Indro Montanelli: differenze tra le versioni

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*La fine di [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]] è la fine di un'epoca: con lui finisce un'epoca e ne comincia un'altra non certamente migliore. [...] {{NDR|La figlia Maria Romana in un libro}} racconta anche i funerali su in Val Sugana: c'era naturalmente tutta la nomenclatura democristiana che accompagnava la bara. Oramai De Gasperi era morto, si poteva anche fingere il compianto, e a un certo momento un passante che era lì – uno che guardava, che non aveva niente a che fare con la politica, con la Democrazia Cristiana eccetera eccetera – si avvicinò al feretro e scansando questi turiferari della DC disse: "No, non è vostro! De Gasperi è nostro! Era un italiano!". E aveva ragione. De Gasperi era nostro, non un democristiano. (da ''Gli anni di Alcide De Gasperi'')
*{{NDR|[[Giovanni Gronchi]]}} Era un uomo molto abile, brillante parlatore, molto abile anche negli affari. Era molto più libertino di [[Carlo Sforza|Sforza]], quindi la Democrazia Cristiana era cambiata, evidentemente [...] Entrò in Quirinale il vero grande corruttore {{NDR|Gronchi}} della vita politica italiana. Dopo l'onestissimo [[Luigi Einaudi|Einaudi]] viene Gronchi, che è l'indulgenza plenaria verso tutte le deviazioni e i deviazionisti d'Italia. (da ''La rivolta in Ungheria e l'elezione di Giovanni XXIII'')
*Questa storia dell'MSI è una delle grandi truffe della Prima Repubblica: nella Costituzione c'è un articolo che proibisce la rinascita di un partito fascista. Ecco[. Ora, l'MSI era chiaramente un partito fascista. Non lo negava, anzi si faceva gloria del fatto di essere l'erede eccetera.] Perché lo avevano messo, allora? Lo avevano messo perché questo partito fascista, che avrebbe dovuto essere escluso dalla vita politica, serviva a captare un certo numero di voti che, senza questo partito, sarebbero andati a dei partiti moderati di Centro e soprattutto, forse, alla Democrazia Cristiana. Quindi qualeQuale fu il gioco delle Sinistre, a cui la Democrazia Cristiana però si piegò e si rassegnò:? èÈ consentito di esistere all'MSI, però l'MSI quando è in Parlamento è escluso dal gioco parlamentare. Così si mettevano i voti dell'MSI in ''frigidaire'', e così non andavano alla Democrazia Cristiana e ai partiti {{NDR|di Centro}}. È una delle peggiori truffe che è stata inventata dalla classe politica che ci ha governato per cinquant'anni. (da ''I successori di De Gasperi e la politica italiana fino alla morte di Togliatti'')
*Io vorrei sapere quali furono le crescite... di civiltà che il [[Sessantotto]] pretende di averci lasciato. Io vedo tutt'altra cosa: io vidi nascere, dal Sessantotto, una bella torma di analfabeti che poi invasero la vita pubblica italiana, e anche quella privata, portando dovunque i segni della propria ignoranza. Io ho visto questo. Può- può darsi che sia affetto da sordità o da cecità ma io non ho visto altro, come frutti del Sessantotto. [...](da {{NDR|La differenza tra il Sessantotto francese e quello italiano è}} La differenza che passa fra l'originale e il fac simile perché il'Il Sessantotto nacque in [[Francia]] e inla [[Italia]] fu un fattopolitica di riporto, di imitazione. [...] {{NDR|LBerlinguer'imitazione del Sessantotto francese vi fu}} Un po' in tutto il mondo ma particolarmente in Italia dove non nasce mai niente, è sempre qualcosa di imitato dagli altri. Bene o male, insomma, i francesi ebbero... anche una certa cultura del Sessantotto, ebbero [[Jean-Paul Sartre|Sartre]]. Oddio, Sartre rivisto con gli occhi di oggi naturalmente scende molto dal suo mitico piedestallo. [...] In Italia non ci fu neanche un Sartre. [...] )
