Charlie Chaplin: differenze tra le versioni

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:''I'm going to get out of this [film] business. It's too much for me. I'll never catch on. It's too fast. I can't tell what I'm doing or what anybody wants me to do.''<ref>Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, ''The Experts Speak'', New York, Villard, 1998, p. 310. ISBN 0-679-77806-3</ref>
*{{NDR|All'osservazione che forse i movimenti di macchina delle sue regie non erano così interessanti}} Non devono essere interessanti "loro": sono interessante "io".<ref>Citato in Enos Mantoani, ''[http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2011/04/18/489199-little_miss_poker_face_helen_wills.shtml Little Miss Poker Face: Helen Wills]'', ''Ubitennis.com'', 19 aprile 2011.</ref>
*{{NDR|Rivolto all'amico Thomas Burke, nel 1931}} Non è patetico, non è terribile che tutta questa gente mi circondi gridando «Dio ti benedica, Charlie!» e che voglia toccarmi il capotto, e ridere o persino piangere? Li ho visti farlo, quando riescono a toccarmi la mano. E perché? Perché? Semplicemente perché li ho rallegrati. Dio, Tommy, che lurido mondo è questo, che permette alla gente di passare una vita tanto abietta che se qualcuno li fa ridere vogliono inginocchiarsi e toccargli il cappotto come fosse Gesù Cristo che li risuscita. Ecco un commento sulla vita. Ecco un bel mondo in cui vivere. Quando la folla mi circonda così - per quanto personalmente mi gratifichi - spiritualmente mi fa male, perché so cosa c'è dietro. Uno squallore, una bruttezza, e una disperazione tale che solo perché qualcuno li fa ridere e li aiuta a dimenticare, chiedono a Dio di benedirlo.<ref>Riportato in David Robinson, ''Chaplin. La vita e l'arte'', Biblioteca Marsilio, 2005, p. 491.</ref>
*Non si ha ogni volta la fortuna che un lavoro cresca come un albero. ''[[La febbre dell'oro|La Febbre dell'oro]]'', ''Vita da cani'', ''Il Monello'' sono eccezionali. Quando rendevo perfetta una scena, si staccava dall'albero. Ho scosso i rami e sacrificato i migliori episodi. Sono autosufficienti. Li potrei proiettare separatamente, a uno a uno, come le mie prime pellicole.<ref>Citato in [[Jean Cocteau]], ''Il mio primo viaggio'', traduzione di Olga Koudacheff, De Agostini, Novara, 1964.</ref>
*Sento di avere il privilegio di esprimere una speranza. La speranza è questa: che avremo finalmente la pace in tutto il mondo: che aboliremo le guerre, e risolveremo tutte le differenze internazionali al tavolo delle conferenze: che aboliremo tutte le bombe atomiche e all'idrogeno, prima che siano esse ad abolire noi.