Attilio Momigliano: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 12:
 
===In ''Aldo D'Asdia e Pietro Mazzamuto, Letteratura italiana, Pagine di documentazione critica''===
*{{NDR|Su [[Carlo Porta]]}} La qualità fondamentale della sua poesia è la vitalità gagliarda e comunicativa. Leggendo quelle pagine, dove ogni cosa è chiamata col suo nome, dove non ci sono attenuazioni od eufemismi eleganti, dove tutte le scene sono ritratte con una simpatia così spregiudicata e con una così franca bonomia che – anche quando la materia è satirica – quello che colpisce non è tanto lo sdegno quanto lo spontaneo accostarsi e immedesimarsi del poeta con il suo tema, si ripensa alla tempra sanguigna, cordiale e rumorosa di [[François Rabelais|Rabelais]].<ref name=door>Da ''Introduzione ai poeti'', Roma, 1946, pp. 161-166.</ref> (p. 775)
*Con tanta oscenità quanta se ne trova nelle sue poesie, non si può dire che egli sia un poeta corrotto: perché anche in quest'argomento quelli che dominano sovrani sono il senso della verità e quello della vita. Senza il secondo, il Porta sarebbe stato un piccolo e pesante naturalista: il senso della vita ha alleggerito e purificato quel suo amore della verità. La moralità e la poesia del Porta sono questo suo avvicinarsi sereno e franco alle scene più disparate. <br />Perciò si può parlare di simpatia anche a proposito dei personaggi che sembrano più evidentemente canzonati: fraa Condutt, la Marchesa Travasa, Polpetta de rognon. C'è in essi la simpatia che hanno certi grandi scrittori per i loro personaggi, di qualunque levatura morale essi siano: la simpatia del [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]] per frate Cipolla, per ser Ciappelletto, per la Ciciliana. C'è la spia della gioia con cui certi poeti creano le loro figure, siano esse di candido marmo o di fango: la gioia di sentire la vita – senza aggettivi – e di tradurla in parole.<ref name=door /> (p. 775)
*Di rado ho provato tanta difficoltà a penetrare nell'anima d'un artista come di fronte al Porta, che è così alla mano, così schietto, così cristallino! I [[poeta|poeti]] più sapienti sono quelli che sembrano dir meno, quelli in cui la rappresentazione non sembra né preceduta né accompagnata dal pensiero.<ref name=door /> (p. 776)
*Nel [[Giuseppe Parini|Parini]] c'è ancora un po' del rancido tradizionale della satira; nel [[Carlo Porta|Porta]] e nel [[Giuseppe Gioachino Belli|Belli]] questo è scomparso affatto: tanto che per essi l'appellativo di «satirico» sembra impreciso. In realtà appartengono entrambi alla grande corrente europea del Verismo, anticipandola il Porta per forza di temperamento e per virtù della spinta veristica che era insita nel Romanticismo, seguendola il Belli consapevolmente e con un proposito metodico, se non architettonico, simile a quello di [[Honoré de Balzac|Balzac]], il quale alcuni anni prima aveva iniziato il suo ciclo ''Scènes de la vie privée'' e andava poi allargando fino al disegno di una ''Comédie humaine''. Che il Porta e il Belli appartengano non solo alla letteratura italiana ma a quella europea, è una verità non ancora affermata dalla critica, soltanto perché il pregiudizio della inferiorità della letteratura dialettale grava ancora sulla nostra cultura più che non sembri. Poeti tanto minori di questi sono studiati tanto più largamente in sé e in relazione con le correnti contemporanee.<ref name=doorpapa>Da ''Introduzione ai poeti'', Roma, 1946, pp. 205-211.</ref> (p. 778)
*I dialettali appartengono con maggior titolo dei letterari alla schiera degli scrittori che hanno diseroicizzato la nostra letteratura e sostituito ad una se pur olimpica Arcadia di amatori, di pastori e di eroi, la folla del quarto stato che urgeva oramai alle porte della storia. Un giorno, rimosse le ultime incrostature aristocratiche depositate da una tradizione multisecolare, la critica si avvicinerà con occhi più sgombri alla poesia di questi grandi. <ref name=doorpapa /> (p. 779)
*Il [[Giuseppe Gioachino Belli|Belli]] concepiva per sonetti: sono i più facili della nostra letteratura, quantunque sembri tanto difficile costringere ogni argomento in una misura così fissa e così breve. Non c'è nel Belli nessuna traccia di uno scorcio forzato: ragionamenti, scene, racconti, tutto si adagia in quel letto di Procuste come in un ampio e comodo letto.<ref name=doorpapa /> (p. 780)
*In quegli interni dalle tinte sbattute, in quei poveri particolari disseminati nel quadro da una mano potente, in quei mendicanti, mezzani, donne svergognate che parlano senza infingimenti e senza eufemismi, in quell'oggettività da grande realista c'è tanta umanità e tanta poesia quanta non ce ne sarà nella letteratura umanitaria di qualche decennio dopo.<ref name=door /> (p. 781)