*Credo che su [[Pier Paolo Pasolini|Pasolini]] si siafosse preso un grosso abbaglio: Pasolini è passato per uno scrittore di sinistra perché aveva preso come sfondo dei suoi racconti – bellissimi del resto – il sottoproletariato delle borgate romane, i ragazzi di vita, insomma, la schiuma della società. Ma lo aveva fatto per dei gusti e dei motivi del tutto personali sui quali è inutile tornare a far commenti. Questo lo l'aveva fatto considerare come uno scrittore, un difensore del proletariato, ma non era una scelta politica quella che aveva fatto Pasolini. Non centrava niente, assolutamente nulla. Quindi quello che lui disse era assolutamente vero, cioè dire che nei tafferugli, dove spesso ci scappava il morto, trafra quei dilettanti delle barricate che erano {{NDR|idei borghesi}}..., i veri proletari erano i poliziotti,. tutti figli di famiglie povere, eccetera eccetera[. I dilettanti delle barricate erano tutti o quasi tutti figli di papà: aveva ragione Pasolini! Ma come no!..] E questo fu considerato un tradimento all'ideologia di sinistra. [...] (''ibidem'')
*Il primo fenomeno fu il Sessantotto, e il Sessantotto partorì poi il terrorismo, il brigatismo rosso eccetera eccetera. Su questo non ci son dubbi, insomma. Dirò di più: i più seri, e forse gli unici seri, furono quelli che poi diventarono dei terroristi e che quindi rischiarono la loro vita, almeno. Gli altri erano quello che diceva Pasolini, dei figli di papà. (da ''Il Sessantotto e la politica di Berlingueribidem'')
*{{NDR|La figura del Grande Vecchio}} È una di quelle fandonie, di quelle stupidaggini che piacciono tanto a noi italiani: l'idea di un Grande Vecchio che organizzasse tutte queste stragi, attentati eccetera eccetera. (da ''Piazza Fontana e dintorni'')
*Quelle lettere erano tutte farina del sacco di [[Aldo Moro|Moro]], e questa farina non è molto encomiabile perché, vede, tutti gli uomini hanno diritto ad avere paura., Tuttitutti. Però quando un uomo sceglie la politica, e nella politica emerge a [[statista|uomo di Stato]] – a uomo rappresentativo dello Stato, non perde il diritto a avere paura, ma perde il diritto a mostrarla. Questo sì[. Questo è uno dei principi che dovrebbe essere affermato. L'incidente, tipo quello di Moro, fa parte del mestiere. Chi affronta quel mestiere deve sapere che può incorrere in quell'incidente e deve avere i nervi, e diciamo gli altri attributi, per resistere. Moro era lo Stato. Lo Stato si raccomandava, implorava, minacciava la classe politica che facesse di tutto, anche che si prostituisse, per salvargli la vita: eh, no. No.] Moro era certamente un politico a modo suo, estremamente abile – era anche un galantuomo, credo – ma uomo di Stato non era nemmeno lui. [...] Anch'io mi sono posto questa domanda molto spesso: "Ma se Moro fosse tornato in politica dopo aver costretto lo Stato a prostituirsi, a inginocchiarsi di fronte ai terroristi, avrebbe potuto restarci?". Avrebbe potuto restare? Con che faccia? Vabbè che siamo in Italia. [...] I terroristi avrebbero vinto. Quindi lui che cosa diventava, il braccio politico del terrorismo? Che cosa diventava? Come poteva ripresentarsi? Va bene, gli italiani hanno lo stomaco forte, inghiottono tutto – noi italiani abbiamo lo stomaco forte e inghiottiamo tutto – ma, insomma, di fronte a un uomo la cui vita, la cui sopravvivenza, aveva avuto quel prezzo per noi non credo che avrebbe potuto ripresentarsi all'opinione pubblica italiana. (da ''Il terrorismo fino al sequestro e all'uccisione di Aldo Moro'')
*Noi naturalmente abbiamo il dovere di ringraziare [[Michail Gorbačëv|Gorbačëv]] per quello che ha fatto, però se lei mi chiede se lo ha fatto bene o lo ha fatto male, io debbo rispondere che lo ha fatto malissimo. Che lui volesse salvare la Patria sovietica questo non lo metto in dubbio. Che lui volesse salvare il comunismo...io debbo risponderle di no, perché quello che lui ha fatto per affossare il comunismo lo ha fatto, non c'è il minimo dubbio. Dove(da ha''Giovanni sbagliato?Paolo LoII sie vedela dalfine raffronto coi cinesi. Anche i cinesi si erano accorti che il sistema comunista era arrivato al capolinea, era fallito [...] però avevano capito che per trasformare {{NDR|il comunismo}} [...] in undell'economia capitalista basata sul libero mercato, sulla libera concorrenza eccetera, bisognava tenere in mano il potere politico per controllare questo passaggio. I cinesi lo fecero. URSS'')
