Michelangelo Antonioni: differenze tra le versioni

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*Con intuizione corretta, Antonioni fotografava tedio, imbecillità e incomprensioni sentimentali della società europea sottoposta all’industrializzazione forzata. Metteva sotto la lente quel disagio che i milanesi bramarono di provare nell’istante immediatamente successivo all’edificazione del primo grattacielo cittadino. Ma nel suo cinema, la pretesa letteraria si risolveva in bozzetti incongrui e programmatici. La serietà con cui agghindava i suoi improbabili personaggi, le mezze calzette elevate a paradigma del Paese, involontariamente comica. Passata la sbornia e svanito l’equivoco, in effetti, si rise. ([[Alberto Arbasino]])
*Era una di quelle feste talmente noiose che ben presto la noia diventa argomento principale di conversazione. Dove ci si sposta da un gruppetto all'altro e si sente la stessa frase almeno dieci volte: «Sembra di stare in un film di Antonioni». Con la differenza che le facce non sono altrettanto interessanti. ([[Don DeLillo]])
*Fellini, Kurosawa e Buñuel si muovono nello stesso campo di Tarkovsky. Antonioni era sulla buona strada, poi è come spirato, soffocato dal suo stesso tedio. ([[Ingmar Bergman]])
*Ha percorso una strada non sempre larga ed agevole sulla quale ha disseminato pietre miliari come «[[L'avventura]]», «[[La notte (film)|La notte]]», «[[L'eclisse]]» durante il sodalizio con [[Monica Vitti]] e successivamente «[[Blow-Up|Blow up]]» e «[[Zabriskie Point (film)|Zabriskie Point]]» fino al polemicissimo documentario sulla [[Cina]] {{NDR|''[[Chung Kuo, Cina]]''}}.([[Franco Nebbia]])
*Michelangelo Antonioni è uno dei mostri sacri del cinema italiano e anche mondiale. Il piedistallo prestigioso che si è saputo costruire per emergere risale al 1957, quando si segnalò alla critica internazionale con «[[Il grido (film)|Il grido]]», un bellissimo film, ma prima ancora, nel '50, «[[Cronaca di un amore]]» aveva già diviso le opinioni in due partiti avversi, segno che aveva fatto qualcosa di molto interessante. ([[Franco Nebbia]])