Galeazzo Ciano: differenze tra le versioni

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*Diffido delle iniziative di [[Joachim von Ribbentrop|Ribbentrop]]. È vanesio, leggero, loquace. (1948: p. 275)
*La guerra a fianco della Germania non deve farsi e non si farà mai: sarebbe un crimine e una idiozia. Contro, non ne vedo per ora le ragioni. Comunque, caso mai, contro la Germania. Mai insieme. Questo è il mio punto di vista. Quello di Mussolini è esattamente il contrario: mai contro e, quando saremo pronti, insieme per abbattere le democrazie, che, invece, sono i soli Paesi con cui si può fare una politica seria e onesta. (31 dicembre 1939; 2006, p. 380)
*... Dichiarazione di guerra. Come primo provvedimento ho convocato [[André François-Poncet|François-Poncet]], che cercava di nascondere la sua emozione. Gli ho detto: «Certamente avrete già capito i motivi per cui vi ho chiamato». Rispose: «Anche se non sono molto intelligente, questa volta li ho capiti». Ma ha sorriso per un istante. Dopo aver udito la dichiarazione di guerra, rispose: «Questa è una pugnalata ad un uomo che è a terra. Vi ringrazio comunque di averla inferta con un guanto di velluto». Disse successivamente di aver già da due anni previsto tutto questo; dalla firma del «patto d'acciaio» in poi non aveva nutrito più speranze. Non riusciva a considerare né me né soprattutto alcun italiano come un nemico. Ma dato che in futuro si sarebbe pur dovuto trovare un nuovo modus vivendi in Europa, egli augurò che non dovesse mai sorgere alcuna barriera insormontabile fra l'Italia e la Francia. «I Tedeschi sono duri. Presto ve ne accorgerete anche voi». Non ho risposto...<ref>Citato in ''1939/40 Le "Guerre lampo"'', a cura di Hans-Adolf Jacobsen e Hans Dollinger, Edizione italiana a cura di Riccardo Posani, Sansoni Editore, Firenze, 1969, p. 170.</ref>
 
*[[Italo Balbo|Balbo]] non meritava questa fine: era esuberante, irrequieto, amava la vita in ogni sua manifestazione. [...] Non aveva voluto la guerra e l'aveva osteggiata sino all'ultimo. [...] Il ricordo di Balbo rimarrà a lungo tra gli italiani, perché era, soprattutto, un italiano con i grandi difetti e con le grandi qualità della nostra razza.
*Come sempre, la [[vittoria]] trova cento padri, e nessuno vuole riconoscere l'insuccesso.