*Quando gli studenti di Pechino credettero di potergli prendere la mano scendendo in Piazza Tienanmen i cinesi non esitarono a mitragliarli e, per quanto un massacro non possa che essere esecrato, io dico questo: i cinesi erano obbligati a farlo. Se non lo facevano la Cina si dissolveva, ritornava quella di [[Chiang Kai-shek]]: ritornava quella dei signori della guerra, cioè il Paese si disfaceva. Il Paese che bene o male [[Mao Tse-tung]] aveva unificato e a cui aveva dato un'anima di Nazione si sarebbe disfatto. (da ''Giovanni Paolo II e la fine dell'URSSibidem'')
*Per istinto, e per come avevo visto e conosciuto [[Licio Gelli|Gelli]], io sono convinto che {{NDR|[[P2|la Loggia P2]]}} era una cricca di affaristi e basta {{NDR|e non un pericoloso centro politico e criminale}}. Era una cricca di affaristi condotta da un uomo che, evidentemente, come intrallazzatore doveva essere geniale. Era un pataccaro, indiscutibilmente era un pataccaro, ma che a tutto pensava fuorché a un ''golpe''. Non ci pensava nemmeno. Lui procurava affari e soprattutto fomentava carriere. Lui aveva capito qual è la struttura del potere in Italia, sempre, non soltanto allora, sempre: è una struttura mafiosa. Bisogna far parte di una cricca, di una conventicola in cui ognuno aiuta l'altro, e questo era la P2. [...] Che interesse poteva avere Gelli a rovesciare un sistema che gli consentiva di influire sino a quel punto? Quale interesse poteva avere? E poi, Gelli era un farabolano ma non doveva essere del tutto sprovveduto: doveva sapere che l'Italia non è terra da ''golpe''. [...] Non ho mai creduto al golpismo di Gelli. (da ''Il caso Sindona e la P2'')
*Il caso [[Mario Chiesa|Chiesa]] era un caso modestissimo. Fece da detonatore perché il momento era maturo per arrivare a ''Tangentopoli'', che era dovuto a una cosa molto più complessa, che era questa: che ci fosse la corruzione in Italia si è sempre saputo, la classe dominante promanava questo puzzo di fogna che tutti sentivano, il famoso "turarsi il naso". Soltanto che fin quando l'alternativa di questa classe politica allora al potere era un Partito Comunista, che era un fac-simile di quello sovietico, basato sui carri armati, sulla polizia segreta, sulle delazioni, sui processi, [...] finché c'era questo spettro noi non potevamo prenderci il lusso di mettere sotto processo e mandare in galera la classe politica dirigente allora. Fu quando, col Muro di Berlino, crollò questo incubo che i tempi furono maturi perché questo avvenisse. (da ''Tangentopoli'')
* Che {{NDR|la corruzione}} sia inestirpabile, di questo sono sicuro perché dura da 2000 anni. La corruzione non è soltanto nella politica: è nella società italiana! Noi italiani abbiamo sempre corrotto tutti! Tutti coloro che sono venuti in Italia a fare i padroni li abbiamo corrotti [...] Noi dobbiamo metterci in testa che la lotta alla [[corruzione]] la si fa in un modo solo: cambiando gli italiani, non cambiando le classi politiche. Le classi politiche, anche quelle nuove, si corrompono. È inevitabile. (''ibidem'')
*[[Berlusconi]] ha un sacco di qualità. C'è da dire, ha una grande immaginazione, una grande fantasia; ha un coraggio leonino nel buttarsi nelle imprese; sa trascinare molto bene; è un comunicatore eccezionale, sa accendere i suoi seguaci di entusiasmi eccetera eccetera, mi ricordo che una volta gli dissi: "Io sono sicuro che se tu ti mettessi a fabbricare dei vasi da notte, faresti venire la voglia di fare pipì a tutta l'Italia." (da ''Verso il bipolarismo'')
*Lui {{NDR|[[Silvio Berlusconi|Berlusconi]]}} è un uomo d'attacco: se avesse fatto la carriera militare lui non sarebbe diventato né un [[Gerd von Rundstedt|Rundstedt]] né un [[Erich von Manstein|Manstein]], che furono i grandi strateghi tedeschi dell'ultima guerra. Lui sarebbe diventato un [[Rommel]] o un [[Patton]]. Cioè dire: è un generale di slancio e di rottura che, appunto, sullo slancio può compiere qualsiasi cosa. Se lo metti poi a difendere le posizioni conquistate con lo slancio, eh no, lì non ci sta. [...] Non sarebbe uomo di Curia e non è un uomo di pazienza, non è un uomo da guerra di posizione e di logoramento, ecco perché mentre ha dato il meglio di sé nella prima fase della sua conquista politica, è un po' imbarazzato e malaccorto. (''ibidem'')
