Roberto Cotroneo: differenze tra le versioni

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Mauro Lanari (discussione | contributi)
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* Ma cos'è la casualità sul web? E quanto l'oblio e il tempo possono distruggere la memoria della nostra epoca che è tutta su [[Internet]]? Sul web nulla si crea e nulla si distrugge. È un oceano dove ogni cosa resta sul fondo, a migliaia di metri di profondità. Puoi chiedere che qualcosa affiori, ma non è detto che troverai il relitto o il messaggio in bottiglia giusto. Ma non puoi immergerti per cercare, perché sarebbe impossibile. (''ibidem'')
* L'invenzione del [[tempo libero]] è relativamente recente. Ha a che fare con la società affluente, con il consumo. Se non lavoro 18 ore al giorno in una fabbrica cinese, è probabile che io abbia il tempo di crearmi desideri. E se ho desideri lavoro per soddisfarli: mi vesto meglio, vado al cinema, faccio le vacanze. E se mi vesto meglio, lo faccio dopo essermi chiesto chi voglio essere. E se vado al cinema scelgo un film perché ho dei gusti. E se ho dei gusti: sono. E se sono voglio piacere e voglio che la mia vita mi piaccia. (da ''Il tempo libero ai tempi di Internet'', ''Sette'', 31 agosto 2012)
* Il tempo libero, che una volta era un luogo in cui fare altre cose rispetto al lavoro, è un tempo intermittente che corre parallelo al lavoro. E il [[lavoro]], con la reperibilità continua degli [[smartphone]] e dei tablet, entra anche nel tempo libero. [...] Il tempo libero non è più il tempo del relax e del riposo senza pensieri. Ma è diventato proprio il tempo dei pensieri, della costruzione delle identità, della narrazione di se stessi, il tempo della propria storia. (''ibidem'')
* Il mondo testuale è diventato il mondo dove vengono riposte emozioni, sensazioni, l'affermazione delle proprie identità, l'amore. Il tempo libero si è atomizzato: è disperso ovunque. La scrittura lo tiene vivo, legandolo a un filo narrativo. E soltanto chi costruisce una storia utilizzando quel filo può affermare se stesso fino in fondo. (''ibidem'')
* La maggior parte degli intellettuali ritiene che il pensiero del futuro sia ancora nelle mani dell'editoria, delle accademie, dei giornali, dell'arte e dello spettacolo. Chi si occupa di [[tecnologia]] invece intuisce che la partita è altrove, che la tecnologia sta cambiando la società ma non sa ancora comprendere che non è in gioco il futuro, ma la cultura del nostro presente. (da ''Attenti al populismo-chic della semplicità'', ''Sette'', 7 settembre 2012)