Primo Levi: differenze tra le versioni

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*{{NDR|I nazisti e i fascisti}} Hanno dimostrato per tutti i secoli a venire quali insospettate riserve di ferocia e di pazzia giacciano latenti nell'uomo dopo millenni di vita civile, e questa è opera demoniaca. (da ''Deportati. Anniversario'', ''Torino'', anno XXXI, n. 4, aprile 1955)
*In questa nostra epoca fragorosa e cartacea, piena di propaganda aperta e di suggestioni occulte, di retorica macchinale, di compromessi, di scandali e di stanchezza, la voce della verità, anziché perdersi, acquista un timbro nuovo, un risalto più nitido. (da ''Il tempo delle svastiche'', ''Il giornale dei genitori'', anno II, n. 1, 15 gennaio 1960)
*In realtà, e nonostante alcune contrarie apparenze, il disconoscimento, il vilipendio del valore morale del lavoro era ed è essenziale al mito fascista in tutte le sue forme. Sotto ogni militarismo, colonialismo, corporativismo sta la volontà precisa, da parte di una classe, di sfruttare il lavoro altrui, e ad un tempo di negargli ogni valore umano. [...] Allo stesso scopo tende l'esaltazione della violenza, essa pure essenziale al fascismo: il [[manganello]], che presto assurge a valore simbolico, è lo strumento con cui si stimolano al lavoro gli animali da soma e da traino. (da ''«Arbeit macht frei»'', ''Triangolo rosso'', ANED, novembre 1959)
*La maggior parte fra noi erano ebrei: ebrei provenienti da tutte le città italiane, ed anche ebrei stranieri, polacchi, ungheresi, jugoslavi, cechi, tedeschi, che nell'Italia fascista costretta all'antisemitismo dalle leggi razziali di Mussolini, avevano incontrato la benevolenza e la civile ospitalità del popolo italiano. (da ''Al visitatore''<ref>Testo scritto per l'inaugurazione del memoriale in onore degli italiani caduti nei campi di concentramento nazisti</ref>, aprile 1980)
*Nelle intenzioni fasciste, {{NDR|in Italia}} la caccia all'ebreo non avrebbe dovuto essere meno accanita che nella Germania alleata, ma è stata ampiamente vanificata dalla sensibilità umana degli italiani, dalla indifferenza politica di allora, e dal discredito di cui il fascismo si era ormai coperto. (da ''Perché non ritornino gli olocausti di ieri (le stragi naziste, le folle e la Tv)'', ''La Stampa'', 20 maggio 1979)