Peter Singer: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
+3
Nessun oggetto della modifica
Riga 11:
 
==''Le sofferenze inflitte agli animali''==
*I segni del [[comportamento]] e il fatto di sapere che la struttura biologica degli [[animale|animali]] è simile alla nostra costituiscono insieme la dimostrazione adeguata che gli animali soffrono. (p. 250)
*Come noi possiamo comprendere il [[comportamento]] del piccolo dell'uomo alla luce del comportamento dell'uomo adulto, così possiamo comprendere il comportamento di altre [[specie]] alla luce del nostro (e qualche volta possiamo capire meglio il nostro stesso comportamento alla luce di quello di altre specie). (p. 250)
*Se non c'è giustificazione morale all'ignorare la sofferenza quando è presente — ed essa è presente nelle altre specie — che cosa dire del nostro atteggiamento nei confronti di queste altre specie? [[Richard Ryder]], un altro collaboratore di ''Animals, Men and Morals'',<ref>''Le sofferenze inflitte agli animali'' è una recensione di Singer al libro ''Animals, Men and Morals'' (1973), che costituisce una raccolta di articoli di vari autori contro le crudeltà verso gli animali.</ref> usa il termine ''speciesism'' («[[specismo]]») per definire la nostra convinzione di aver diritto a trattare i membri di altre specie in una maniera che non sarebbe ammessa per i membri della nostra stessa specie. Il termine [...] rende bene le analogie tra questo atteggiamento e il razzismo. Il non razzista farà bene a tenerle presenti quando è portato a difendere il comportamento umano nei confronti dei non umani. «Non dobbiamo preoccuparci della condizione della nostra stessa specie prima di occuparci delle altre?» si chiederà, magari, il non razzista. Se sostituiamo «razza» a «specie» vediamo che si tratta di una domanda che è meglio non porsi. «È adeguata, dal punto di vista della nutrizione, una dieta esclusivamente vegetariana?» è una domanda che richiama alla mente l'argomento del proprietario di schiavi secondo cui lui e tutta l'economia del Sud sarebbero andati in rovina senza il sostegno della manodopera schiava. C'è perfino un parallelo con gli scetticismi e i dubbi circa le sofferenze degli animali, perché secondo alcuni schiavisti c'era da dubitare che i negri soffrissero nella stessa misura dei bianchi. (p. 251)
 
Riga 22:
*Le persone che sostengono la dottrina della «santità della vita» si oppongono all'aborto e all'eutanasia. Dato però che solitamente esse non si oppongono all'uccisione degli animali non umani, sarebbe forse più esatto denominarla dottrina della «santità della vita ''umana''». L'idea che la vita umana, e solo la vita umana, sia inviolabile è una forma di specismo. (p. 33)
*Il più noto test di tossicità acuta è il [[LD50|DL50]]. DL50 sta per «dose letale al 50 per cento» - si riferisce cioè alla quantità di sostanza che ucciderà la metà degli animali dell'esperimento. Per arrivare a calcolare questa dose, vengono avvelenati dei gruppi campione di animali. Normalmente, prima di arrivare al punto in cui la metà di essi muore, gli animali si ammalano tutti gravemente e soffrono in modo evidente. Anche nel caso di sostanze relativamente innocue è considerata buona prassi individuare la concentrazione che farà morire metà degli animali; di conseguenza la sostanza deve esser fatta loro ingerire forzatamente in dosi enormi, e la morte può essere provocata semplicemente dalla grande quantità o dall'elevata concentrazione somministrate. Tutto ciò non ha alcuna attinenza con le circostanze in cui gli umani useranno il prodotto. Dal momento che lo scopo di questi esperimenti è proprio quello di misurare la quantità di sostanza che avvelenerà a morte la metà del campione, agli animali agonizzanti non vengono risparmiate sofferenze con una morte rapida, per timore di produrre risultati inesatti. (p. 66)
*L'uso e l'abuso degli animali allevati a scopo alimentare supera di gran lunga, per il numero totale di animali interessati, ogni altro tipo di [[maltrattamento di animali|maltrattamento]]. (p. 108)
*Quando è pronta per partorire, la [[scrofa]] viene spostata – ma soltanto per andare nel «recinto di figliatura». (Gli umani partoriscono, ma i maiali «figliano».) Qui la scrofa può essere ancor più strettamente limitata nei movimenti di quanto non lo fosse nel box. Un congegno soprannominato «la vergine di ferro», formato da un'intelaiatura di metallo che preclude la libertà di movimento, è stato introdotto e ampiamente adottato in molti paesi. Il preteso scopo è impedire alla scrofa di rotolare sui maialini e schiacciarli, ma questo si potrebbe ottenere anche ponendola in condizioni più naturali. (p. 139)
*I [[vitello|vitellini]] sentono terribilmente la mancanza della madre. Sentono anche la mancanza di qualcosa da succhiare. Il bisogno di poppare è forte in un vitello piccolo così come in un bambino. Questi vitelli {{NDR|da [[allevamento intensivo|allevamento]]}} non hanno capezzoli da succhiare, né altro che li sostituisca. [...] essi bevono da un secchio di plastica. Sono stati fatti tentativi di nutrire i vitelli con tettarelle artificiali, ma il problema di mantenerle pulite e sterili a quanto sembra non vale il disturbo del produttore. È comune vedere i vitelli che cercano freneticamente di succhiare qualche parte del loro box, benché non vi si trovi di solito nulla di adatto; e se si dà a un vitello da latte un dito, si vedrà che comincia immediatamente a succhiarlo, come un piccolo umano si succhia il pollice.<br />Più tardi il vitello sviluppa il bisogno di ruminare – cioè di ingerire della fibra naturale e rimasticare il bolo. Ma la fibra è rigorosamente proibita perché contiene ferro e fa diventare scura la carne, per cui, ancora una volta, il vitello può ricorrere a vani tentativi di masticare parti del suo box. Disturbi digestivi, comprese ulcere gastriche, sono frequenti nei vitelli a carne bianca. Lo stesso vale per la diarrea cronica. (p. 145)