La Repubblica (dialogo): differenze tra le versioni

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[[Immagine:POxy3679_Parts_Plato_Republic.jpg|right|thumb|Frammento papiraceo de ''La Repubblica'' ritrovato a Ossirinico]]
'''''La Repubblica''''' (titolo originale Πολιτεία), dialogo di [[Platone]] del 360 a.C.
 
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*Non ho mai conosciuto un [[matematico]] che sapesse ragionare.
*Ciascun governo istituisce leggi per il proprio utile; la democrazia fa leggi democratiche, la tirannide tiranniche e allo stesso modo gli altri governi. E una volta che hanno fatto le leggi, eccoli proclamare che il giusto per i governati si identifica con ciò che è invece il loro proprio utile, e chi se ne allontana lo puniscono come trasgressore sia della legge sia della giustizia. In ciò consiste, mio ottimo amico, quello che dico giusto, identico in tutte quante le poleis, l'utile del potere costituito. Ma, se non erro, questo potere detiene la forza. Così ne viene, per chi sappia ben ragionare, che in ogni caso il giusto è sempre identico all'utile del più forte.
*«Si alimenteranno preparando farina d'orzo e di frumento, in parte cuocendola e in parte impastandola, facendo focacce deliziose e pani esposti su canne e su foglie pulite. Loro stessi e i loro figli, sdraiati su letti fatti da uno strato di mirto e smilace, banchetteranno, brindando a vino, mentre, inghirlandati, leveranno inni agli dèi, in sintonia di cuore, non generando più figli di quanto le risorse permettano e sforzandosi di evitare la povertà e la guerra».<br />A tal punto s'intromise Glaucone dicendo: «A quanto sembra i tuoi uomini li fai mangiare senza companatico».<br />«Hai ragione! – gli risposi –. Mi sono scordato che dovranno avere anche il companatico, vale a dire sale, olive e formaggio; si cucineranno anche cipolle e ortaggi vari, insomma tutte quelle verdure che si trovano in campagna. E per concludere il pasto serviranno loro anche fichi, ceci e fave; e arrostiranno alla brace bacche di mirto e ghiande, innaffiate dalla giusta dose di vino. Così trascorreranno la loro esistenza in pace e in buona salute, e come è prevedibile, moriranno avanti negli anni, comunicando ai loro eredi un'altra vita analoga a questa». (II, 372; 2005, p. 1121)
*«Tutto quello che si è descritto, a quanto sembra, per alcuni non è sufficiente e neppure li accontenta il sistema di vita proposto. Costoro pretenderebbero in sovrappiù [...] piatti prelibati, essenze, aromi, cortigiane, dolciumi, e ogni altra ricercatezza di tutti i tipi. [...] E così avremo un sempre maggior bisogno di gente a servizio. O non vorrai, per caso, che manchino pedagoghi, balie, nutrici, acconciatrici, barbieri, cuochi e macellai? Avremo anche una gran richiesta di porcari. Tutto ciò non trovava posto nella Città di prima, perché non ce n'era necessità; in questa, invece, non se ne potrebbe fare a meno. E poi, dato che c'è chi se ne ciba, occorreranno pure altri animali di allevamento, di tutte le razze. O non è vero?».<br />«Come no!».<br />«E di conseguenza, dato che viviamo in un mondo siffatto, rispetto a prima crescerà, e di molto, il bisogno di medici».<br />«Certo, di molto».<br />«E così pure il territorio; quello che una volta bastava a nutrire i cittadini di prima, ora si è fatto insufficiente e non basta più. O non è così?».<br />«È così», ammise lui.<br />«Ecco quindi che saremo costretti a strappare una parte del territorio dei vicini, se vorremo avere abbastanza terreno da mettere a pascolo e a coltura? Ma, non è forse vero che anche i confinanti avrebbero bisogno dei nostri territori, quando come noi si abbandonassero ad una smodata ricerca di ricchezze, andando oltre i limiti dello stretto necessario?».<br />«Per forza di cose, caro Socrate», disse.<br />«E a tal punto, faremo guerra contro di loro, o Glaucone? O come andrà a finire?».<br />«Proprio così», convenne.<br />«E non diciamo – seguitai – se la guerra abbia buone o cattive conseguenze, ma limitiamoci a constatare che essa trae origine proprio da quelle condizioni che, quando si verificano, sono altresì responsabili per le Città di mali pubblici e privati». (II, 373; 2005, pp. 1121-1122)
*E un cane, un cavallo, qualsiasi essere vivente potrà mai essere [[coraggio|coraggioso]] se non ha anche istinto aggressivo? (II, 375; 2005, p. 1123)
*Ebbene, caro amico, qual è il carattere della tirannide? È pressoché evidente che si tratta di un trapasso dalla democrazia".<br />"Sì, è evidente".<br />"Quindi la tirannide nasce dalla democrazia allo stesso modo in cui questa nasce dall'oligarchia?"<br />"In che modo?" <br />"Il bene che i cittadini si proponevano", spiegai, "e per il quale avevano istituito l'oligarchia era la ricchezza eccessiva: non è vero?" <br />"Sì ".<br />"Ma l'insaziabile brama di ricchezza e la noncuranza d'ogni altro valore a causa dell'affarismo l'hanno portata alla rovina".<br />"È vero" disse.<br />"E anche la disgregazione della democrazia non è provocata dall'insaziabile brama di ciò che si prefigge come bene?" <br />"E che cosa, secondo te, si prefigge?"<br />"La libertà", risposi. <br />"In una città democratica sentirai dire che questo è il bene supremo e quindi chi è libero per natura dovrebbe abitare soltanto là". <br />"In effetti si ripete spesso questa sentenza", osservò. <br />"Come stavo per chiederti", proseguii, "non sono dunque la brama insaziabile e la noncuranza d'ogni altro valore a trasformare questa forma di governo e a prepararla ad avere bisogno della tirannide?"<br />"In che senso?", domandò.<br />"A mio parere, quando una città democratica, assetata di libertà, viene ad essere retta da cattivi coppieri, si ubriaca di libertà pura oltre il dovuto e perseguita i suoi governanti, a meno che non sano del tutto remissivi e non concedano molta libertà, accusandoli di essere scellerati e oligarchici". <br />"Sì ", disse, "fanno questo".<br />"E ricopre d'insulti", continuai, "coloro che si mostrano obbedienti alle autorità, trattandoli come uomini di nessun valore, contenti di essere schiavi, mentre elogia e onora in privato e in pubblico i governanti che sono simili ai sudditi e i sudditi che sono simili ai governanti. In una tale città non è inevitabile che la libertà tocchi il suo culmine?"<br />"Come no?"
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[[Categoria:Opere filosofiche|Repubblica, la]]