Valentino Mazzola: differenze tra le versioni

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*Lui guadagnava il doppio dei suoi compagni perché erano loro a volere così, spiegando che se Valentino si sentiva appagato era più facile vincere. ([[Ferruccio Novo]])
*Si giocava un derby, ero centravanti, segnavo molto. Segnai anche quella volta: o meglio, fui certo di aver segnato, perché battei in rete a colpo sicuro. Alzai le braccia al cielo, le abbassai, me le misi nei capelli. Sulla linea era sorto, materializzandosi dal nulla, Valentino Mazzola, aveva fermato il mio tiro, aveva stoppato il pallone. Tornai verso il centro del campo con la testa china, ero deluso, quasi disperato. Avevo fatto pochi passi, ricordo, avevo appena superato il limite dell'area di rigore granata, quando alzai gli occhi, come avvertito da un boato progressivo che invadeva il campo. Mazzola si era già materializzato là, vicino alla mia porta, e segnava! ([[Giampiero Boniperti]])
*Vandone, Motto, Mari, Macchi, Ferrari, Lussu, Giuliano, Francone, Marchetto, Giammarinaro, Balbiano. È questa la formazione che il 15 maggio 1949, in uno stadio Filadelfia stracolmo, salì le scale che dagli spogliatoi portavano in campo. Undici ragazzi, la maggior parte poco più che diciottenni, cui il destino aveva affidato un compito immenso: portare a termine il campionato 1948/49 e sostituire quella squadra leggendaria che era il [[Grande Torino]]. [[Valerio Bacigalupo|Bacigalupo]], Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola: undici cognomi già entrati nella storia del calcio. Che avevano infiammato Torino e il Filadelfia e che la tragedia di Superga, il 4 maggio, aveva portato via...<ref>Citato in Fabio Dalmasso, ''Noi del piccolo Grande Torino'', in ''SportWeek'' (Milano), nº 47 (811), La Gazzetta dello Sport, 10 dicembre 2016, p. 43.</ref>
 
===[[Gianpaolo Ormezzano]]===