Jeffrey Moussaieff Masson: differenze tra le versioni

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*I ricercatori hanno dimostrato che il comportamento della [[scrofa]] domestica e della femmina di cinghiale riguardo alla costruzione del nido o alla crescita dei cuccioli non è affatto diverso. Qualsiasi scrofa, selvatica o domestica, quando è pronta a partorire sceglie un posto isolato dove costruisce un nido complesso con rametti che sceglie con gran cura; i maiali selvatici spesso percorrono chilometri pur di trovare il luogo ideale. Partorisce in questo nido, e lo cambia di notte in notte per sfuggire ai predatori. Il nido è costruito in modo che, se la scrofa dovesse stendersi su uno dei cuccioli, questo scivolerebbe a terra attraverso i rametti per poter poi tornare da lei. Non sono riportati in natura incidenti in cui una scrofa abbia schiacciato per sbaglio uno dei figli, ma è questa la scusa che l'industria adduce per separarli dalla madre. (p. 98)
*Gli [[animale|animali]] patiscono le pene dell'inferno a causa della nostra ignoranza. Il minimo che possiamo fare è ridurre questa ignoranza. (p. 104)
*È meglio anche per la nostra salute scegliere prodotti [[agricoltura biologica|biologici]], ed è un buon inizio chiedere come sono tenute le galline quando si comprano le uova o come vivono le mucche delle quali si beve il latte. In realtà sarebbe buona norma visitare gli allevamenti da cui provengono questi prodotti, un'esperienza che può essere illuminante. Non credo che sarei diventato [[veganismo|vegano]] senza una conoscenza diretta di questo tipo. (pp. 105-106)
*Quando guardo mangiare il [[topo]] [...] mentre lo osservo tenere tra le zampette il cibo che rosicchia, mentre gli occhi lucenti guizzano di qua e di là per scoprire eventuali pericoli, riesco facilmente a vedere me stesso. Se molti ormai sanno che condividiamo gran parte del DNA con altri primati (fino al 98 percento) e mammiferi, topi inclusi (90 percento), pochi sono consapevoli che per l'85 percento i nostri geni sono identici a quelli del [[danio zebrato|pesce zebra]]. (p. 107)
*Mi ricordo quando, da bambino, intorno ai dieci-unici anni, andai in gita a [[Pesca (attività)|pescare]] con la scuola. Quando abboccò il mio primo pesce ero molto emozionato, ma non appena lo vidi dimenarsi, contorcersi con l'amo in bocca e saltare sul ponte della barca, per il dolore o per la paura, mi sentii agghiacciare. Gli adulti trovarono divertente la mia ingenuità, mi dissero che quelli del pesce erano solo riflessi. Eppure non c'era niente di automatico, di robotico nel modo in cui quel pesce stava reagendo. Come potevo non immaginare me stesso con un amo conficcato in una guancia che mi trascinava in un elemento nel quale non riuscivo a respirare? (p. 108)
*Un tempo facevo immersioni subacquee, e ricordo le volte in cui mi guardavo intorno perché avevo la strana sensazione di essere seguito. E difatti dietro di me c'era un intero banco di [[barracuda]]. «Sono solo curiosi» mi spiegò un giorno l'istruttore. (pp. 110-111)
*Il [[salmone]] è un animale talmente complesso che si è radicato a fondo nella psiche umana, soprattutto nelle regioni in cui è più diffuso. Nella cultura di molte popolazioni indigene del Canada e del Nordovest del Pacifico ci sono canzoni, danze, arti visive e leggende basate sulla vita dei salmoni. Ma questo affetto non è reciproco. A differenza di cani e gatti, nella cui psiche noi compariamo in milioni di modi, è improbabile che un salmone abbia mai pensato con gioia agli esseri umani; da quanto mi risulta, i salmoni non vogliono avere nulla a che fare con noi, e ne hanno ben donde. (p. 111)
*Alcuni scienziati sostengono che i [[pesce|pesci]] ricordano le vie di fuga anche per un anno. Non mi sorprenderebbe se, con il proseguire della ricerca, scoprissimo che abbiamo grandemente sottovalutato ogni aspetto della loro intelligenza, della memoria e dei rapporti sociali. (p. 115)
*Una cosa che mi affascina è che in molte specie di pesci i maschi sono buoni padri. Alcuni tengono le uova in bocca, fanno nascere gli [[avannotto|avannotti]] e li portano in giro per le prime settimane di vita. Quando vivevo a Bali, avevamo un laghetto pieno di grandi [[carpa koi|carpe giapponesi]]; da lontano vedevo il padre che nuotava a un'estremità e i figli all'altra. Se mi avvicinavo troppo in fretta e il padre avvertiva il pericolo, subito scattava verso gli avannotti, che contemporaneamente si avviavano nella sua direzione. La carpa padre spalancava la bocca e i figli ci si nascondevano dentro. Con la bocca chiusa, il padre si aggirava frenetico in cerca di qualche avannotto disperso e lo risucchiava dentro. Non appena mi allontanavo abbastanza da convincerlo che i suoi piccoli fossero al sicuro, spalancava la bocca e li lasciava uscire. Mi sono chiesto quante volte avrebbe svolto questo suo dovere paterno, ma non me la sono mai sentita di metterlo alla prova. Sono sicuro che mi sarei stancato prima io: dopo tutto per lui era una questione di vita o di morte, per me si trattava solo di una curiosità. (pp. 115-116)
 
==''Il maiale che cantava alla luna''==