Marco Malvaldi: differenze tra le versioni

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*L'unica cosa piacevole di un giorno di metà agosto, alle due di pomeriggio precise, quando uno respira aria liquida e tenta di non pensare che alla cena mancano ancora sei o sette ore, è andare con qualche amico al bar a prendere qualcosa. (p. 19)
*{{NDR|Parlando della [[discoteca]]}} Quello che non capisco è cosa ci trova la gente! Ti rinchiudano in uno stanzone con la musica a tutto bòrdone, tutti pìgiati l'uno coll'altro, invece di balla' devi dimenarti come se t'avessero messo la sabbia nelle mutande, e alla fine esci tutto rincoglionito. E per fatti tratta' così ti fanno anche paga'! Dimmi te se è regolare... [...] Ma dìo, se voi senti' tutto che rimbomba prenditi a mattonate sur cranio, almeno è gratis... (p. 24)
*Io personalmente detesto i posti dove se ordini un vino non perfettamente in linea con quello che hai preso da mangiare o se tenti di uscire dai crismi della [[Gastronomia]] con la g maiuscola ti trattano da pellaio e ti dicono «Ma nooo, perché ti vuoi sciupare così la sella di coniglio disossato con il flan di fagiolini e anacardi? Se mi dai retta...» o anche peggio. Conosco posti dove non ci sono vie di mezzo, o sei un intenditore e allora il padrone ti adora e tutte le volte ti fa fare un'entrata che nemmeno Wanda Osiris, oppure sei un fetecchione che di vini non ci capisce una mazza e allora ti fanno capire nemmeno troppo velatamente che uno come te dovrebbe stare a casa sua e non andare lì a rompere tanto, che c'è gente che aspetta. I tuoi quattrini gli vanno bene, tu no. (p. 26)
*Capita, talvolta, quando sei [[bambino]] piccolo, che i bimbi più grandi ti dicano di andare con loro a giocare: da soli, senza che le mamme ce li costringano. È come essere ammessi a un rito, qualsiasi puttanata facciate ti diverti tantissimo, e ti resta una giornata da ricordare. (pp. 28-29)
*Si consolava pensando che quando andava all'università, a Pisa, un suo amico siciliano, del quale tutto si poteva dire tranne che facesse distinzioni razziste, in un momento di ebrietas aveva tracciato «l'identikit del perfetto [[idiota]]»: e tra le altre caratteristiche fondamentali, che Massimo non ricordava, doveva essere [[ingegnere]], [[Juventus Football Club|juventino]] e [[Calabria|calabrese]]. (p. 36)