Sport in Italia: differenze tra le versioni

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==Citazioni==
* A oggi<ref>Nel 2016.</ref> solo cinque federazioni {{NDR|italiane}} hanno professionisti e sono solo settori maschili, le donne invece: tutte dilettanti. Non è una differenza da poco: oltre che guadagni in media inferiori al 30 per cento, le dilettanti non hanno una serie di tutele a cominciare dalla previdenza sociale, l'assistenza sanitaria, la pensione. Il professionista costa ai "datori" di lavoro, gli altri sopravvivono in genere coi gruppi sportivi militari che danno garanzie e stipendio trasformando l'attività agonistica in statale. Quando concludono la carriera sportiva, le donne non hanno un futuro visto che il nostro sistema scolastico e sportivo viaggiano su binari diversi. Lo raccontava anche la velista Conti, costretta ad abbandonare gli studi. La cosiddetta dual career, la carriera duale, deve essere uno dei nostri obiettivi di civiltà. È tutta la casa dello sport che ha bisogno di essere modernizzata. ([[Josefa Idem]])
*In [[Italia]] si fa politica con lo [[sport]], nel senso che la politica si occupa di sport e riconosce nello sport un valore universale e di [[cittadinanza]]. ([[Matteo Renzi]])
*Lo [[sport]] {{NDR|in Italia}} è [[maschilismo|maschilista]] ed estremamente conservatore. Lo è ormai più della politica, dove ci sono tentativi per svecchiare il sistema e favorire il ricambio generazionale ai vertici. Penso al limite dei due mandati per i sindaci, per esempio. Nelle federazioni ci sono presidenti ormai da cinque legislature. Il problema non è di merito o di giudizio sulle singole persone al comando, non mi permetterei mai. Ma è l'approccio a non essere moderno. ([[Josefa Idem]])