John Henry Newman: differenze tra le versioni

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*In una realtà più elevata le cose vanno diversamente, ma quaggiù [[vivere]] significa [[Cambiamento|cambiare]], ed essere [[Perfezione|perfetti]] significa aver spesso cambiato.<ref>Citato in Ian Ker, ''Newman: La fede'', traduzione di Giovanni Iamartino, Edizioni Paoline, Milano, 1993, [http://books.google.it/books?id=ABfoa-PPWjUC&pg=PA44 p. 44]. ISBN 88-315-0847-4</ref>
*L'uso dei templi, la dedica di taluni di questi a dei santi particolari e il fatto che in certe occasioni venissero ornati con rami di albero; l'incenso, i lumi, e le candele; le offerte votive a seguito della salute ricuperata; l'acqua santa, il diritto di asilo, i giorni santi e le quattro tempora, l'uso dei calendari, le processioni, la benedizione delle campagne (le rogazioni); gli abiti sacerdotali, la tonsura, l'anello del matrimonio, la pratica di volgersi verso l'Oriente, e più tardi le immagini e forse il canto ecclesiastico e il Kyrie Eleison [l'invocazione "Signore, abbi pietà"] sono tutte derivazioni da usi pagani, santificati perché vennero adottati nella vita della Chiesa.<ref>Da ''Lo sviluppo della dottrina cristiana'', p. 394.</ref>
*La coscienza non è un egoismo lungimirante, né il desiderio di essere coerenti con se stessi, bensì la messaggera di Colui, il quale, sia nel mondo della natura sia in quello della grazia, ci parla dietro un velo e ci ammaestra e ci governa per mezzo dei suoi rappresentanti. La coscienza è l'originario vicario di Cristo, profetica nelle sue parole, sovrana nella sua perentorietà, sacerdotale nelle sue benedizioni e nei suoi anatemi; e se mai potesse venir meno nella Chiesa l'eterno sacerdozio, nella coscienza rimarrebbe il principio sacerdotale ed essa ne avrebbe il dominio.<ref>Da ''Lettera al duca di Norfolk. Coscienza e libertà'', pp. 219-220.</ref>
*La crudeltà verso gli [[animale|animali]] equivale per l'uomo a non amare Dio.
:''Cruelty to animals is as if man did not love God.''<ref>Da ''Parochial and Plain Sermons'', Londra, 1868; citato in [[Matthew Scully]], ''Dominion'', Souvenir Press, Londra, 2011, [//books.google.it/books?id=SYY7AAAAQBAJ&pg=PT30 p.]</ref>
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*Mio Dio, credo che Tu mi ami più di quanto io ami me stesso.<ref>Citato in [[Mario Canciani]], ''Vita da prete'', Mondadori, Milano, 1991, p. 117. ISBN 88-04-34449-0</ref>
*Per me le [[conversione|conversioni]] non erano l'opera essenziale, ma piuttosto l'''edificazione'' dei cattolici.<ref name=zenit/>
*Senza dubbio, se fossi obbligato a introdurre la religione nei brindisi dopo un pranzo (il che in verità non mi sembra proprio la cosa migliore), brinderò, se volete, al Papa; tuttavia prima alla Coscienza, poi al Papa.<ref>Da ''Lettera al duca di Norfolk. Coscienza e libertà'', p. 236.</ref>
*[Il [[celibato sacerdotale]] è] uno stato superiore di vita, al quale la maggioranza degli uomini non possono aspirare.<ref name=zenit/>
*Una Religione rivelata deve essere particolarmente poetica e così è infatti. Mentre le sue proposizioni presentano una originalità capace di avvincere l'intelletto, esprimono anche una bellezza capace di soddisfare la natura morale. Essa ci offre quelle forme ideali di eccellenza di cui si diletta la natura poetica e con le quali si associano ogni grazia e ogni armonia. Ci conduce in un mondo nuovo, un mondo di straordinario interesse, dotato delle più sublimi visioni, dei più teneri e puri sentimenti. La peculiare grazia mentale degli scrittori del [[Nuovo Testamento]] impressiona non meno del tangibile effetto che essi producono sui cuori di coloro che ne hanno assorbito lo spirito. Ora non vogliamo occuparci della natura pratica, bensì del lato poetico della verità rivelata. Per i cristiani, una visione poetica delle cose è un dovere: siamo tenuti a colorire tutte le cose con le tinte della fede, a riconoscere in ogni evento un divino significato e una tendenza soprannaturale. Anche gli amici che ci circondano sono investiti di uno splendore ultraterreno: non sono più semplici uomini imperfetti, ma esseri che godono del favore divino, sui quali è impresso il sigillo di Dio, e che si addestrano per la felicità futura. Si può aggiungere che le virtù particolarmente cristiane sono anche particolarmente poetiche – mansuetudine e gentilezza, compassione, gioia e modestia, per non parlare delle virtù devote – mentre i sentimenti più rozzi e ordinari sono gli strumenti della retorica, più che della poesia, come la collera e l'indignazione, l'emulazione, lo spirito combattivo e l'amore dell'indipendenza".<ref>Citato in J.H.Newman, ''La mente e il cuore di un grande'', Edizioni Paoline; pagine scelte dalle opere di John Henry Newman con saggio introduttivo di Malachy Gerard Carroll, versione dall'inglese di Frida Ballini.</ref>
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*John Henry Newman, ''Come guardare il mondo con gli occhi di Dio'', curatore T. De Rosa, traduzione di L. Magnabosco, Paoline, Milano, 1996.
*John Henry Newman, ''Gesù: Pagine scelte'', curatore G. Velocci, traduzione di L. Magnabosco, Paoline, Milano, 1992.
*John Henry Newman, ''Lettera al duca di Norfolk. Coscienza e libertà'', a cura di Valentino Gambi, Paoline, Roma, 1999. ISBN 9788831516891
*John Henry Newman, ''Lo sviluppo della dottrina cristiana'', traduzione di Alfonso Prandi, Il Mulino, Milano, 1967.
*John Henry Newman, ''Maria: pagine scelte'', tradotto da R. Fenoglio con la collaborazione d P. Boyce, R. Fenoglio, Paoline, 1999