Manara Valgimigli: differenze tra le versioni

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Inserisco una citazione su Manara Valgimigli.
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*Il [[Vincenzo Monti|Monti]] non traduce, ma interpreta: che è pur l'unico modo di tradurre. Subito egli coglie di un episodio, di un personaggio, di un'azione, l'accento fondamentale; e a quello volge e piega il suo interpretare, che è il suo tradurre, e intona il suo canto. Non ha deviazioni o urti o arresti, come chi sia preoccupato di altro e ad altro intenda: come chi, per esempio, si affatichi su l'analisi verbale del testo, o si adoperi di seguir certo stile e di provocare e ottenere effetti voluti. Egli ha dentro una sua musica: e quella ode e a quella obbedisce.<ref>Da Omero, ''Iliade'', nella traduzione di Vincenzo Monti, commentata ad uso delle scuole medie inferiori da Manara Valgimigli, nuova ristampa, Firenze, Le Monnier, 1941, pp. XV-XX; in De Marchi e Palanza, ''Protagonisti della civiltà letteraria nella critica, Antologia della critica Letteraria dalle Origini ai nostri giorni'', Casa Editrice Federico & Ardia, Napoli, 1974, p. 512.</ref>
*{{NDR|Su [[Francesco De Sanctis]]}} Quell'occhio acutissimo che tutto guardò, come soleva dire, da entro, la cosa più intima e più singolare dell'espressione poetica, che è la parola, non la guardò; gli rimase esterna; non fece esperienza del lavoro proprio dell'arte; e insomma il senso storico della lingua e della tecnica poetica non l'occupò mai troppo, né lo preoccupò. Il quale fu una conquista del Carducci. Le pagine del [[Giosuè Carducci|Carducci]], per esempio, su la lingua e su la tecnica del ''Giorno'' di [[Giuseppe Parini|Parini]], il De Sanctis né le scrisse, né avrebbe potuto scriverle.<ref>In ''Pan'', fascicolo di aprile del 1935; citato in [[Luigi Russo|Luigi Russo]], ''La oritica letteraria (Carducci critico)'', Sansoni, 1967, p. 5.</ref>
 
==Citazioni su Manara Valgimigli==
*Valgimigli affida le sue sorti non ad apparati di critica testuale di erudizione antiquaristica o a un'edizione critica, ma a traduzioni di testi, non per la prima volta da lui tradotti, ma certo rivelati e discoperti quasi fosse la prima volta; testi, su cui s'è accumulata un'esegesi millenaria e un secolare travaglio ermeneutico, eppure accostati e penetrati nella loro nudità, vorrei dire nella loro verginità, nel loro originario vigore e sapore, quasi l'onda del Tempo li avesse più volte sfiorati senza toccarne la sostanza. Opera di fiducia e di amorosa tenacia, di salda tensione spirituale appena dissimulata nella pacata e chiara forma dello stile, nella suasiva ritmica armonia di una scrittura senza equivoci e senza ambivalenza, arcaicamente e modernamente pura, profonda, viva, sottilmente vibrata, deliziosamente composta nei suoi còla ora corrispondenti ora dissoni, ora succedentisi, ora alternantisi.<br/>È la magica prosa di Valgimigli che ha le sue pause e le sue cadenze, il suo ritmo: che certo l'usura del tempo risparmia e risparmierà. ([[Marcello Gigante]])
 
==Note==