Charles Darwin: differenze tra le versioni

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*Fin dalla prima giovinezza ho concepito un vivo desiderio di capire o di spiegare tutto ciò che osservavo, cioè di raggruppare tutti i fatti sotto leggi generali.<ref>Da ''Autobiografia (1809-1882)'', a cura di Nora Barlow, traduzione di Luciana Fratini, Einaudi, Torino, 2006, p. 123.</ref>
*L'incredulità si insinuò nel mio spirito, e finì per diventare totale. Il suo sviluppo fu tanto lento che non ne soffersi, e da allora non ho mai più avuto un dubbio sull'esattezza della mia conclusione. In realtà non posso capire perché ci dovremmo augurare che le promesse del [[cristianesimo]] si avverino: perché in tal caso, secondo le parole del Vangelo, gli uomini senza fede, come mio padre, mio fratello, e quasi tutti i miei amici più cari sarebbero puniti per l'eternità. E questa è un'odiosa dottrina.<ref>Citato in [[Piergiorgio Odifreddi]], ''In principio era Darwin, la vita, il pensiero, il dibattito sull'evoluzionismo'', mondolibri s.p.a.</ref>
*Ma potrei dire che l'impossibilità di concepire che quest'universo grandioso e meraviglioso, con i nostri sé coscienti, sia scaturito dal caso, a me pare l'argomento principe a favore dell'[[esistenza di Dio]]; ma sebbene questo sia un argomento di valore effettivo, io non sono mai stato in grado di decidermi. Sono consapevole che se si ammette una causa prima, la mente brama ancora di sapere da dove questa è venuta, come si è generata.<ref>''But I may say that the impossibility of conceiving that this grand and wondrous universe, with our conscious selves, arose through chance, seems to me the chief argument for the existence of God; but whether this is an argument of real value, I have never been able to decide. I am aware that if we admit a first cause, the mind still craves to know whence it came, and how it arose.'' (da una lettera a N.D. Doedes, 2 aprile 1873).</ref>
*La ragione mi parla dell'impossibilità quasi di concepire l'universo e l'uomo come il risultato di un mero caso o di una cieca necessità. Questo pensiero mi costringe a ricorrere a una Causa Prima dotata di un'intelligenza.<ref>Citato in ''[http://www.inters.org/disf/sites/default/files/Avvenire_Flew.pdf Anthony Flew, l'ateo pentito]'', ''Avvenire'', 27 agosto 2010.</ref>
*Mi permetta di dire che l'impossibilità di concepire che quest'universo grandioso e meraviglioso, con i nostri sé coscienti, sia scaturito per caso a me pare l'argomento principe a favore dell'[[esistenza di Dio]].<ref>Da Lettera 8837 a N.D. Doedes, 2 aprile 1873.</ref>
*Nelle mie fluttuazioni più estreme, non sono mai stato un [[ateismo|ateo]] nel senso di negare l'esistenza di un Dio. Ritengo generalmente (e sempre di più invecchiando), ma non sempre, che [[agnosticismo|agnostico]] corrisponderebbe alla definizione più corretta della mia condizione intellettuale.<ref>Da Lettera 12041 a John Fordyce, 7 maggio 1879.</ref>
*Non dobbiamo trascurare la probabilità che il costante inculcare la credenza in Dio nelle menti dei [[bambino|bambini]] possa produrre un effetto così forte e duraturo sui loro cervelli non ancora completamente sviluppati, da diventare per loro tanto difficile sbarazzarsene, quanto per una scimmia disfarsi della sua istintiva paura o ripugnanza del serpente.<ref>''Nor must we overlook the probability of the constant inculcation in a belief in God on the minds of children producing so strong and perhaps an inherited effect on their brains not yet fully developed, that it would be as difficult for them to throw off their belief in God, as for a monkey to throw off its instinctive fear and hatred of a snake.'' (da ''The Autobiography of Charles Darwin'', in ''The works of Charles Darwin'', vol. 29, New York, 1989).</ref>