Valerio Pocar: differenze tra le versioni

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*Per l'ottica [[animalismo|animalistica]], invece, specificamente con riferimento alla questione dei [[diritti degli animali|diritti animali]] – senza qui stare per il momento a precisare a quale dei diversi orientamenti dell'animalismo si voglia fare riferimento – gli animali non umani, se e in quanto siano portatori di diritti, devono essere presi in considerazione come individui e non come genere e specie, e in quanto individui devono essere trattati dalla regolazione sociale e giuridica come soggetti e non come oggetti. (cap. I, pp. 5-6)
*Appare ormai inconfutabile, sulla base di molti dati scientifici, che gli animali non umani sono stati oggetto di una sottovalutazione soprattutto sotto il profilo delle loro capacità intellettive ed emotive: non solamente essi provano dolore e piacere, ma anche sospetto e timore, curiosità e stupore, gelosia e orgoglio, fino all'autocompiacimento e, ancora, sono capaci di risolvere problemi, di acquisire ed elaborare informazioni tratte non solo dall'immediata esperienza, fino a sedimentarle e a trasmetterle tramite processi comunicativi ed educativi. (cap. III, p. 35)
*La debolezza relativa di tutte le specie viventi rispetto alla specie umana rappresenta certamente una differenza, forse la principale. Tuttavia, proprio da questa differenza non appare ragionevole trarre argomenti per legittimare il dominio e per giustificare la negazione dei diritti. Infatti, se si ritenesse che la disparità delle forze rappresenta un criterio accettabile, non per spiegare o fondare materialmente il dominio, ma per legittimarlo e per giustificare la discriminazione rispetto ai diritti che ne consegue, si negherebbe la possibilità stessa di fondare i [[diritti umani]], che, come abbiamo detto, sono invocati precisamente e anzitutto per contrastare la discriminazione tra gli umani sulla base della loro disparità di forze.<br />Sotto questo profilo, e in questa prospettiva conflittualistica, il parallelismo tra i diritti umani e i diritti degli animali non umani appare definitivamente, ma non sorprendentemente, chiaro e il loro fondamento risulta analogo: anche l'affermazione dei diritti degli animali è di necessità volta a tutelare gli interessi di soggetti incapaci di tutelarli direttamente e tali diritti potrebbero trovare solo in valori e in ideologie condivise dagli umani la forza indiretta per tradurre la loro tutela in regole giuridiche[...]. (cap. III, pp. 37-38)
*In conclusione, la discussione in tema di diritti degli animali – che potrebbe a taluno sembrare prematura in un mondo degli umani che si contraddistingue per le sue profonde e crudeli violazioni sistematiche dei diritti umani stessi – appare capace di suggerire riflessioni significative e di dare un contributo per la migliore comprensione anche delle radici delle discriminazioni tra gli umani e della violazione dei loro stessi diritti. (cap. III, p. 39)
*Un episodio significativo, a livello internazionale, è stato rappresentato dalla formulazione della ''[[Dichiarazione universale dei diritti dell'animale|Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Animale]]'' [...]. Certamente, il contenuto di questa dichiarazione appare per molti versi arretrato ed è riscontrabile una certa incoerenza tra i diversi princìpi in essa affermati – come conciliare, per esempio, il principio enfaticamente affermato che l'uccisione ingiustificata di un animale costituisce «biocidio» con l'ammissione della liceità dell'allevamento a fine alimentare? – e tuttavia questo documento ha rappresentato un momento saliente delle battaglie animalistiche, soprattutto per via del prestigio e dell'autorevolezza dei quali l'organismo culturale internazionale godeva. (cap. V, pp. 57-58)
*Gli animali, al pari degli umani, hanno vita, sentimenti e sensibilità, come i risultati della biologia, della neurofisiologia comparata e dell'etologia ci assicurano. Essi proverebbero sofferenza, gioia e amore, avrebbero coscienza di sé, altruismo, comunicatività, capacità di analisi e di risoluzione di problemi, sicché la creatività e l'accumulazione culturale non parrebbero caratteristiche esclusive della specie umana. (cap. VII, p. 101)
*Il principio secondo il quale situazioni analoghe devono essere trattate in modo analogo è, per sé, il fondamento, se non sufficiente, certamente necessario di ogni ordinamento «giusto». Ogni infrangimento di tale principio è, quindi, per sé pericoloso, perché riapre le porte alla negazione dei diritti e alla discriminazione, avvengano esse sulla base delle differenze di razza, di genere, di età, di credo religioso, di opinioni, come la storia degli umani ampiamente dimostra. Nulla ci autorizza a pensare che l'infrangimento del principio e la discriminazione sulla base delle differenze di specie siano meno pericolosi. Al contrario, è ragionevole ritenere che l'allargamento dell'applicazione del principio, col riconoscimento del medesimo trattamento per tutti gli esseri viventi per ciò che concerne i loro punti di simiglianza e col rifiuto della discriminazione là dove la simiglianza suggerisce che essa non si giustifichi, giovi a stabilire un più sicuro fondamento degli stessi diritti degli umani [...]. (cap. VII, pp. 102-103)
*Proprio la minaccia della catastrofe ecologica dovrebbe suggerire [...] di apprendere la grande lezione dell'[[ecologia]], che ognuno è legato a tutti gli altri. (cap. VII, p. 103)
*La presa di coscienza che la sopravvivenza della specie umana è strettamente legata alla sopravvivenza delle altre [[specie]] suggerisce e fonda una necessaria solidarietà nei confronti del mondo vivente e della natura in generale, superando ogni residuo di antropocentrismo e di dualismo. (cap. VII, p. 104)