Enrico Ghezzi: differenze tra le versioni

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*Non vedo la differenza tra mi piace ed è uno stato mentale. È uno stato mentale di dissociazione psicotica. Secondo me se appena ci si pensa una persona non può non sentirsi come minimo Jackill e Hyde. È un gioco comodo. L’ho fatto davvero come un gioco comodo: montavamo a diversi chilometri di distanza, telefonavo con una mano e con l’altra montavo Blob. Mi piaceva l’idea di contrappormi alla comunicazione televisiva. È quasi un monologo interiore che diventa esteriore. Certo bisogna fare uno sforzo per capire…<ref> Da un'intervista di Geneviève Alberti. http://www.cineforumimperia.it/file/cine_RUBRICHE/rub_interviste/int_ghezzi.html</ref>
*Secondo me, una delle cose più belle che abbiamo fatto, dal punto di vista filmico, sono i girati del primo viaggio di Kennedy in Italia: due ore di ripresa, noiosissime. Oppure quella parata stupenda per i cinquant’anni della Rivoluzione d’ottobre sulla piazza Rossa, una notizia di TG da un minuto e mezzo, immagini che erano state gonfiate, quasi slabbrate, come le riprese della luna dei primi astronauti, quasi sgretolate. E, per due ore e mezza, questo passaggio di tutti i reggimenti, gli altoparlanti del Cremlino, quei momenti lì diventano cinema, cinema come quello di John Ford.<ref>Da un'intervista di Leonardo Gregorio e Marilù Ursi. http://www.ipool.it/enrico-ghezzi-e-l-insoddisfazione/dettaglio.php?idNews=510</ref>
*Il destino dell’uomo visto moltissimi pensatori è alla fine quello di riconoscersi nell’immagine, ma il senso è saper vedere. Certo è una cosa interessante dato che non sappiamo cos’è. E’ un concetto che siamo costretti di volta in volta a far valere in un modo o nell’altro. Non a caso è stato uno dei grandi terreni di lotta nel medioevo: penso all’iconoclastia, al concilio di Nicea. Un’ immagine che è sempre troppo in bilico tra ciò di cui sarebbe immagine (una sorta di trompe l’oeil) e tra un’immagine troppo lontana quindi sgranata e indistinta. L’immagine è una nostra forma simbolica che è puro pensiero. E’ un orizzonte. Un destino che ci provoca e ci attende.<ref>
http://taxidriversmagazine.blogspot.it/2006/10/intervista-enrico-ghezzi-dissolvenze.html?m=1</ref>
 
==Note==