Matilde Serao: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Matilde Serao==
*Attraverso tutta la {{sic|rettorica}} delle sue idee e delle sue narrazioni, attraverso quel concetto ristretto del bene e del male, fiorisce una certa verità popolare, che sarà poi il punto di partenza onde i sociologi e gli artisti trarranno il grande materiale del romanzo napoletano. Piccola verità popolare, invero, e che consisteva soltanto nel chiamare coi loro veri nomi i tetri frequentatori delle bettole, col loro nome esatto e colla loro topografia i vicoli sordidi e lugubri, dove si annida in Napoli l'onta, la corruzione, la morte: piccola verità affogata nella frondosità fastidiosa del romanziere, che ha cominciato a vedere, ma che non ha forza, coraggio, tempo di veder molto, di veder tutto: piccola verità, dirò così esteriore, che la falsità bonaria del resto annega, ma che è verità, ma che è uno spiraglio di luce attraverso la tenebra, ma che è la fioca lampada nella notte profonda, che altri vedrà e che li condurrà alla loro strada, a tutta quanta la verità com'è, nuda, schietta, tutta piena di strazio, ma non senza conforto. (da un articolo necrologico del 1891.<ref>Citato in [[Benedetto Croce]], ''La letteratura della nuova Italia, Saggi critici'', vol. IV, Giuseppe Laterza & Figli, Bari, 1922<sup>2</sup> riveduta, p. 316.</</ref>)
*Fresca profonda verde foresta. La luce vi è mite, delicatissima, il cielo pare infinitamente lontano; è deliziosa la freschezza dell'aria; in fondo al burrone canta il torrente; sotto le felci canta il ruscello ... Si ascende sempre, fra il silenzio, fra la boscaglia fitta, per un'ampia via ... Tacciono le voci umane ... Non v'è che questa foresta, immensa, sconfinata: solo quest'alta vegetazione esiste. Siamo lontani per centinaia di miglia dall'abitato: forse il mondo è morto dietro di noi. Ma ad un tratto, tra la taciturnà serena di questa boscaglia, un che di bianco traspare tra le altezze dei faggi. Questa è Ferdinandea. (dal ''Corriere di Roma'' del 19 settembre 1886)
*I gusti sono differenti. Vi è chi, leggendo il giornale, si diletta nei brillanti paradossi dell'articolo di fondo, seguendone mentalmente le evoluzioni: molti frequentano l'appendice, pianterreno lugubre e sanguinoso, dove si commettono, sera per sera, i più atroci delitti: alcuni scelgono la cronaca ''interna'' dove leggono importantissimi fatti avvenuti nell'Uraguay, a [[Capracotta]] o a Roccacannuccia; altri prediligono i telegrammi particolari, tanto particolari che talvolta i fili del telegrafo non ne hanno saputo nulla: non mancano, infine, gli amatori della quarta pagina. (da ''Estratto dello stato civile'', in ''Dal vero'')
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==Citazioni su Matilde Serao==
*Solo nel 1900 Matilde Serao, autrice di un galateo destinato alle donne in cui vi è una appendice per le care fanciulle, «Piccolo codice per le signorine» –, è molto assertiva nel precisare quando finisce l'infanzia: «Da dodici anni in poi si finisce di essere bimbe», a tredici si è «giovanette», a sedici «signorine» e a diciotto anni si è «presentate in società». ([[Simonetta Ulivieri]])
 
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==
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== Altri progetti==
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[[Categoria:ScrittoriGiornalisti italiani|Serao, Matilde]]
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