Daniel Pennac: differenze tra le versioni

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*Un tempo si rappresentava il somaro in piedi, dietro la lavagna, con in testa un cappello da asino. Questa immagine non stigmatizzava alcuna categoria sociale particolare, mostrava un bambino qualsiasi, messo nell'angolo perché non aveva studiato la lezione, non aveva fatto i compiti, oppure aveva fatto cagnara nell'ora di Daudet, alias ''Cosino''. Oggi, e per la prima volta nella nostra storia, un'intera categoria di bambini e di adolescenti è quotidianamente, sistematicamente bollata come fatta da somari emblematici. [...] Non contenti di far loro subire qualcosa di molto simile a un apartheid scolastico, dobbiamo anche considerarli una malattia nazionale: sono ''tutti'' i giovani di ''tutte'' le '''banlieues''. (V, 11, p. 198)
*L'idea che si possa insegnare senza difficoltà deriva da una rappresentazione idealizzata dello studente. Il buon senso pedagogico dovrebbe rappresentarci il somaro come lo studente più normale che ci sia: quello che giustifica perennemente la funzione di insegnante poiché abbiamo ''tutto'' da insegnargli, a cominciare dalla necessità stessa di imparare! (VI, 6, p. 218)
*Rendendo eccessivamente onore alla scuola, in realtà sotto sotto gratifichi te stesso, ponendoti più o meno consapevolmente come studente ideale. Così facendo, occulti gli innumerevoli parametri che ci fanno tanto ìmpari nell'acquisizione del sapere: circostanze, ambiente, patologie, temperamento... Ah! L'enigma del [[temperamento]]! (VI, 6, p. 220)
*Poiché, a paragone dell'insegnamento gratuito ereditato da Jules Ferry, la scuola pubblica rimane oggi l'ultimo luogo della società di mercato in cui il bambino cliente debba ''pagare di persona'', piegarsi al ''do ut des'': sapere in cambio di studio, conoscenze in cambio di sforzi, accesso all'universalità in cambio dell'esercizio solitario della riflessione, una vaga promessa di futuro in cambio di una piena presenza in classe, ecco ciò che la scuola esige da lui. (VI, 11, p. 232)
*Leggete! Scrivete! Insegnate!