Carl Friedrich von Weizsäcker: differenze tra le versioni

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*[[Albert Einstein|Einstein]] era un fisico e non un filosofo. Ma la schietta ingenuità delle sue domande era filosofica.<ref>Citato in Peter Aichenburg e Roman V. Sexl, ''Albert Einstein'', Vieweg, Braunschweig, 1979, p. 159; citato in Albert Einstein, ''Pensieri di un uomo curioso'' (''The Quotable Einstein''), a cura di Alice Calaprice, prefazione di [[Freeman Dyson]], traduzione di Sylvie Coyaud, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, p. 182. ISBN 88-04-47479-3</ref>
 
===Citato{{Int|''L'immagine fisica del mondo''|pp. 224-230; citato in Gianfranco Morra, ''Specchio dei tempi''.|h===2}}
*È uno dei pregiudizi del nostro tempo che una meta si raggiunge meglio, se si mira ad essa con il paraocchi. L'occhio che è rivolto fisso a un punto, non può esplorare in quiete l'orizzonte. Ciò che apparentemente è inutile, spesso è ciò che più è necessario. La tranquillità, l'agio, la dedizione amorevole a uno scopo, che non viene perseguito per utilità, fanno parte delle condizioni più importanti del processo creatore, nel quale si scopre la novità. La dedizione pura alla conoscenza è la condizione determinante della ricerca, precisamente anche nel caso che si desideri la sua applicazione. (1981, p. 49<ref name=atom>Da Carl Friedrich von Weizsäcker, ''L'immagine fisica del mondo'', a cura di Domenico Campanale, Fratelli Fabbri, Milano, 1967, pp. 224-230.</ref>)
*Chi sa che cosa è la [[scienza]], non sarà incerto, se sa qualcosa, e non dogmatizzerà, se non sa niente. A rigore, la disciplina scientifica del pensiero è superata, forse, solo dalla disciplina degli esercizi spirituali. (1981, p. 50<ref name=atom/>)
*La [[scienza]] esige sempre più da noi di sacrificare vecchie convinzioni al punto di vista migliore. Il più modesto studente universitario può avere ragione contro un [[Isac Newton|Newton]] o un [[Albert Einstein|Einstein]]. La capacità dello scienziato di ammettere di aver sbagliato, è forse l'ultima misura della sua grandezza. (1981, p. 51<ref name=atom/>)
*Vorrei credere che l'invenzione della [[radio]] porta con sé una responsabilità maggiore dell'invenzione della bomba atomica. Perché la propaganda ha una presa più profonda delle bombe. La bomba può uccidere il corpo. Ma chi vuole che le bombe cadano, deve incitare gli animi degli uomini, col tacito consenso dei quali le bombe sono lanciate. Per questo io non dico che la radio è cattiva, ma che è carica di responsabilità, perché essa è uno dei mezzi per influire sugli animi degli uomini. (1981, p. 52<ref name=atom/>)
*Una volta si esercitavano le facoltà creative e si cercava l'elevazione nel silenzio. Il nostro mondo si abitua a cercare l'elevazione nel rumore e così dimentica l'esercizio delle facoltà creative. Questo pericolo potrebbe sembrare più innocuo dei pericoli che ho menzionato prima. Ma io credo che è meno appariscente solo perché è più profondo. Come la propaganda porta con sé maggiori responsabilità che le armi, così, mi sembra, ciò che mette l'uomo in balia della [[propaganda]] attenta più profondamente della propaganda. E in balia di ogni genere di propaganda, serva essa eventualmente a una causa buona o cattiva, è colui che non ha più il suo centro in se stesso, ma per la sua vita non ha altra risorsa che gli stimoli dall'esterno (1981, pp. 52-53<ref name=atom/>)
 
==Note==
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==Bibliografia==
*Carl Friedrich von Weizsäcker, ''L'immagine fisica del mondo'', a cura di Domenico Campanale, Fratelli Fabbri, Milano, 1967.
*Gianfranco Morra, ''Specchio dei tempi''., Antologia interdisciplinare, Editrice La Scuola, 1981.
 
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