scrisse in fretta e furia un "saggio" con lo storico Salvatore Lupo in cui si rimangiava anni di negazionismo: dopo aver sempre definito la trattativa "cosiddetta" e "presunta", ammise che "la [[Trattativa tra Stato italiano e Cosa nostra|trattativa]] c'è stata", ma la assolse in quanto "insindacabile penalmente" e "giuridicamente legittima", ispirata dallo "stato di necessità" e "a fin di bene". Quel bene che costò la vita a 16 persone e la salute a una quarantina nelle stragi di via D'Amelio, via dei Georgofili e via Palestro. Effetti collaterali. E soprattutto nessun reato e nessun colpevole. (da ''[http://www.antimafiaduemila.com/2014042049107/attualita/diversamente-antimafia.html Diversamente antimafia]'', 18 aprile 2014)
*È vero o no che [[Bruno Contrada|Contrada]] tradì lo Stato per cui lavorava, mettendosi al servizio di Cosa Nostra che era pagato per combattere? La risposta è sì. E non – come vaneggia il solito amico di tutte le canaglie Giuliano Ferrara – per un processo fondato su “pentitismo e intercettazioni a strascico”. Ma per i fatti spaventosi raccontati da una miriade di autorevolissimi testimoni. A cominciare dai colleghi di Falcone e Borsellino, che raccontano la diffidenza nutrita dai giudici – come pure da Boris Giuliano – nei confronti di “'u Dutturi”: i magistrati Del Ponte, Caponnetto, Almerighi, Vito D'Ambrosio, Ayala. [...] Tutti a ripetere davanti ai giudici di Palermo che Contrada passava informazioni a Cosa Nostra, incontrando anche personalmente alcuni boss, tipo Saro Riccobono e Calogero Musso. Le sentenze hanno accertato che: Contrada concesse la patente ai boss Stefano Bontate e Giuseppe Greco; agevolò la latitanza di Totò Riina e la fuga di Salvatore Inzerillo e John Gambino; intrattenne rapporti privilegiati con Michele e Salvatore Greco; spifferava segreti d'indagine ai mafiosi in cambio di favori e regali (come i 10 milioni di lire accantonati dal bilancio di Cosa Nostra a Natale del 1981 per acquistare un'auto a un'amichetta del superpoliziotto); e portò al suo processo falsi testimoni a sua difesa. [...] E nulla di tutto questo è messo in dubbio dalla sentenza di Strasburgo. Chi piagnucola per l'“uomo innocente” e il “meccanismo infernale” si legga le carte e poi, se ci riesce, si vergogni. (da ''Contrada mafioso a sua insaputa'', 16 aprile 2015)
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