Indro Montanelli e Mario Cervi: differenze tra le versioni

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*Il governo italiano, diventato «ammninistratore» a tutti gli effetti della Zona A, s'impegnava a mantenere a Trieste il porto franco. Entro un anno coloro che già risiedevano nelle Zone A e B e che se ne erano allontanati potevano farvi ritorno, con gli stessi diritti degli altri residenti: coloro che non volessero far ritorno, o che intendessero nel frattempo andarsene, erano autorizzati a trasferire i loro fondi. La mattina del 26 ottobre, in un tripudio di bandiere tricolori e in una immensa commozione di folla, i soldati italiani entrarono in Trieste restituita per la seconda volta all'Italia. Alle celebrazioni del 4 novembre 1954 intervenne, acclamatissimo, Luigi Einaudi.
*Quanto alle recriminazioni dei giuliani e di taluni accesi ambienti nazionalistici (del tutto comprensibili le prime, non così le seconde), si deve soltanto osservare che la Zona A, la Zona B e le terre istriane non furono perdute né alla firma del Trattato di pace né alla firma del ''memorandum d'intesa''. Furono perdute il 10 giugno 1940, quando [[Benito Mussolini|Mussolini]] precipitò l'Italia nella seconda guerra mondiale.
*La Democrazia cristiana si appropriò della memoria di De Gasperi. Un'appropriazione politicamente umanamente ineccepibile, perché De Gasperi fu soprattutto cristiano, e insieme democristiano, fino all'ultimo respiro. Ma l'Italia sentì – anche se presto altri avvenimenti la distrassero – che quel democristiano era d'una specie particolare: un gradino al di sopra e al di fuori degli schemi di partito. Non per caso, ai funerali di Sella, mentre la bara veniva portata a spalle da una calca di volontari in lacrime, «un uomo con i capelli già bianchi, un avversario di parte laica» volle unirsi agli altri, anzi quasi si insinuò a forza sotto la pesante cassa gridando «"De Gasperi è nostro" e lo accompagnò fino alla chiesa dimentico di asciugarsi le lacrime» (nei ricordi di Maria Romana). De Gasperi era di tutti perché, prestato all'Italia, pensava all'Italia prima che alla DC e a se stesso: perché, credente senza turbamenti, sapeva rispettare i dubbi altrui; perché, cattolico fin nelle più intime fibre, conosceva i pericoli e le tentazioni del clericalismo e dell'integralismo, contro i quali s'era battuto associando al governo gli alleati laici; li volle in momenti in cui non erano necessari, ed erano magari fastidiosi.
*Nesuno dei diadochi di De Gasperi ereditò le sue qualità, ve ne furono che non ne ereditarono nemmeno una. Scelba ebbe la sua onestà e il suo senso dello Stato, Fanfani il suo pragmatismo sorretto da una religiosità autentica, Pella la sua dignità. Moro la sua arte nel compromesso. Ma nessuno raggiunse la sua completezza. Dopo il [[politico]] che era anche [[statista]] vennero i politici che, nei casi migliori, erano soltanto politici. Se ne ebbe il primo segno l'anno dopo quando, alle elezioni per la Presidenza della Repubblica, il posto di Luigi Einaudi fu preso da [[Giovanni Gronchi]].
*De Gasperi era di tutti perché, prestato all'Italia, pensava all'Italia prima che alla DC e a se stesso: perché, credente senza turbamenti, sapeva rispettare i dubbi altrui; perché, cattolico fin nelle più intime fibre, conosceva i pericoli e le tentazioni del clericalismo e dell'integralismo, contro i quali s'era battuto associando al governo gli alleati laici; li volle in momenti in cui non erano necessari, ed erano magari fastidiosi.
*Dopo il [[politico]] che era anche [[statista]] vennero i politici che, nei casi migliori, erano soltanto politici. Se ne ebbe il primo segno l'anno dopo quando, alle elezioni per la Presidenza della Repubblica, il posto di Luigi Einaudi fu preso da [[Giovanni Gronchi]].
 
===''L'Italia dei due Giovanni''===