Gianluigi Buffon: differenze tra le versioni

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*Ho perso poco nella mia vita, ma le sconfitte mi hanno insegnato più delle vittorie. Quando perdo, spesso mi focalizzo sulla bravura dell'avversario e sugli errori che ho commesso. È un modo corretto per non cercare alibi e diventare uomini che si prendono le proprie responsabilità. Non va bene giustificarsi dicendo che il rivale è stato fortunato o ha avuto un aiuto: sono scuse che non fanno crescere. Io ho fatto tanti errori e ne sono consapevole, alcuni di questi erano anche vergognosi, ma sono umano e ho il diritto di sbagliare.<ref name=stampa>Durante l'intervento in occasione della presentazione del libro ''Oltre la crisi'', Torino, 19 dicembre 2016; citato in Gianluca Oddenino, ''[http://www.lastampa.it/2016/12/19/sport/calcio/qui-juve/buffon-sono-umano-ho-il-diritto-di-sbagliare-JFgZFKBPViVr19EbcB9XmM/pagina.html Buffon: "Sono umano, ho il diritto di sbagliare"]'', ''LaStampa.it'', 19 dicembre 2016.</ref>
*Ognuno di noi deve trovare una via d'uscita al pessimismo e se te la cavi da solo, ti sentirai molto più sicuro. Io, però, non voglio educare le persone: quello lo devono fare i genitori. In campo posso avere comportamenti giusti e sbagliati, ma questi possono essere uno spunto per discuterne e non devono essere un modello. Il confronto tra le persone aiuta a crescere e ad accettare i propri limiti.<ref name=stampa/>
*A 13 anni ero solo a Parma, mi piaceva divertirmi e trascinavo gli altri. Una sera, ad una festa, avevo un po ' bevuto e un mio caro amico mi viene vicino tutto esaltato e mi dice: "In tasca ho 5-6 pastichette". Io pensavo avesse mal di testa, ma quando me ne mette una di queste in bocca, io la sputo. Ecco, in quel momento ho scelto: con la mia personalità e il mio carattere. Magari non sarebbe successo nulla, ma io lo ritenevo insano e stupido: sapevo divertirmi da solo, senza avere dipendenze. La cosa si è chiusa lì, ma tre anni dopo quel mio amico è morto per overdose di pastichette. Ci ho pensato a lungo, ma alla fine ho capito che la colpa era solo sua e io volevo vivere.<ref name=stampa/>
*Quando smetterò [...], mi porterò dietro la certezza che nulla è mai scontato e niente è impossibile nella vita. I sogni vanno coltivati e sono la cosa più bella del mondo se trovi una sintonia con te stesso e parli con onestà, se ci metti passione e voglia di soffrire. Se uno rinasce dopo la sconfitta, la vita ti dà squarci di vita e di sole bellissimi.
*A 31 anni ho avuto un'operazione alla schiena molto delicata e molti mi dicevano che non avrei giocato più. Sono passati quasi otto anni e mi sento fortunatissimo, perché mi sono tolto grandi soddisfazioni. Ho avuto la costanza e la voglia di stupire anche me stesso. Però non credete alla gente che non ha paura: io dopo 22 anni di carriera, in certe partite ho paura. Temo di sbagliare e deludere, ma trovare il coraggio per battere la paura ti fa dare il massimo. Io lo dico sempre ai miei compagni di squadra, soprattutto ai più giovani.<ref name=stampa/>