Brahman: differenze tra le versioni

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*Brahman nel primo periodo vedico significa preghiera e persino sacrificio; nel periodo delle ''Upaniṣad'' significa Essere e Fondamento assoluto, proprio perché il sacrificio era considerato essere tale Fondamento. Il significato formale di Brahman non è cambiato; solo il contenuto materiale del concetto è stato "riempito" diversamente; in un caso Brahman era "sacrificio"; nell'altro "essere".<br />Inutile dire che il processo è stato lungo e continuo, e le parole "essere" e "sacrificio" non rendono con precisione la nozione di Brahman in nessuno dei due casi. ([[Raimon Panikkar]])
*È dal Brahman che si emana il cosmo intero, e nella manifestazione 'Quello' viene chiamato Ishvara, o con un qualsiasi altro nome divino. ([[Jean Campbell Cooper]])
*Il [[mondo]] è una successione ininterrotta di percezioni del Brahman, sicché il mondo sotto ogni profilo altro non è se non il Brahman. (''[[Vivekacūdāmani]]'')<ref>Citato dain Toshihiko Izutsu, ''Unicità dell'esistenza'', Marietti, 1991, [[ISBN]] [[Speciale:RicercaISBN/88-211-7455-7|88-211-7455-7]], p. 44.</ref>
*La realtà imperitura, il Brahman, senza principio e senza fine, che è essenzialmente [[Parola]], appare nella forma dell'insieme degli oggetti: da esso deriva la creazione dell'universo. Esso che è uno, come insegna la rivelazione, appare tuttavia differenziato, per via dei vari poteri che gli ineriscono; appare distinto dai suoi poteri anche se in realtà non lo è. ([[Bhartṛhari]])
*Le ''Upaniṣad'' lo identificano con l'''ātman'', Sé e Io assoluto, sintesi di totale [[essere]] e di totale [[conoscenza|conoscere]], quindi atto eterno, che veglia nel cuore di ogni creatura umana, in quello stato incondizionato (''turīya''=«il Quarto») che giace al di là della condizione di sonno profondo (''suṣupti''). ([[Pio Filippani Ronconi]])