Demostene: differenze tra le versioni

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*Non pago così caro un pentimento. (citato in Aulo Gellio, ''Noctes Atticae'', I, 8, 6)
:''Poenitere tanti non emo''.
* {{NDR|criticandoCriticando la lentezza della democrazia}} Noi ce ne stiamo qui seduti a non far nulla: ma quando si giace nell'ozio non si può pregare nemmeno un amico di agire in vece nostra, e tanto meno gli dei. Né c'è da stupirsi se lui {{NDR|[[Filippo II di Macedonia]]}}, che di persona prende parte alle campagne e alle fatiche della guerra ed è sempre presente dappertutto, che non trascura mai occasioni propizie, in nessuna stagione dell’anno, riesce a prevalere su di noi, che passiamo il nostro tempo votando decreti e aspettando notizie. (''Seconda Olintiaca'', 23)<ref name=":1">Citato in [[Luciano Canfora]], ''Storia della Letteratura Greca'', Laterza, p. 386, ISBN 88-421-0205-9.</ref>
*Sapete certamente che la ragione principale è successo di [[Filippo II di Macedonia|Filippo]] è sempre consistita nell'arrivare per primo: con un esercito sul piede di guerra sempre pronto e sapendo bene quello che vuole, piomba a sorpresa addosso a quelli che ha deciso di colpire; mentre noi, solo quando abbiamo saputo che sta succedendo qualcosa solo allora ci mettiamo in agitazione e cominciamo a prepararci. (''Sul Chersoneso'', 11)<ref name=":1" />
;[[Plutarco]], ''Vita di Demostene''
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*I [[politici]] credono di vendere tutto eccetto se stessi, per poi rendersi conto che hanno venduto innanzitutto se stessi. (ed. BUR)
*Nulla è più facile che [[illusione|illudersi]], perché ciò che ogni [[uomo]] desidera, crede anche che sia vero.
*Quando dei marinai, il cui salario e appena di 30 dracme, mancano all'appello, sono messi in catene e puniti da costoro; ebbene io vorrei sapere perché, quando dei trierarchi - ai quali la città affida una somma di 30 mine per ogni campagna - non si degnano di mettersi in mare insieme con l'equipaggio, voi non li punite alla stessa maniera. Allora quando uno è povero che commette un reato deve subire le pene estreme, e quando è un ricco a compiere, per miserabile ingordigia, lo stesso reato, otterrà tutta la comprensione? E allora dov’è andato a finire quel fondamento della [[democrazia]] che è l'uguaglianza dei diritti, se in casi come questo vuoi giudicate in modo così ingiusto? (51,11)<ref name=":0">Citato in [[Luciano Canfora]], ''Storia della Letteratura Greca'', Laterza, p. 377, ISBN 88-421-0205-9.</ref>
*Voi avete concesso a chi vuole agire contro giustizia una situazione ideale: se riescono a farla franca, si tengono quanto hanno ricavato dal loro reato; se vengono scoperti, ottengono comprensione. (51,15)<ref name=":0" />
*Si comportano come se non appartenessero ad uno Stato comune a tutti e dove tutti hanno il diritto di parlare: reputano questa una loro prerogativa, come un sacerdozio ereditario. Se uno parla, al vostro cospetto, per una causa giusta, se la prendono male e lo bollano come tracotante. E sono a tal punto prigionieri di questa nuova visione delle cose, da credere di meritare a vita la reputazione di cittadini “perbene” se chiamano svergognato quel tale che si è alzato a parlare una volta tanto davanti all'assemblea. (51,19)<ref name=":0" />
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==Citazioni su Demostene==
*Come ho già detto parlando dinanzi al popolo, voi concedete volentieri agli strateghi ed ai ''rhèthores'' di trarre grossi vantaggi dalle loro attività pubbliche; certo non sono la legge consentire ciò, ma la vostra dolcezza e tolleranza. Giacché di una cosa comunque vi preoccupate: che il denaro che questi rubano non venga rubato contro i vostri interessi ma per favorirvi. In particolare per quel che riguarda Demostene e [[Demade]] ho calcolato che, tra decreti e progenie, hanno intascato all'incirca settanta talenti ciascuno, a parte quello che hanno ricevuto dal re di Persia ed Alessandro. Eppure non è bastato loro tutto questo, Hanno addirittura voluto addirittura lucrare sul corpo stesso della città…città. ([[Iperide]])
*Confrontando [[Cicerone]] con Demostene, dirò che il carattere di Demostene è l'evidenza della ragione, l'impeto e la veemenza di un'anima accesa ed eloquente; quello di Cicerone, l'ordine, la fecondità, e lo splendor dell'orazione. Il primo più aspro, talvolta secco e duro, ma più sublime e più robusto; il secondo più florido e più ornato, ma talvolta, come lo rimprovera Bruto, cascante e distemperato. In due parole: ammiro Cicerone, ma vorrei Demostene per difensore. ([[Guglielmo Audisio]])
*[[Nicolas Boileau|Boileau]], il cui gusto era sì dilicato, Boileau detto l'eroe della ragione, scriveva a [[Claude Brossette]] ch'egli non finiva mai di maravigliarsi leggendo l'arringa pronunciata da Demostene contro Eschine per la corona a favore di Ctesifonte. È, secondo lui, l'ultimo «sforzo» a cui possa aspirare l'intelletto dell'uomo. ([[Guglielmo Audisio]])