*Lui {{NDR|[[Berlusconi]]}} arrivò a Palazzo Chigi credendo, e facendo credere, che uno Stato si poteva condurre con gli stessi criteri di un'azienda privata. Io su questo avevo avuto serie discussioni con lui – non litigi, non ho mai litigato con Berlusconi – gli avevo detto: "Guarda che lo Stato non è un'azienda privata". Lui credeva di potersi comportare a Palazzo Chigi, e con la macchina dello Stato, come si comportava con la sua organizzazione, dove la gente frullava e, se non frullava, lui la cacciava via, com'è giusto che faccia un imprenditore. Ma lui non poteva applicare questi metodi e sistemi allo Stato. Quando si trovò di fronte alla muraglia grigia, sorda e ottusa della burocrazia italiana, che è la peggiore, ma anche la più resistente del mondo, lui rimase senz'armi: non poteva licenziare neanche un usciere. Nel gioco parlamentare lui naufraga perché non è abituato a queste cose. La politica – non dico che sia solo un mestiere – ma è anche un mestiere. Questo mestiere lui non lo aveva. (''ibidem'')
*Che gli italiani siano capaci di emanare leggi di riforma, ci credo senz'altro. L'Italia è la più grande produttrice di regole, ognuna delle quali è una riforma, è la riforma di un'altra regola. Gli stessi esperti pare che abbiano perso il conteggio delle leggi, dei regolamenti che vigono in Italia: c'è qualcuno che parla di 200.000, altri di 250.000. Ora, quando si pensa che la [[Germania]] ha in tutto 5.000 leggi, la [[Francia]] pare 7.000, l'[[Inghilterra]] nessuna, quasi nessuna - ha dei principi, così stabiliti - a cosa ha portato tutta questa proliferazione? [...] Ognuna di queste leggi poi offre il modo di evaderle. Questa è la grande abilità dei legislatori italiani. [...] Riforme: hai voglia se ne faremo, continuiamo a farne, è la nostra vocazione, questa. Quanto poi all'attuazione, allora è un altro discorso: le leggi in Italia non vengono osservate, anche perché sono formulate in modo che si possano non osservare. Ed è questo che spiega l'abbondanza, la prodigalità delle nostre classi politiche, delle nostre classi dirigenti, nello sfornarne di continuo. (da ''Dal Governo Dini all'Ulivo'')
*Un Paese che ignora il proprio Ieri, di cui non sa assolutamente nulla e non si cura di sapere nulla, non può avere un Domani. Io mi ricordo una definizione dell'Italia che mi dette in tempi lontanissimi un mio maestro e anche benefattore, che fu un grande giornalista, [[Ugo Ojetti]], il quale mi disse: "Ma tu non hai ancora capito che l'Italia è un Paese di contemporanei, senza antenati né posteri perché senza memoria". Io avevo 25-26 anni e la presi come una ''boutade'', per una battuta, un paradosso. Mi sono accorto che aveva assolutamente ragione. Questo è un Paese che ha una storia straordinaria, ma non la studia, non la sa. È un Paese assolutamente ignaro di se stesso. Se tu mi dici cosa sarà un domani per gli italiani, forse sarà un domani brillantissimo; per gli italiani, non per l'Italia. Perché gli italiani sono i meglio qualificati ad entrare in un calderone multinazionale perché non hanno resistenze nazionali. Intanto hanno dei mestieri in cui sono insuperabili. [...] Voglio dirlo senza intonazioni spregiative, nei mestieri servili noi siamo imbattibili, assolutamente imbattibili. Ma non lo siamo soltanto in quello. L'individualità italiana si può benissimo affermare in tutti i campi, anche scientifici. Io sono sicuro che gli scienziati italiani, i medici italiani, gli specialisti italiani, i chimici, i fisici italiani quando avranno a disposizione dei gabinetti europei veramente attrezzati brilleranno. Gli italiani, l'Italia no. L'Italia non ci sarà, non c'è. Perché gli italiani che vanno in Germania diventeranno tedeschi. [...] Alla seconda generazione sono assimilati. Dovunque vadano, sono assimilati. È un difetto ed è anche una virtù, è una qualità. Voglio dire: per l'Italia non vedo un futuro, per gli italiani ne vedo uno brillante. (''ibidem'')