Eugenio Corti: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Sugli [[alpino|alpini]]}} Non vogliamo idealizzarli, ma ci sembra di poter affermare che nell'attuale civiltà della materia e delle macchine, questa gente che - senza forse rendersene conto - si sosteneva soprattutto sullo spirito, costituiva una grande eccezione. Perfino quando gli capitava di essere sconfitti, essi in cuor loro (a motivo del dovere compiuto) non si sentivano propriamente tali; d'altra parte sconfiggerli era molto difficile. (p. 427)
*Verso le quattro cominciò a schiarire. A levante si formò nelle tenebre un barlume verde scuro, che tracciò poco alla volta un segmento d'orizzonte, come a dire un principio di separazione tra il cielo e il mare, entrambi ancora neri. Poi la luce crebbe, si diffuse, le stelle andarono attenuandosi, mentre la macchia verdastra si espandeva sempre più, trasmutando in rosso, in oro, in altri colori. Sospesa nel cielo sopra il mare sterminato rimase un'unica stella, goccia di luce tremula: era Espero, la prima che si accende la sera, l'ultima che si spegne al mattino. Dal piano del mare emerse infine un punto straordinariamente luminoso, che crebbe fino a trasformarsi in un principio di disco: il sole. I dieci uomini, avvolti nelle loro umide coperte, osservarono quasi senza parlare lo spettacolo, mentre la barca seguitava a correre bravamente, spinta dal suo inestetico motore. (p. 490)
*Le donne partecipavano al rito cantando gli antichissimi inni latini, gli stessi che cantavano a volte anche durante il lavoro nelle fabbriche vincendo il fragore dei telai e traendone conforto: il 'Veni creator Spiritus', l' 'O sacrum convivium', e il 'Tantum ergo'. Qui, nella tranquillità della chiesa, coi raggi dell'ultimo sole ch'entravano ammansiti dalle finestre colorate, quegli inni conducevano indefinitamente indietro nel tempo: non certo ai padri del più lontano medio evo che li avevano composti (del tutto sconosciuti a chi cantava), ma alle generazioni pur scomparse delle nonne e degli altri vecchi, dalla cui voce questi inni erano stati uditi nei primi anni della vita. Erano i canti veramente duraturi, non stagionali del popolo, gli ultimi che il nostro popolo abbia avuto; riportavano al cuore di ciascuno, insieme a un'ondata confusa e struggente di memorie, il senso del tempo che passa e quello dell'eternità. (p. 518)
*Addio montagna, patria, reggimento, addio mamma e primo amore, cantavano gli [[alpini]]. Cantavano e piangevano gli alpini valorosi, e c'era nel loro canto paziente lo struggimento della nostra umana impotenza.
*"Grazie, Signore Iddio" mormorò Manno col suo ultimo fiato "grazie". Sentì, non con l'orecchio della carne ormai, ma coi sensi dello spirito, un principio di fruscio: gli tornarono in mente, come da molto lontano, le parole dell'allievo: "La bandiera!". Spalancò gli occhi dello spirito per vederla: ma non era la bandiera che frusciava, erano le ali del suo angelo: lo vide in faccia per la prima volta e gli sorrise, mentre intorno a lui si produceva il grande capovolgimento.