Coscienza: differenze tra le versioni

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Dale Jamieson
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*Quello della coscienza rappresenta il più sconcertante problema per la scienza della mente. Non c'è nulla che non si conosca più intimamente dell'esperienza cosciente, e però niente che sia più difficile da spiegare. In epoca recente tutti i fenomeni mentali si sono lasciati analizzare, ma la coscienza ha resistito ostinatamente. Molti hanno cercato di fornire spiegazioni, ma queste sembrano sempre non essere all'altezza dell'obiettivo.
*Sappiamo che una teoria della coscienza richiede un ''qualcosa'' in più che risulti basilare per la nostra [[ontologia]], dato che qualsiasi cosa in [[fisica]] è compatibile con l'assenza di coscienza. Potremmo considerare questo ''qualcosa'' una caratteristica decisamente non fisica, dal quale derivare poi l'esperienza {{NDR|del soggetto cosciente}}, ma è difficile immaginare quale possa essere tale caratteristica. Più verosimilmente, possiamo prendere l'esperienza stessa come caratteristica basilare, come facciamo con la [[materia|massa]], la carica, lo spazio-tempo. Se assumiamo l'esperienza come basilare, allora possiamo proseguire con la formulazione di una teoria dell'esperienza.
 
===[[Dale Jamieson]]===
*Forse una semplice coscienza, per quanto tenue, presuppone una coscienza riflessiva, per quanto debole.
*La mia tesi è che la coscienza è un bene in sé, quale che sia il suo oggetto, e quale che sia la piacevolezza di una particolare esperienza. Ciò spiega perché la maggior parte di noi, la maggior parte delle volte, preferirebbe trascorrere una giornata leggermente depressi piuttosto che narcotizzati e privi di coscienza.
*Molti di noi, la maggior parte delle volte, preferiscono continuare a vivere; [...] la ragione è ovvia: preferiamo continuare a vivere perché preferiamo la coscienza alla sua cessazione.<br />Che la coscienza sia in sé un bene, e che noi la riconosciamo implicitamente come tale, spiega anche perché la maggior parte di noi desidera che la coscienza perduri anche dopo la nostra morte.
*Un essere dotato di coscienza riflessiva ha una concezione di sé quale essere distinto che persiste nel tempo. Un essere siffatto può avere desideri, volizioni, preferenze di ordine superiore, e così via. Ha un punto di vista. Per dirla alla tedesca, ha una "soggettività". Un essere dotato di semplice coscienza ha esperienze, ma non ha consapevolezza di sé come entità distinta, come soggetto di queste esperienze. [...] La tesi sulla quale insisto – che la semplice coscienza è sufficiente per imporci un obbligo ''prima facie'' di non uccidere il soggetto che ne è dotato – per quanto forse strana, non costituisce una novità.
 
==Voci correlate==