Domenico Petrini: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Domenico Petrini==
*Tutta questa produzione lirica, uscita dal ritorno umanistico ai classici e dal rinsaldamento della personalità del Rinascimento, andrà guardata non con a fronte l'ideale d'una poesia in cui un sentimento si crei intorno la commossa e pur conclusa risonanza della parola che si fa canto ma come un'espressione a volta a volta agitata ed eloquente di un'umanità che esprime per essa il suo ideale di vita: come oratoria e non come poesia. Un'oratoria il cui continuo pericolo, ma anche spesso evitato, è di finire letteratura: ma che talora, spesso, ha una voce sua.<br/ >Guardiamo [[Gabriello Chiabrera|Chiabrera]]: in lui tutto il gusto dell'età sua: nelle canzoni, mitologia ''avant toute chose'': ma anche [[Bibbia]], come voleva [[Torquato Tasso|Tasso]] e come aveva fatto [[Fernando de Herrera|Herrera]] per Lepanto e come farà [[Vincenzo da Filicaja|Filicaia]] per [[Vienna]]; la vita contemporanea, levata al livello dell'antico ha un'esaltazione eroica in cui l'umano perde ogni original forma di vita e si difà nel mito.<ref name=chiab>Da ''Seicento, Rinascimento, Umanesimo'', in ''Dal Barocco al decadentismo'', I, a cura di [[Vittorio Santoli|V. Santoli]], Le Monnier, Firenze, 1957, pp. 21-25.</ref> (in [[Walter Binni|Binni]] e [[RiccardoScrivano|Scrivano]], p. 601)
*Nonostante tutti i precetti pindarici confessati, volutamente e ingenuamente confessati nell<nowiki>'</nowiki>''Autobiografia'' e nel ''Vecchietti'', nel ''Geri'', nell<nowiki>'</nowiki>''Orzalesi'', nel ''Bamberini'', i suoi dialoghi dell'arte poetica, in Chiabrera il richiamo del mito è sempre momento dell'elogio: un trapasso di motivi per cui si esaltano, dicendole di eroi lontani, le virtù dell'eroe d'oggi.<br /> Un critico che di Chiabrera s'è occupato a lungo, Mannucci, ha creduto di poter trovare confessata la fondamentale falsità di questa lirica in talune parole dell<nowiki>'</nowiki>''Autobiografia'': «Di [[Pindaro]] si meravigliò, e prese ardimento di comporre alcune cose a sua somiglianza».<br/>Ma è che qui siamo proprio al centro di una poetica umanistica, per cui l'arte è soprattutto fatta di studio e di volontà: non sarebbe difficile riconoscere lo stesso spirito nella ''Deffence et illustration de la langue française'' di [[Joachim du Bellay|{{sic|Du}} Bellay]]: e facile addirittura richiamare [[Dante Alighieri|Dante]] con la sua distinzione, cui teneva ad oltranza, di coloro che verseggiano «casu» e coloro che scrivono «arte».<ref name=chiab /> (in [[Walter Binni|Binni]] e [[RiccardoScrivano|Scrivano]], p. 602)
 
==Bibliografia==